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(29 Aprile 2010) Enzo Apicella

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Atene, uccisi due militanti di Alba Dorata

(2 Novembre 2013)

uccidue

Due militanti greci dell'organizzazione neonazista Alba Dorata, Manolis Kapellonis e Yorgos Fundulis, sono stati uccisi e un terzo, Alexandros Gerontas, è rimasto gravemente ferito in seguito ad una sparatoria avvenuta ieri sera di fronte ad una sede del partito situata in un quartiere periferico di Atene.

Intorno alle 19 una moto si è fermata di fronte alla sede, una delle due persone che ne era a bordo è scesa e ha aperto il fuoco contro il gruppo di militanti di estrema destra che sostavano all'esterno dell'edificio uccidendone due e ferendone una, dopodiché i due si sono immediatamente allontanati a bordo del veicolo.

Attualmente le notizie in merito all'agguato si fermano alla cronaca perché nelle ore successive non è giunta alcuna rivendicazione dell'attacco. Da un lato torna subito alla mente l'omicidio del rapper antifascista Killah P, vigliaccamente assassinato da membri di Alba Dorata lo scorso 18 settembre, ultimo e particolarmente grave episodio di una lunga serie di aggressioni e violenze perpetrate in questi mesi dai membri dell'organizzazione neonazista contro migranti e militanti della sinistra antifascista. Dall'altro lato, però, parlare di una vendetta o di un regolamento di conti è certamente affrettato e fuorviante.

Non sfugge, infatti, che l'omicidio dei due militanti di estrema destra giunga in un momento piuttosto delicato per Alba Dorata: dopo anni di impunità e protezione, infatti, in seguito all'omicidio di Killah P la magistratura greca era stata costretta ad aprire un'indagine contro l'organizzazione, che è così finita per alcune settimane nell'occhio del ciclone. Le indagini hanno infatti condotto ad alcuni arresti e diverse perquisizioni che hanno messo in luce l'ampia rete di sostegno e protezione di cui Alba Dorata gode a livello istituzionale e, soprattutto, tra le forze militari del paese.

La sparatoria di ieri potrebbe ora porre un freno al processo di smantellamento dell'organizzazione solo timidamente iniziato negli ultimi mesi e le due vittime diventare in breve dei 'martiri' da sfruttare per riguadagnare consenso e invocare ancora maggiore tutela.

Proprio in questa direzione sembrano andare le dichiarazioni di Urania Michaloliakos (la figlia di Nikos Michaloliakos, fondatore e leader del partito, attualmente in carcere con altri deputati del gruppo con l'accusa di costituzione di associazione criminale), giunta nella sede dell'omicidio poco dopo la sparatoria, la quale si scagliata contro governo e forze di polizia lamentando indifferenza ed inerzia da parte loro nel proteggere adeguatamente i militanti dell'estrema destra. Un dato peraltro falso dal momento che le sedi del partito vengono quasi costantemente pattugliate dalle forze dell'ordine ma che ben rende l'idea della retorica con la quale l'organizzazione sembra voler ora sfruttare l'episodio di ieri sera.

Infoaut

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