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Ecco l'uomo che può riportare Livorno all'età della pietra

(31 Ottobre 2013)

riportlivo

La vittoria di De Filicaia al congresso locale del Pd assume i caratteri di una novità storica. Nel senso che mai prima di oggi, nella storia del centrosinistra, un segretario cittadino ha davanti a sè la possibilità storica di far regredire Livorno all’età della pietra. E se la sua segreteria riuscirà ad esprimere il sindaco, se ne stia certi, non si lascerà sfuggire l’occasione.

Da cosa lo si capisce? Semplice, basta vedere l’analisi dell’Irpet (“La finanza pubblica in Toscana, rapporto 2012-13”) che non è solo retrospettiva ma riguarda anche le tendenze prossime venture delle amministrazioni di centrosinistra. Senza tanti giri di parole, almeno per chi decodifica quel genere di linguaggio, si dice che il welfare prossimo venturo va tagliato a favore della “qualità della spesa”. Per qualità della spesa si intende, letteralmente, il ruolo di perno delle ammistrazioni locali per il project financing. Insomma, tradotto in italiano: poco importa se Livorno ha il record di giovani che non lavorano e non studiano, pace se ha un record di abbandoni scolastici (e 4 assessori alla conoscenza nelle giunta Cosimi) ma l’amministrazione degli enti local del futuro, versione centrosinistra, servirà solo per dove si può creare project financing.

De Filicaia non sarà Milton Friedman ma quando parla per finire di piazzare il nuovo ospedale a Livorno sta completamente entro questa tendenza. Come e i nuovi bisogni, l’esplosione dei servizi alla persona, gli investimenti pubblici necessari a stimolare l’economia locale, l’implementazione di nuove tecnologie (usando traffico, porto, innovazione, sistema formativo locale)? Niente, il futuro dell’amministrazione locale è quello di essere uno strumento per il project financing per edifici nuovi. E di indebitarsi per finanziarli lasciando ai privati la gestione dei servizi più lucrosi nell’edificio costruito. Per questo risulta persino ottimistico un altro rapporto dell’Irpet del febbraio di quest’anno (“Dimensioni dei governi locali, offerta di servizi pubblici e benessere dei cittadini”) dove si parla testualmente di amministrazioni locali pietrificate di fronte ai nuovi bisogni e alle necessità di rilancio dei territori. Perchè l’altra faccia del problema è che le amministrazioni mentre, da un lato, dovranno tagliare per garantire il project financing dovranno anche ridurre le spese a causa del patto di stabilità. Oltretutto, vista la crisi permanente del sistema bancario, il project financing è visto dai soggetti finanziari “donatori” come l’occasione per rifarsi di perdite e difficoltà. Non che il suo avversario fosse Keynes ma De Filicaia si candida, facendo parte di questo processo, a garantire le condizioni strutturali del crollo dell’economia livornese. Niente capitali pubblici e politiche di investimento, nessuna soluzione economica pubblica innovativa, capitali privati mordi e fuggi e taglio dei servizi sociali. Mancano solo le radiazioni per completare il quadro di disastro.

E’ evidente che di fronte a proiezioni, locali e nazionali, che ci portano una significativa ripresa dell’occupazione a Livorno, diciamo ai non eccelsi livelli del 2000, nel 2040 (se non intervengono fattori strutturali dell’economia) possiamo dire che Filicaia sarà tanto una brava persona ma si candida a riportare Livorno all’età della pietra. E’ anche chiaro che, complessivamente, le idee sull’uscita dalla spirale in cui s’è cacciata Livorno scarseggiano. Ma dall’attuale assetto di potere, e dal partito attualmente di maggioranza, non può arrivare nessun reale contributo. Lo si capisce dal livello del dibattito del congresso locale, praticamente rasoterra, che ha fatto parlare di sé non per le idee ma per il reclutamento last minute di extracomunitari per votare questo o quel candidato. Per certi episodi raccontati viene più da ridere che da arrabbiarsi. Siamo alla commedia dell’arte di sottobosco politico ostile ai libri ma non all’Iphone, tanto facile alla polemica e al pettegolezzo quando estraneo alle riflessioni di prospettiva. E così il partito democratico livornese si scopre multirazziale in due episodi, per lui, decisivi. Quando si è trattato di alzare il quorum sul referendum dedicato all’ospedale, in modo da depotenziare.

Come viatico per il ritorno di Livorno all’età della pietra non c’è male.

Per Senza Soste, Ian St. John

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