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(27 Agosto 2013) Enzo Apicella
Obama ha deciso di attaccare la Siria, in ogni caso.

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Lacrime di coccodrillo per fallimento Ginevra 2

(7 Novembre 2013)

Piovono le espressioni di rammarico ma sui veti e le condizioni poste dall'opposizione siriana hanno pesato le manovre di chi non vuole la via politica, sauditi in testa

coccodrillo

Roma, 7 novembre 2013, Nena News - Scorrono copiose le lacrime di coccodrillo per la morte, ormai quasi certa, della conferenza di Ginevra 2. Piangono i rappresentanti dei Paesi della Lega araba che nulla hanno fatto per salvarla e che ora si dicono «rammaricati» per il rinvio sine die dell'incontro che avrebbe dovuto aprire la strada a una soluzione negoziata della guerra civile siriana. Piangono i leader europei che armano i ribelli anti-Assad. Scuote la testa l'Iran, alleato di ferro di Damasco, che si dice pronto ad agire per far uscire dalla Siria tutti gli stranieri, pro e anti Assad, che combattono in Siria (nessuno ha capito come potrebbe farlo). Non piange invece l'Arabia saudita, protagonista assoluta del fallimento delle trattative per Ginevra 2, che ha esercitato pressioni fortissime sull'opposizione siriana affinché non rinunciasse alla condizione posta dell'uscita di scena garantita del presidente Bashar Assad per partecipare alla conferenza.

Assad da parte sua è fermo sulla propria posizione: non parteciperà ad alcuna conferenza internazionale se la premessa sarà la sua deposizione immediata.
Washington non si scopre. Dopo i rimproveri subiti dai petromonarchi sauditi per aver fermato a settembre la sua macchina militare sul punto di bombardare la Siria, adesso avverte di nuovo pruriti bellici. Gli Stati Uniti, secondo la Cnn, stanno esaminando nuove informazioni di intelligence secondo cui il regime siriano potrebbe non aver dichiarato l'intero ammontare delle sue riserve di armi chimiche e potrebbe averne ancora delle scorte segrete. Anonimi funzionari Usa dicono che queste informazioni «scuotono la nostra fiducia» e i siriani «hanno fatto di recente cose che suggeriscono che non sono ancora pronti a disfarsi di tutte le loro armi chimiche.

Appena qualche giorno fa il Segretario di stato americano, facendo infuriare gli alleati sauditi, dichiarava con soddisfazione che Damasco stava rispettando gli impegni presi per il disarmo chimico. È ripartita la caccia al casus belli? Damasco da parte sua ha proposto all'Opac (Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche) un piano dettagliato per il trasferimento all'estero dei materiali chimici siriani, che poi verranno distrutti. E che ora sono «completamente sigillati» e impossibilitati ad essere usati, ha dichiarato solo pochi giorni fa l'Opac stessa.

Ieri un colpo di mortaio ha colpito il centro di Damasco, uccidendo almeno otto persone all'ingresso di un edificio vicino alla piazza dell'antica stazione ferroviaria dell'Hijaz, che dista poche centinaia di metri dalle mura della Città Vecchia. Decine di persone sono rimaste ferite. Il colpo è caduto sulla scalinata che porta alla facciata dell'antica stazione. Poco dopo in un'altra zona della capitale, nel quartiere di Zahira, un secondo obice di mortaio lanciato dai ribelli è finito su una scuola elementare ferendo quattro bambini, secondo l'agenzia di stampa statale Sana.

Nena News

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