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RISOLUZIONE DELLA XIX SESSIONE PLENARIA DELLA CONFERENZA INTERNAZIONALE DI PARTITI E ORGANIZZAZIONI MARXISTI-LENINISTI (CIPOML)

(15 Novembre 2013)

Nella Metà del Mondo, in un ambiente di solidarietà fra compagni e di
internazionalismo, i membri della Conferenza Internazionale di Partiti e
Organizzazioni Marxista-Leninisti (CIPOML), si sono riuniti per dibattere e
condividere analisi ed esperienze. Siamo arrivati a conclusioni che contribuiranno
al compimento del ruolo storico dei marxisti-leninisti, dei rivoluzionari, dei
combattenti antimperialisti e antifascisti, della classe operaia, dei popoli oppressi e
della gioventù.
Sulla situazione internazionale
Si acutizzano le contraddizioni fondamentali della nostra epoca
La crisi economica internazionale che si manifesta in alcuni paesi, particolarmente
in Europa Occidentale, e il rallentamento economico in altri paesi, mettono
chiaramente in luce l’acutizzazione delle contraddizioni fondamentali: quella fra il
capitale e lavoro, tra imperialismo ed i paesi e nazioni oppresse, tra potenze e
monopoli imperialisti. È una crisi ciclica che si sviluppa sul terreno
dall'aggravamento della crisi generale del capitalismo, iniziata un secolo fa.
In questo contesto si approfondisce anche la lotta ideologica e politica tra i
rivoluzionari proletari che combattono per il socialismo, e la reazione, il liberalismo
e l'opportunismo che difendono il capitalismo e l'imperialismo.
I paesi imperialisti capeggiano la frenata dell'economia, in primo luogo gli Stati
Uniti, che hanno una crescita industriale vicina a zero. In Giappone si produce un
nuovo calo produttivo. Diversi paesi dell'Unione Europea affrontano una
recessione che colpisce maggiormente Grecia, Spagna, Portogallo, Italia, Irlanda e
minaccia Francia, Belgio ed altri paesi. Gli stessi economisti borghesi affermano
che in tali paesi ci vorranno molti anni per tornare ai livelli precedenti il 2008 ed
iniziare il processo di ripresa.
Le cosidette “locomotive” del capitalismo, Cina, India, Russia, si trovano in un
processo di decelerazione economica; tale situazione si aggrava in Brasile che
rallenta in maniera marcata. I paesi dipendenti dell'America Latina, dell’Africa e
dell’Asia soffrono l'impatto della crisi in modo più lieve, a causa degli alti prezzi di
materie prime, risorse naturali e prodotti agricoli, e registrano una crescita con
marcati dislivelli.
I gruppi monopolisti, i paesi imperialisti e le borghesie nazionali, i loro governi,
scaricano il peso della crisi sulle masse lavoratrici, i popoli e la gioventù. In tutti i
paesi del mondo vediamo l'intensificazione dello sfruttamento della classe operaia
col pretesto dell'aumento della competitività. In Europa proseguono i licenziamenti
di massa dei lavoratori, la riduzione dei salari attraverso i ricatti, l'aumento della
precarietà occupazionale e della flessibilità lavorativa sotto differenti forme, ma
sempre in nome del massimo profitto monopolista.
I migranti di tutto il mondo sono vittime di questa politica, e inoltre devono
affrontare la discriminazione, la xenofobia, il razzismo; sono additati come nemici
dei lavoratori nativi e colpevolizzati per l’aumento della disoccupazione; sono
forza-lavoro a prezzi stracciati che viene utilizzata dai capitalisti per una maggiore
accumulazione.
Nelle campagne peggiorano le condizioni di vita e di lavoro come conseguenza
della politica di prezzi e dei trattati di libero commercio, che vanno favore dei
monopoli dell'industria agroalimentare. Gli affari nell'agricoltura vanno di pari passo
con la crescente monopolizzazione della terra, degli allevamenti e della
intermediazione che si reggono sul super-sfruttamento dei lavoratori della terra e
sulla dipendenza imperialista imposta alla maggioranza dei paesi.
La gioventù è colpita dalla restrizione dell'educazione pubblica, dalla
trasformazione delle scuole in produttrici di forza-lavoro a basso costo al servizio
del capitale; masse enormi di giovani, tra cui quelli con elevati livelli di istruzione,
vanno ad ingrossare le file di eserciti di milioni di disoccupati.
Mentre i grandi monopoli finanziari ed industriali continuano ad essere
sovvenzionati dai fondi pubblici, diminuiscono e si tagliano drasticamente le spese
sociali, specie quelle destinate alla salute pubblica, all’educazione, alla casa, alla
previdenza sociale, etc.; si aumenta l’età pensionabile e in alcuni paesi si è giunti
alla decisione di diminuire i salari ed allungare la giornata lavorativa.
La crisi è di tale portata che l'imperialismo e i suoi governi attuano politiche sempre
più brutali, aggressive, sfruttatrici e repressive contro le masse lavoratrici e
popolari.
Le politiche del capitale divengono più autoritarie e repressive
Parallelamente alla crisi economica procede la crisi politica della borghesia, che si
esprime all’interno delle istituzioni e nella delegittimazione della politica in
generale, della democrazia borghese e dei partiti politici in particolare.
Una manifestazione di questa realtà è l'elevata astensione che si registra nelle
elezioni in molti paesi, la perdita di fiducia nei tradizionali partiti politici della
borghesia, compresi quelli riformisti e socialdemocratici. Questa situazione si
manifesta in vari paesi nella delusione e nel dissenso delle masse, nella ricerca di
soluzioni di ricambio spesso gestite da opzioni borghesi in nome della sinistra, del
"socialismo democratico", del "socialismo del XXI secolo". Si da anche spazio a
nuove forze reazionarie, in alcuni casi fasciste, fondamentaliste e populiste che
con la loro demagogia si presentano come alternativa di cambiamento per i popoli.
Alla perdita di credibilità delle istituzioni borghesi nazionali, si aggiunge il discredito
degli organismi internazionali del capitalismo e della globalizzazione, come il FMI,
la OMC, la NATO, l'UE, l’ONU, etc.
Le ampie masse non riescono ancora a distinguere pienamente i partiti che
rappresentano i loro interessi reali. Ciò si deve, principalmente, all'influenza delle
idee reazionarie, all'offensiva ideologica dell'imperialismo e della borghesia
affinché esse perdano interesse nella lotta per il potere e facciano proprio
l'antipartitismo, attraverso il quale i gruppi dominanti continuano nella
manipolazione delle masse e del potere; ma anche alla presenza e all'attività delle
differenti manifestazioni dell'opportunismo e del revisionismo, e purtroppo, alla
debolezza e ai limiti della sinistra rivoluzionaria.
Altra manifestazione di tale tendenza è l’involuzione dei governi cosiddetti
progressisti, specie in America Latina, i quali hanno espresso i loro limiti ideologici
e politici e nella condizione di amministratori della crisi adottano misure che
colpiscono i popoli, criminalizzando la protesta sociale. In alcuni casi utilizzano il
nome della sinistra, della rivoluzione, del socialismo, per portare avanti il loro
progetto di modernizzazione capitalista.
In generale, assistiamo ad un processo di crescente autoritarismo, allo sviluppo del
terrorismo di Stato nell'esercizio del potere borghese, alla negazione della
sovranità nazionale e del diritto di autodeterminazione dei popoli, alla restrizione
delle libertà pubbliche e democratiche, alla criminalizzazione della lotta sociale e
popolare, alla soppressione graduale dei diritti e delle libertà dei popoli conquistate
con decenni di lotte.
Si fa più acuta la contesa per una nuova ripartizione del mondo
L'incapacità dell'imperialismo di risolvere la sua crisi, nonostante gli enormi sacrifici
imposti alle masse lavoratrici e dei popoli, lo costringono a trovare altre forme di
soluzione. Una di queste è la preparazione di nuove guerre imperialiste, l'aumento
significativo dei bilanci per le spese militari, l’invio di truppe di occupazione in paesi
ricchi di risorse naturali e posizionati in zone geostrategiche, quali Afghanistan,
Iraq, Libano, Congo, Mali, etc., che soffrono nuove aggressioni militari.
Tale situazione si manifesta particolarmente in Africa, un continente con grandi
risorse naturali ed agricole, che l'imperialismo utilizza per il perfezionamento della
tecnologia e per cercare una via di uscita dalla sua crisi, e nel Medio Oriente, per il
controllo e sfruttamento delle risorse energetiche. In queste regioni del mondo
sono evidenti le contraddizioni e le rivalità tra potenze e monopoli imperialisti. Si va
esprimendo la tendenza ad una maggiore polarizzazione tra gli Stati Uniti e
l'Unione Europea da un lato e la Cina dall’altro; la Russia si inserisce nella contesa
per i propri interessi, mentre si lanciano i BRICS come un nuovo blocco per il
dominio planetario.
In Siria si sviluppa un conflitto politico militare che coinvolge l’intera popolazione,
sfociato in una guerra civile reazionaria che è il pretesto per l'intervento imperialista
e sionista. Il peso dell'opinione pubblica internazionale, gli interessi di vari paesi
imperialisti, la denuncia di settori democratici e anche di alcuni governi e
personalità, tra l’altro, hanno momentaneamente fermato l’intervento. Gli USA
sono riusciti ad aggregare solo Francia, Israele, Arabia Saudita e Turchia in questa
guerra di aggressione. Da rilevare che in tale conflitto l'imperialismo inglese non ha
appoggiato quello statunitense, sebbene sia da decenni un suo alleato
incondizionato.
Allo stesso tempo, si è dimostrato un ruolo più attivo a livello diplomatico e militare
della Russia, che nei fatti è divenuta, assieme agli USA, arbitro del conflitto siriano,
relegando in un angolo i popoli e i lavoratori che dovranno sottomettersi ai disegni
delle potenze straniere. Il principio di autodeterminazione dei popoli è così, una
volta di più, irriso e calpestato dai paesi imperialisti.
La crisi economica, il super-sfruttamento delle masse lavoratrici, così come la
politica di guerra e di saccheggio imperialista, accrescono la forzata e massiccia
emigrazione di milioni di esseri umani che fuggono dai loro paesi per sfuggire alla
guerra, alla violenza, alla miseria, cercando un futuro migliore. In questo tentativo
si trovano davanti a frontiere chiuse, e in migliaia muoiono nelle traversate; quando
riescono ad arrivare alla loro meta divengono oggetto dell’oppressione e dello
sfruttamento più crudeli, sono perseguitati e maltrattati da quelle stesse potenze
imperialiste che sono la causa della rovina dei loro paesi.
Gli avvenimenti in Siria e altri eventi in Africa, in Asia e nel Medio Oriente, nonché
l'espansione dell'economia cinese, stanno acutizzando le contraddizioni
interimperialiste. La Cina sta guadagnando terreno con un'aggressiva politica di
esportazione di capitali, con investimenti importanti nei paesi dipendenti, con il
possesso dei titoli del tesoro statunitense, e si è trasformata nel principale
creditore degli USA; inoltre, sta lavorando per potenziare il suo apparato militare.
Non è casuale che gli Stati Uniti hanno dato priorità alla regione asiatica quale
area strategica nella quale concentrare la forza militare per mantenere la loro
posizione di supremazia.
La risposta dei lavoratori, dei popoli e della gioventù cresce in maniera
significativa
In tutti i paesi, imperialisti e dipendenti, l’imperialismo e la borghesia scaricano il
peso della crisi sulle spalle dei lavoratori, dei popoli, dei giovani,
Ma essi non si mantengono passivi, stanno sviluppando la loro lotta e la loro
organizzazione. In questo senso spiccano i continui ed importanti movimenti di
lotta della classe operaia e della gioventù in Turchia, Brasile, Egitto, Tunisia, Cina,
Bangladesh, Colombia, Cile, Portogallo, Grecia, Italia e Spagna, tra gli altri.
Vanno inoltre incluse espressioni antisistema di ampi settori della gioventù e degli
strati intermedi, a diverse latitudini, che si sommano alla lotta dei lavoratori,
battaglie che spesso sono andate oltre le rivendicazioni economiche.
Si tratta di gigantesche ondate delle masse che negli ultimi mesi si sono accelerate
e che si esprimono contro l’establishment, e che, malgrado non abbiano sempre
un indirizzo rivoluzionario, aprono la prospettiva di una nuova situazione,
incoraggiando le forze progressiste e rivoluzionarie. In definitiva, in tutti i paesi i
popoli manifestano il malcontento, protestano e cercano una strada che li conduca
alla soluzione dei loro gravi problemi.
Un’importante lotta dei lavoratori, dei popoli e della gioventù contro le dittature e la
tirannia si manifesta nel Nord Africa e nel Medio Oriente; in Tunisia e in Egitto la
lotta di resistenza contro l'imperialismo e la reazione si sviluppa nonostante tutti i
mezzi che vengono utilizzati per cercare di reprimere queste lotte e deviarle dalla
loro rotta rivoluzionaria. Espressioni di questo processo reazionario sono l'utilizzo
dei fondamentalisti islamici, così come i colpi di Stato e gli interventi militari diretti.
La CIPOML è parte integrante dei lavoratori e dei popoli che lottano per i propri
diritti, per la loro liberazione sociale e nazionale. Compiamo il nostro dovere di
stare laddove si sviluppano queste battaglie e le appoggiamo affinché si
incamminino verso il loro obiettivo finale. In modo particolare sosteniamo la lotta
che sta portando avanti il popolo di Tunisia, il nostro Partito fratello e il Fronte
Popolare per conquistare gli obiettivi della rivoluzione ed il potere popolare.
I compiti dei comunisti nella situazione attuale
Nelle acque agitate della lotta di classe spetta a noi realizzare politiche e compiti
che diano risposta alle seguenti domande: quale è la forza sociale in grado di
sconfiggere l'imperialismo, la borghesia e la reazione? chi deve dirigere le grandi e
piccole ondate di lotta? quale è la società di cui i lavoratori hanno bisogno per
sostituire questo sistema agonizzante?
Per offrire una risposta a questi interrogativi è imprescindibile consolidare,
sviluppare e costruire il Partito comunista come partito di avanguardia della classe
operaia, che si inserisca profondamente e permanentemente nel crogiolo della
lotta delle masse, in tutti i casi, siano esse lotte organizzate o spontanee;
dobbiamo lavorare per unificarle e dirigerle verso la rivoluzione sociale.
Ci proponiamo di rafforzare la mobilitazione e l'organizzazione delle masse
sfruttate ed oppresse in ogni terreno, utilizzando tutte le forme di lotta e di
organizzazione che corrispondono alle situazioni concrete.
È di fondamentale importanza dare impulso all'unità della classe operaia e dei
contadini poveri, di tutti i settori oppressi dal capitalismo e da altre forme precapitaliste
di sfruttamento, sotto la direzione della classe operaia e del suo Partito.
Sottolineiamo la necessità di compiere ogni sforzo per chiarire la questione del
Fronte popolare, così come per portare avanti il lavoro per la sua costruzione nelle
condizioni reali.
Va posta un’attenzione speciale al lavoro tra la gioventù che irrompe
vigorosamente nella lotta sociale e politica, al fine di assicurarle un indirizzo
rivoluzionario; e a quello tra le donne lavoratrici e degli strati popolari, che
costituiscono più della metà del genere umano e soffrono gli effetti dei
licenziamenti, della precarietà, etc., mostrando grandi potenzialità rivoluzionarie.
Nel dibattito svolto sul lavoro tra le donne lavoratrici e dei settori popolari si è
evidenziata la necessità di costruire un ampio movimento di donne, democratico,
antimperialista, rivoluzionario, con propri obiettivi.
In questo momento i nostri sforzi sono diretti a organizzare e rafforzare Fronti
popolari come strumento necessario per unire e mobilitare le ampie masse contro i
piani dell'imperialismo e della reazione. Fronti e coalizioni che si plasmano su
un'unità programmatica basata sulla difesa degli interessi della classe operaia, dei
lavoratori e dei popoli.
Le lezioni del marxismo-leninismo, la pratica dei nostri Partiti insegnano che
bisogna condurre una lotta senza quartiere contro tutte manifestazioni di
settarismo, di deviazioni di destra o di sinistra, mantenendo la fermezza nei principi
e la flessibilità nella tattica.
Per portarte a termine questi compiti è imprescindibile la lotta ideologica e politica
contro l'imperialismo, contro la borghesia, così come contro le posizioni e le
pratiche collaborazioniste, conciliatrici, che colpiscono i lavoratori e i popoli, tipiche
del revisionismo, dell'opportunismo, del riformismo e di altre correnti che
confondono e deviano l'obiettivo della rivoluzione sociale e delle rivoluzioni
democratico popolari.
Dobbiamo organizzare una grande offensiva sul significato della sinistra, della
rivoluzione sociale, del socialismo e del comunismo; dobbiamo diffondere nel
modo più ampio le proposte che lanciamo come comunisti nelle differenti realtà,
mettendole a confronto con ciò che il capitalismo ed i suoi rappresentanti riservano
per i lavoratori, specialmente oggi che pretendono di annullare un secolo di
conquiste sociali e democratiche.
Nel 2014 la CIPOML compirà 20 anni da quando ha lanciato la sua dichiarazione
al mondo, assumendo l’impegno di forgiare l'unità del Movimento comunista
internazionale, di contribuire decisamente a far sì che il marxismo-leninismo si
trasformi nella forza materiale dei lavoratori e dei popoli per sconfiggere
l'imperialismo, il capitalismo ed instaurare il socialismo ed il comunismo come una
società di completa libertà e benessere per i lavoratori e i popoli.
La CIPOML sta compiendo il suo ruolo in modo determinato, con importanti
risultati, che tuttavia sono ancora insufficienti. Oggi riaffermiamo la nostra
responsabilità rivoluzionaria impegnandoci a consolidarla e ed ampliarla, per
assicurare una direzione internazionalista e rivoluzionaria alle lotte della classe
operaia, delle masse popolari e dei popoli oppressi del mondo.
Ecuador, ottobre 2013

Piattaforma Comunista

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