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NASSIRIYA (IRAQ): DIECI ANNI FA

(18 Novembre 2013)

Dal numero 11 di "Alternativa di Classe"

Nel mese di Marzo 2003 era iniziata la Seconda guerra del Golfo, denominata “Operazione Iraqi Freedom” dalla coalizione imperialista, cui partecipavano le forze armate di Gran Bretagna (GB), USA ed altri Stati. La guerra ufficialmente finì il 1/5/2003, anche se, di fatto, gli eserciti stranieri non hanno poi mai avuto il controllo pieno del territorio, subendo enormi perdite, a seguito di diversi attacchi, sia da parte della “Resistenza” islamica ufficiale, che non.
La Risoluzione n.1483, approvata il 22/5/2003 dal Consiglio di Sicurezza dell'O.N.U., invitava tutti gli Stati del mondo a contribuire alla “rinascita” dell'Iraq.
L'Italia allora partecipò attraverso una propria missione, denominata “ANTICA BABILONIA”, fornendo “unità speciali” di forze armate, da dislocare nel Sud del Paese, con base principale a Nassiriya, vicino a dove erano situati pozzi petroliferi sfruttati dall'ENI, e sotto la guida inglese. La missione italiana, iniziata il 15/7/2003 e terminata il 1/12/2006, fu presentata come avente finalità di “Peace Keeping” (mantenimento della pace).
Il 12 Novembre 2003, esattamente dieci anni fa, e circa sei mesi dopo la formale “fine delle ostilità”, avvenne il primo, grave quanto, ormai, famoso e celebrato, “attentato di Nassiriya”. Alle 8,40 (ora italiana) un camion-cisterna pieno di esplosivo (stimato in 150/300 kg.) scoppiò proprio davanti alla base “Maestrale” della “M.S.U. (Multinational Specialized Unit)” italiana dei Carabinieri, provocando l'esplosione del deposito di munizioni della base stessa e la morte di ben ventotto persone (19 italiani e 9 iracheni), tra carabinieri, militari e civili, oltre a cinquantotto feriti: una strage!
Il giorno stesso in Italia partì una campagna dei mass-media per la mitizzazione degli “eroi” caduti per difendere la pace in un paese insicuro e martoriato come l'Iraq. In contrapposizione, in alcuni cortei “antagonisti”, e perfino in cortei pacifisti, risuonava il grido “Dall'Iraq, se l'Italia non se ne va, dieci, cento, mille Nassiriya”. “Uno spettacolo indegno”, “Uno slogan infame”, “Un'offesa ai nostri militari” erano stati gli unanimi commenti delle forze politiche italiane, sia di destra che di sinistra.
L'occupazione dell'Iraq da parte degli USA è stato uno dei tanti esempi della spartizione del mondo fra le maggiori potenze, legata ai mutamenti strutturali sul mercato energetico ed ai mutati rapporti di forza tra le potenze.
Sono stati usati sia l'espediente della “lotta al terrorismo internazionale”, come pressione psicologica, che l'argomentazione della mobilitazione contro le “armi di distruzione di massa”: solo pretesti per giustificare l'invasione, come è risultato successivamente con evidenza. L'intervento USA, in realtà, aveva lo scopo sia di appropriazione dei pozzi di petrolio, che di evitare il diffondersi di tendenze nazionaliste e/o panarabiste nella regione.
Oltre alla GB, che dal 1956 è sempre stata fedele alleata degli USA , con gli Stati Uniti si sono schierati i governi di Italia, Spagna e Paesi dell' Est europeo, che hanno poi inviato forze militari. Ciò è avvenuto sia nella speranza di ottenere vantaggi economici di vario tipo nella spartizione mediorientale, che per cercare di controbilanciare, contemporaneamente, poteri e ruolo dell'asse Franco-tedesco all'interno della UE.
Per l'Italia, sono da notare l'operato dell'ENI, che si è precipitata, oltre che per “difendere” le proprie “vecchie” concessioni, per avere anche parte del “bottino” sottratto a Francia e Russia, e quello del Governo italiano, che, tramite l'ambasciatore, il Ministero delle Infrastrutture ed il Console USA, è riuscito ad assicurare una grande fetta di appalti alle imprese a prevalente capitale italiano.
La Guerra in Iraq agli USA è servita anche per rilanciare il dollaro e per impedire l'unificazione politico militare dell'Europa, che, soprattutto all'epoca, rappresentava per essa una potenziale rivale dalla forza equivalente. Infatti l'Europa si è, di fatto, divisa fra gli Stati che hanno appoggiato gli USA, da un lato, e, dall'altro, l'asse Franco-Tedesco, che, mostratosi più “garantista” sul piano internazionale, era comunque indispensabile per una centralizzazione europea; esso ha retto sì l'urto, ma al prezzo di rimanere isolato...
Quanto esposto fin qui sono i fatti che sottendono oggi le celebrazioni nazionali del 12 Novembre, divenuta “Giornata del Ricordo dei Caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace”, a partire dalla memoria dei “caduti di Nassiriya”. Sono davvero, come dicono in tanti, “martiri per la Patria”, ma proprio nella misura in cui questa patria esprime interessi imperialistici della sua borghesia, anche fuori dalle proprie frontiere nazionali.

Alternativa di Classe

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