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La borsa o la vita

La borsa o la vita

(15 Giugno 2010) Enzo Apicella
Il ricatto della Fiat: "Sopravvivere da schiavi o morire di fame"

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    Verso il 25 novembre

    Reddito di autoderminazione, welfare, valorizzazione sociale e delle relazioni contro il "valore" della moneta e della finanza.

    (24 Novembre 2013)

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    Abbiamo voluto fortemente il momento di incontro e scambio dell’assemblea svoltasi il 30 ottobre scorso alla Casa internazionale delle donne lanciata dall’appello “Non nel nostro nome”, perché la crisi non più solo economica[..] che oggi viviamo in questo paese e nel mondo, si dispiega con sempre più ferocia sui nostri corpi, sui corpi delle donne innanzitutto, sui corpi delle donne e degli uomini migranti, sui corpi di coloro che portano avanti battaglie di democrazia come il movimento No tav e quello No Muos, insomma sui corpi di tutti coloro che si ribellano ai meccanismi autoritari e di governance.

    La nostra esperienza ci ha insegnato che il femminismo è uno strumento indispensabile per la trasformazione sociale perché sfida la norma e l’ordine prestabilito, si rivolta contro l’ingiustizia sociale ed i suoi mandanti, mette in discussione i poteri, si confronta con il potere del patriarcato e lavora per la creazione di una società basata su altri valori etici, politici e culturali per cambiare la realtà di violenza, oppressione ed emarginazione per tutte e tutti. Ci ha insegnato che non esistono categorie prestabilite, non tra le donne ad esempio, che siano migranti o italiane, cambiano le condizioni di partenza ed i vissuti, ma non cambiano gli ostacoli ed i limiti alla libertà ed all’ autodeterminazione.

    La posta in gioco è alta perché oltre che sulla violenza si gioca sul terreno del lavoro, dei diritti, del welfare, insomma sullo stato di democrazia nel suo complesso.

    Ed è proprio in tale fase che le donne si danno pratiche di resistenza e di riappropriazione, che parlano il linguaggio della relazione e dell’autogoverno. Rifiutando false tutele che nascondono tentativi normalizzanti e retrogradi, aggrediscono la crisi non stando a casa ma occupando il posto di lavoro, gli ospedali, il territorio e reclamando servizi, reddito tempo e spazi.

    Ragionare a partire dalla pratica ci porta a desiderare che le scadenze che attraversiamo per esempio il prossimo 25 novembre non siano spazi testimoniali ma momenti di costruzione collettivi e stabili, che lanciano proposte e battaglie comuni, che ci sia qualcosa da fare tutte insieme il giorno dopo, sfide su cui misurarsi e combattere.

    Ragionare a partire dalle pratiche ci porta a dire anche che bisogna partire dai percorsi di autonomia che le donne hanno già saputo costruire, liberarci dalle politiche securitarie e assistenziali – è per questo che ad es. rifiutiamo nel sua totalità la recente legge contro il femminicidio, perché non ne possiamo più del “meglio di niente” – per valorizzare e promuovere politiche di autonomia.

    Da anni proponiamo una casa delle donne in ogni municipio, perché a partire dall’esperienza maturata, abbiamo compreso che questi luoghi non sono solo strumenti concreti di autonomia delle donne (un tetto sulla testa, uno luogo di solidarietà, un tempo per ripensarsi …) ma anche spazi di democrazia reale, in cui si rinominano in senso costruttivo le conseguenze della crisi e della precarietà.

    A Lucha y Siesta per esempio stiamo lavorando alla ri-significazione del termine valorizzazione. Alla valorizzazione in senso monetario, e all’utile in senso finanziario, abbiamo cercato di sostituire una diversa idea di valore partendo dall’assunto che il valore è qualcosa di sociale e che l’aspetto monetario del “valore” è solo uno degli aspetti di ciò che “vale” socialmente. Se valorizzare significa anche prendersi cura di un bene pubblico e usarlo per realizzare progetti comuni, mettendoli a servizio della cittadinanza, e se valorizzare significa dare a tutti la possibilità di arricchire la propria vita inserendosi in una rete di relazioni e di scambi sociali allora abbiamo prodotto molto valore.

    Allora il primo campo che ci interesserebbe ragionare tutte insieme come spazio di confronto pubblico sul tema dell’ autonomia delle donne è la relazione tra valore economico e benessere sociale. Approfondire il tema dell’economia per comprendere come e perché alcune attività sono monetizzate e vengono chiamate “lavoro” ed altre attività (in genere quelle che producono le donne oppure quelle che ci rendono felici – a tutti e tutte -) non sono monetizzate e non sono considerate utili .

    Intanto stiamo seguendo interesse e complicità la costruzione dello Sciopero delle Donne da parte di varie compagne del movimento femminista a livello nazionale indetto appunto per il 25 novembre, che ancorché - in alcuni casi - simbolico per il momento, è un campo di lotta che crediamo vada perseguito e generalizzato.

    L’altra questione che vorremmo approfondire perché la riteniamo fondamentale per i percorsi di autodeterminazione delle donne e di tutti, è la battaglia per il reddito di autodeterminazione.

    Molte volte negli ultimi anni il movimento ha aggredito questo tema, ma sempre in modo scomposto e diviso mai in una battaglia che ha visto partecipare tant* e divers*. Oggi nell’epoca dell’austerity e delle battaglie europee e transnazionali ci sembra arrivato il momento affinché questa vertenza diventi anche e soprattutto una battaglia delle donne.

    Perché senza una casa e un reddito non potremmo essere mai davvero autonome e autodeterminate.

    Casa delle Donne Lucha y Siesta - Roma

    Fonte

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