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Taranto

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(26 Ottobre 2012) Enzo Apicella
Una ricerca del ministero della Salute indica che a Taranto le morti per tumori sono nettamente al di sopra della media

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(Il saccheggio del territorio)

PERCHE’ NELL’INCHIESTA “AMBIENTE SVENDUTO” NON CI SONO SINDACALISTI?

(21 Novembre 2013)

Corrispondenza pubblicata nel n. 11 di Alternativa di Classe (uscito lo scorso 15 novembre). Vi è integrata una nota sacrificata, per motivi di spazio, nella versione cartacea del giornale.

Taranto. Questo è impossibile e inaccettabile. Vorremmo che i magistrati ce lo spieghino. Perché non c’è un solo operaio in Ilva, né un solo cittadino dei Tamburi e della città che non sa fatti che dimostrano come i sindacalisti confederali, Palombella in testa, siano stati un anello decisivo perché in fabbrica siano avvenuti tutti quei reati di disastro ambientale, sanitario che hanno prodotto morti e malati.
Oltre ai 53 avvisi di garanzia, l’associazione a delinquere, che viene definita nell’inchiesta, ha avuto il concorso quotidiano e sistematico dei sindacalisti confederali, che vanno distinti in quelli che l’hanno fatto coscientemente, sapendo quello che facevano, ottenendo privilegi piccoli e grandi, e quelli invece che l’hanno fatto inconsapevolmente, incapaci di fare il sindacato di lotta e antagonista sul posto di lavoro. Ma questa è l’unica distinzione che si può fare.
Si può condannare a svariati anni di carcere Riva e soci, e noi faremo di tutto perché ciò avvenga, ma se il sistema sindacale organicamente legato al sistema di interessi e comando di fabbrica nell’Ilva continuerà ad essere inattaccabile e trincea del ricatto occupazionale e dei privilegi, allora diciamo chiaro ai magistrati come a tutta la città che si è fatto tanto ma non si è fatto niente.
Certo, tocca innanzitutto agli operai e ai lavoratori fare la loro parte. Ma quando gli operai vedono che i sindacalisti sono così potenti da riuscire ad uscire impuniti e indenni da un’inchiesta importante, in molte parti accurata, come questa, è evidente che pensano che i sindacati confederali siano gli unici protettori a cui affidarsi e, pure esprimendo il massimo dissenso nel loro cuore e nelle loro parole, restano attaccati al carro. Per questo è grave che finora l’inchiesta non li abbia sfiorati. Per questo contestiamo apertamente una Magistratura che non è in grado di andare a fondo, nonostante anche su questo le leggi non mancano.
Gli operai vengono lasciati soli da tutti. E sotto un comando congiunto che va dallo Stato al sindacato confederale, un sistema capillare, un potere palese e occulto che deve essere spezzato con tutti i mezzi e con tutte le armi, sia in nome della vostra giustizia che della nostra.
VENDOLA E STEFANO SE NE DEVONO ANDARE!
Il loro coinvolgimento nell’inchiesta è inconfutabile secondo le intercettazioni. Le loro dichiarazioni, mettiamo pure che siano sincere, mettiamo pure che quello che hanno fatto sia stato fatto “a fin di bene”, non cambia la realtà dei fatti, perché il loro esito è stato a “fin di male” al servizio di padron Riva e sono quindi una causa minore del disastro generale che ha prodotto morti e malati in fabbrica e fuori.
In questi casi ci si dimette, e poi si lotta caso mai in Tribunale per dimostrare di essere “innocenti”, altrimenti, lo si voglia o no, si è come Berlusconi. Ci si considera al di sopra e al di fuori della legge perché “eletti”, perché si continua forse a pensare di godere di un consenso comunque del sistema dei partiti, dei sindacati confederali, della stampa amica, della burocrazia degli Enti locali, di quella parte di beneficiari anche nel popolo di politiche spesso clientelari travestite.
Ma è interesse dei proletari e delle masse popolari che a questo modo di governare si metta fine, a livello nazionale come a livello locale. Per questo se ne devono andare e subito. Qualcuno pensa, e noi potremmo anche essere tra questi, che non è giusto che le amministrazioni di “centrosinistra”, Vendola, Florido, Stefano, paghino per tutti mentre gli autentici mascalzoni che hanno governato Regione, Provincia e Comune di centro destra, servi di Riva, dei padroni, di Berlusconi, ladri e corrotti non entrano neanche nell’inchiesta. Questo scandalo è vero, e noi ribadiamo che non abbiamo fiducia nella giustizia, l’unica giustizia è quella proletaria e popolare che scaturisca da uno Stato e governi nazionali e locali effettivamente nelle loro mani.
Detto questo però, non cambia il problema, Vendola e Stefano se ne devono andare!
CLAUDIO MARSELLA OPERAIO DEL MOF: LA SUA MORTE DEVE ESSERE IMPORTANTE NON VANA
Un anno fa moriva Claudio Marsella, operaio del MOF. Possiamo dire da un lato che è morto invano e dall’altro che la sua morte è stata molto importante.
E’ morto invano per padron Riva, Ferrante, Bondi, dirigenti e capi inquisiti, alcuni ancora al loro posto; è morto invano per gli infami sindacalisti confederali che hanno firmato l’accordo che lo ha ucciso e hanno continuato a difenderlo anche dopo la morte di Claudio.
Sappiano costoro che in una maniera o nell’altra, prima o poi, pagheranno caro, pagheranno tutto! E speriamo non solo nella aule del tribunale dove ci dovrebbero stare tutti come imputati, sia nel processo generale che nel processo particolare.
Ma non è morto invano, Claudio Marsella vive nel grande sciopero che i suoi compagni di lavoro hanno fatto per 15 giorni, cosa mai vista all’Ilva di Taranto, una pagina nuova di vera storia in questi due anni terribili; non è morto invano per gli operai e quelli dello Slai Cobas che hanno sostenuto la lotta, fatto piattaforme, denunce, esposti, manifestazioni di piazza, quella nazionale promossa dall’Usb a cui lo Slai Cobas ha aderito e partecipato e quella della Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e territori del 22 marzo; non è chiaramente morto invano per quei suoi compagni di lavoro che si sono organizzati nel sindacalismo di base, l’Usb in questo caso e finora, rompendo coraggiosamente con il clima di sudditanza, servilismo, mancanza di dignità di quei tanti, troppi operai che non hanno osato farlo e hanno lasciato il pallino della fabbrica nelle mani dei servi dei padroni.
Anche questa è una pagina nuova che si è aperta in questa fabbrica, anche se Riva e Bondi cercano di farla pagare, ultimamente con il licenziamento dell’operaio del MOF Marco Zanframundo.
Detto questo, però, altro bisogna aggiungere. Per noi Claudio Marsella è come se fosse morto ieri perché tuttora sono impuniti i responsabili, tuttora gli operai del MOF non hanno vinto, la loro piattaforma non stata accolta, tuttora la scelta del sindacalismo di base, giusta e necessaria, non è stata sufficiente a ridare ai lavoratori uno strumento reale per ricostruire, anche in nome di Claudio, un effettivo sindacato di classe dentro l’Ilva, non basato sui personaggi che oggi stanno con te e poi tradiscono ma basato sui Cobas, che sono altra cosa da l’Usb.
Così evidentemente la sfida della Rete nazionale del 22 marzo non è stata raccolta da operai, organizzazioni, cittadini dei quartieri per un reale braccio di ferro che riesca ad imporre condizioni di salute e sicurezza, per cui non ci siano più ragazzi, operai, come Claudio, Francesco, Ciro, che muoiono. Questa sfida è aperta, ma la lotta attuale è inadeguata e la battaglia è prolungata.
Infine, non si muore per il lavoro, non si muore per i profitti dei padroni, non si muore per un sistema in cui la vita degli operai sta all’ultimo posto.
E’ il sistema del capitale, Stato, governi, comando di fabbrica che deve essere abbattuto. E questo domanda non una semplice lotta sindacale con il sindacato buono, ma la lotta per il potere operaio che scaturisce da una vera rivoluzione proletaria.
Onorare la morte di Claudio significa tutto questo, non di meno.

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Secondo il prof. Pirro l'attuale produzione annua dell'ILVA è scesa a 6,2 milioni di tonnellate annue. Prima della crisi era intorno a 9. Quindi c'è stato un calo produttivo di oltre il 30%. Ma per nel quartiere Tamburi il PM10 non è sceso ...del 30%. E' sceso solo del 7%, da 33 microgrammi a metro cubo ai 31 attuali. Quindi neanche marciando solo con gli altoforni 4 e 5 l'ILVA è riuscita a raggiungere un abbattimento proporzionale del PM10. Se poi si considera che la tossicità di quel PM10 prevalentemente industriale di Taranto è 2,2 volte superiore al PM10 da traffico, al quartiere Tamburi è come se si respirassero 68 microgrammi a metro cubo di PM10 da traffico, contro un limite annuale di 40. Tutto questo non viene detto. Perché?

Alternativa di Classe

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