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CASO VENDOLA: FORMA PARTITO E DEGENERAZIONE MORALE

(17 Novembre 2013)

L’assenza di adeguate reazioni, a sinistra, attorno al “caso Vendola” dovrebbe far riflettere.
Si tratta di un caso di vera e propria commistione con la controparte.
Controparte nei cui confronti si dovrebbe mantenere, sempre e comunque a maggior ragione ricoprendo ruoli istituzionali, un atteggiamento del tutto scevro da qualsivoglia possibilità di contatto personale.
In questi casi l’elemento dell’assoluta assenza di vicinanza “personale” dovrebbe rappresentare una sorta di “regola aurea” da rispettare rigidamente.
La questione sollevata dal clamoroso “errore politico” (definizione di Norma Rangeri) commesso da Presidente della Regione Puglia e segretario di SeL (doppio incarico davvero “a rischio”) si colloca però ben oltre il dato della colpevole “commistione” con la controparte.
La vicenda, infatti, richiama la necessità di affrontare, da un lato, il tema della “forma – partito” e, dall’altro dell’elezione diretta a cariche monocratiche dall’altro, poiché il soggetto in questione è investito da entrambe le funzioni: quella, appunto, di Presidente della Regione Puglia eletto con voto diretto e quello di segretario di un soggetto politico che ha assunto, fin dalla nascita, la forma del “partito elettorale personale”.
Limitiamo l’analisi alla questione del “partito elettorale personale”, tralasciando quella relativa all’elezione diretta che, pure, in generale meriterebbe un approfondimento specifico.
Una volta o l’altra si dovrà pur analizzare nel concreto ciò che ha significato, dal punto di vista della crisi del nostro sistema politico, l’elezione diretta di Sindaci, Presidenti di Provincia e di Regione: un fattore che, nella realtà del disastro rappresentato dall’insieme delle istituzioni locali ha avuto sicuramente un ruolo molto rilevante.
Tornando però al punto relativo rappresentato dalla forma- partito “elettorale personale”, qual è, in effetti, SeL.
Un caso unico in Europa laddove di fronte alla necessità di presentazione di una leadership unitaria nel momento elettorale si formano coalizioni.
A questo punto, al riguardo del caso specifico di SeL, si può comunque formulare un giudizio conclusivo: l’esito del “partito elettorale personale” non può che essere quello della “decadenza morale”, indipendentemente dalle qualità soggettive di chi ne detiene la “leadership”.
E’ proprio il caso di SeL che indica questo esito, perché la conformazione di un partito di questo genere può avvenire soltanto per aggregazioni successive che si realizzano attraverso l’elargizione di “incentivi selettivi” dipendenti pressoché esclusivamente dalla volontà del leader o del suo “cerchio magico” composto dai cortigiani che lo circondano.
In questo modo, tra l’altro, si giustifica il fatto che, nel partito in questione, non si stata messa in discussione la linea politica e il gruppo di comando, nonostante ben due fallimenti fatti registrare nel giro di pochi mesi.
Il primo fallimento si è verificato nell’occasione del colossale abbaglio preso con le elezioni primarie, allorquando si pensava che il leader di SeL potesse scalare la vetta del PD (mezzo milione di voti, una cosa davvero di poco conto).
IL secondo quando Vendola e SeL hanno puntato tutte le proprie carte sull’alleanza con una parte dello stesso PD.
Un’alleanza rivelatasi, nell’occasione elettorale e in quella successiva riguardante l’elezione del Presidente della Repubblica e della formazione del governo del tutto fallimentare.
Sel, partita con conclamate ambizioni di governo, si è trovata così costretta all’opposizione, limitando gli appetiti dei singoli e trovandosi in una posizione del tutto fasulla: quella di dovere la propria presenza parlamentare a un altro Partito, che sta invece al governo.
Tutto questo, detto per inciso, avendo concorso a privare la sinistra italiana di una presenza istituzionale autonoma collocata come richiede la realtà della fase all’opposizione.
E’ ben diverso, infatti, sul piano politico stare all’opposizione dovendo la propria presenza parlamentare ad altri oppure collocarsi in un quadro di opposizione sistematica, partendo dalla propria autonomia teorica, di riferimenti sociali, di organizzazione.
E’ mancata totalmente, da parte delle compagne e dei compagni una riflessione su questo punto decisivo; eppure si tratta di compagne e compagni provenienti da diverse esperienze nella sinistra, tutte però originate da un comune punto di partenza all’interno di una struttura di partito di massa.
C’è da chiedersi seriamente quale sia stato il lascito teorico e politico vero di quel grande partito di massa come era stato il PCI.
In sostanza, la funzione di leadership esercitata all’interno di un partito elettorale personale produce due inevitabili effetti:
a)la costruzione di un “cerchio magico” realizzata attraverso un processo di fidelizzazione utile esclusivamente per la distribuzione degli incentivi selettivi e il mantenimento dei ruoli di ptere;
b) il decadimento morale del leader.
Esattamente ciò che è avvenuto nella fattispecie del cosiddetto “caso Vendola”.

Franco Astengo

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