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(Chi non occupa preoccupa)

Pisa, dall'ex Colorificio alla Mattonaia, la lotta del collettivo Municipio non si ferma

(31 Ottobre 2013)

pisadall

L’avevano detto, «non si sequestrano le idee. L’ex Colorificio Liberato è proprietà collettiva». E nemmeno ventiquattro ore dopo lo sgombero forzato di via delle Cascine a Pisa, domenica 27 ottobre il collettivo Municipio dei beni comuni ha occupato ancora, lanciando una nuova sfida al sindaco Marco Filippeschi e a tutta l’amministrazione comunale. Questa volta i ragazzi hanno occupato un vecchio stabile pubblico, abbandonato da anni nel degrado: la Mattonaia. Quella sarà la loro base operativa fino al 16 novembre, giorno della manifestazione nazionale contro le Grandi Opere Inutili (Tav in primis) e data in cui – hanno annunciato – si riprenderanno l’ex Colorificio Toscano. La Mattonaia è un complesso mai finito, che comprende anche 11 appartamenti, tutti in attesa di essere assegnati a chi è stato sfrattato.
Intanto il Municipio denuncia che nel luglio scorso il proprietario dell'area dell'ex Colorificio ha inviato al Comune di Pisa una richiesta di variazione di destinazione d'uso dei terreni, per trasformarlo da produttivo-servizi a residenziale. "Una vera e propria speculazione edilizia, nascosta dall'esigenza di rispondere alle emergenze abitative e di recuperare un'area in pieno degrado". "Alla richiesta del proprietario, la giunta Filippeschi non chiude la porta - si legge ancora in un comunicato del Municipio, che oggi alla 15 terrà una conferenza stampa - ma sposta solo nel tempo la decisione in attesa del piano strutturale d'area perchè, dice l'assessore Zambito sulle pagine del Tirreno, solo a piano approvato "il progetto potrà avere le carte in regola per la realizzazione". Poco importa l'impatto che potrà avere sul contesto circostante, sulle aziende ancora aperte che, ad esempio, a fronte di una variazione della destinazione dei terreni a residenziale dovrebbero rispettare canoni di sicurezza e di rumorosità ben diversi, richiedendo investimenti tali che potrebbero comprometterne la continuità produttiva. Modificare l'area, insomma, potrebbe avere impatti non secondari a livello sociale ed occupazionale".

fabrizio salvatori - controlacrisi

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