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VERSO LA REPUBBLICA PRESIDENZIALE: OPPORSI SUBITO CON GRANDE DETERMINAZIONE

(23 Ottobre 2013)

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In un clima di aspra “bagarre” il Senato della Repubblica ha approvato con la maggioranza dei 2/3 raggiunta per soli 4 voti, il DDL costituzionale che praticamente annulla l’articolo 138 e istituisce una Commissione per le Riforme, attraverso la quale s’intende toccare in profondità il dettato della Carta Costituzionale, anche sotto l’aspetto della forma di governo.
In sostanza un decisivo passo di avvicinamento verso la Repubblica Presidenziale, già applicata nella forma della cosiddetta “Costituzione Materiale” in particolare nel corso del mandato del Presidente Napolitano e obiettivo dichiarato di entrambi i protagonisti delle “larghe intese”: manca soltanto l’approvazione in seconda lettura da parte della Camera dei Deputati, e il gioco sarà fatto.
Non facciamo finta di ignorare, com’è stato da parte dei promotori della manifestazione dello scorso 12 Ottobre, che la Costituzione è già stata modificata in maniera del tutto stravolgente introducendo, all’articolo 81, l’obbligatorietà del pareggio di bilancio.
Il passaggio verificatosi oggi mette, però, in discussione il complesso dell’impianto repubblicano, limita – in sostanza – l’esercizio della democrazia.
La chiave della qualità democratica è la forma, l’impalcatura istituzionale e la struttura rappresentativa che modellano il sistema di governo: è evidente che la repubblica presidenziale (o semi, che dir si voglia: anche se si conoscono bene le diversità tra i due sistemi, è difficile in questo momento sottilizzare) restringa - oggettivamente – i margini di rappresentatività, come del resto è accaduto nel sistema francese che pure più volte è stato richiamato come riferimento.
D’altro canto sarà difficile sfuggire al successivo passaggio oggettivamente rappresentato dell’elezione diretta del Capo dello Stato.
Elezione diretta che dovrà giocoforza essere accompagnata da un sistema elettorale che realizzi, comunque, il massimo della semplificazione nel rapporto società/politica, in linea con l’idea di fondo del “taglio dell’eccesso di domanda”, sia sociale, sia politica.
Un gioco che risultava già pericoloso in tempi di “società affluente”, figuriamoci adesso nel pieno di una crisi che ha immiserito e spaventato milioni e milioni di donne e di uomini.
Il rischio che vogliamo denunciare da subito è quello, passata la Repubblica Presidenziale, di un ulteriore passaggio verso forme di governo tendenti a limitare “ope legis” il ruolo delle opposizioni (diritti di tribuna, et similia) nell’intento di narcotizzare definitivamente il conflitto sociale.
Serve subito una grande mobilitazione politica e culturale attorno a questi punti decisivi che non possono essere ritenuti semplicemente di tipo difensivo, ma portati avanti con l’idea di rendere questa battaglia politica il punto di partenza per una trasformazione radicale degli equilibri istituzionali, politici, sociali ed economici.

Patrizia Turchi e Franco Astengo - redazione "Perchè la Sinistra"

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