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Partito Comunista dell'India (Marxista): “Gli Stati Uniti intendono imporre la propria egemonia su tutta la regione Asia-Pacifico”

(4 Dicembre 2013)

flagmarxist

Contributo presentato al 15°Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai

Cari compagni,

permettetemi, per prima cosa, di ringraziare il Partito Comunista Portoghese per ospitare il 15° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai, e per la splendida organizzazione dell’evento. Approfitto dell'occasione per portare il mio umile omaggio e salutare la memoria del compagno Alvaro Cunhal, leggendario dirigente non solo del PCP, ma anche del movimento comunista internazionale, per il centenario della nascita.

La crisi globale del capitalismo, che sta contagiando il mondo, non si è affievolita. Il FMI ha recentemente pubblicato (ottobre 2013) il suo rapporto sulle Prospettive Economiche Mondiali (World Economic Outlook Report), dove si afferma: "La crescita globale è ancora debole, le sue dinamiche sottostanti stanno cambiando, e i rischi per le previsioni rimangono al ribasso... Vecchi problemi - un sistema finanziario frammentato nell'area dell'euro e un preoccupante debito pubblico, elevato in tutte le principali economie avanzate - rimangono irrisolti e potrebbero innescare nuove crisi... L'economia globale potrebbe crescere solo poco più del 3% all'anno nel medio termine, invece di salire nuovamente oltre il 4% ... ".

Si afferma inoltre : la produzione industriale ha recuperato modestamente nelle economie avanzate, ma rallenta ancora nei mercati delle economie emergenti e in via di sviluppo. Insieme con la regione Medio Oriente e Nord Africa, l'area dell'euro sta vedendo un altro aumento del tasso, già elevato, di disoccupazione".

La crisi ha ancora una volta clamorosamente dimostrato l’intrinseco carattere oppressivo e di sfruttamento del capitalismo. La crisi sta imponendo ulteriori miserie sulla stragrande maggioranza della popolazione mondiale. Questa crisi dimostra sempre più che l'imperialismo, nonostante tutti gli sforzi ideologici offuscarne l’esistenza e il ruolo, sta conducendo il capitalismo globale in questa offensiva contro l'umanità.

Le dinamiche interne del capitalismo, come Marx ha dimostrato, portano all’accumulazione e alla concentrazione del capitale in poche mani. È sulla base di un’analisi scientifica dello sviluppo di questa tendenza che Lenin ha identificato la nascita e la crescita dell'imperialismo dalla fase del capitalismo monopolistico. L'analisi leninista della politica dell'imperialismo - la fase suprema del capitalismo - ha gettato le basi per una corretta strategia rivoluzionaria e le basi della tattica per intensificare la lotta di classe che portarono, per la prima volta nella storia umana, al trionfo della rivoluzione proletaria: la Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre del1917.

Lenin, con lucidità penetrante, previde che nella fase imperialista, con l'aumento del capitale finanziario, 'Le "operazioni commerciali" dei monopoli capitalistici portano inevitabilmente al dominio di un'oligarchia finanziaria'. Egli definisce l'imperialismo con la dominazione del capitale finanziario come fase suprema del capitalismo, in cui è stabilito il primato del capitale finanziario su tutte le altre forme di capitale. Promuovendo l'analisi della funzione della 'esportazione di capitali', Lenin anticipa una futura espressione: 'Così il capitale finanziario, letteralmente, si potrebbe dire, estende la sua rete su tutti i paesi del mondo'.

Inoltre, 'La caratteristica dell'imperialismo non è il capitale industriale, ma il capitale finanziario'. Lenin, quindi, anticipa non solo il dominio e la leadership del capitale finanziario nella fase dell'imperialismo, ma dimostra anche che questo processo porterà alla ingranamento di tutte le forme di capitale sotto la sua leadership nel perseguimento della massimizzazione del profitto.

La fase attuale della globalizzazione, interna alla fase dell'imperialismo, ha portato a giganteschi livelli di concentrazione e centralizzazione del capitale e, di conseguenza, all'accumulazione condotta dal capitale finanziario internazionale nel corso degli ultimi due decenni. Ciò ha portato ad un riordino del mondo, in cui questo capitale cerca il libero accesso in tutto il pianeta nella sua ricerca di massimizzazione del profitto. Questo, di per sé, impone le condizioni per l'eliminazione di tutte le restrizioni sul flusso di questo capitale: tale è l'essenza della liberalizzazione finanziaria. La correlata offensiva neoliberista delle riforme economiche minaccia seriamente e mina lo sviluppo economico e, di conseguenza, la sovranità politica degli Stati-nazione, in particolare dei paesi in via di sviluppo. La liberalizzazione del commercio porta i produttori nazionali a deindustrializzare nel proprio paese, in particolare nei paesi in via di sviluppo. Questo avviene anche nei paesi sviluppati a causa della delocalizzazione delle attività produttive e commerciali al di fuori dei loro paesi. Così anche la liberalizzazione dei flussi di capitali consente alle aziende multinazionali di acquisire beni produttivi nazionali all'estero (come il nostro settore pubblico), allargando notevolmente l'accumulazione di capitale.

Questo dominio preponderante del capitale finanziario internazionale, tuttavia, non comporta la cessazione delle contraddizioni inter-imperialiste. Queste non solo esistono, ma sono destinate a intensificarsi in futuro, data la legge capitalista fondamentale dello sviluppo ineguale. Ciò porta a conflitti di interessi tra i centri capitalistici, che si riflettono spesso, oggi, nel conflitto di interessi per il controllo delle risorse mondiali o nella cerca di un riordino del mondo - un nuova re-divisione per la creazione di specifici ambiti di influenza.

Altri modi di consolidare l'accumulazione di capitale sono l'imposizione di politiche deflazionistiche come le restrizioni sulle spese statali in nome della disciplina di bilancio (mettendo a disposizione della International Finance Corporation una grande liquidità per moltiplicare profitti speculativi) che portano a un abbassamento del livello della domanda aggregata nell'economia mondiale, ad un cambiamento in termini di commercio contro i contadini dei paesi in via di sviluppo, ad una riduzione del settore statale nella fornitura di servizi sociali a livello globale, più pronunciata nei paesi in via di sviluppo, servizi sociali che diventano sempre più privatizzati e che portano infine all'apertura di nuove enormi aree di pubblica utilità per la massimizzazione del profitto. L'agricoltura è sempre più aperta alle aziende multinazionali produttrici di sementi e di marketing che portano alla distruzione virtuale delle agricolture autosufficienti nei paesi in via di sviluppo, gettando i contadini in gravi difficoltà. La rimozione delle tariffe doganali e l’imposizione di accordi di libero scambio stanno portando alla de-industrializzazione in molti paesi in via di sviluppo. In diretto contrasto con la libera circolazione dei capitali, delle severe leggi nazionali sull'immigrazione, nei paesi sviluppati, portano a intensificare lo sfruttamento e l'oppressione, mentre si massimizzano i profitti. Risorse pubbliche comuni, come le foreste, le miniere, l’acqua, ecc. sono sempre più considerate come proprietà privata. Ecco, una nuova caratteristica dell’imperialismo contemporaneo è l’apertura forzata di nuove e fino ad ora inesistenti strade per la massimizzazione del profitto.

Sotto l'imperialismo contemporaneo, il ruolo degli Stati cambia in base alle esigenze attuali per far avanzare gli interessi dell’IFC e gli Stati agiscono spesso conformemente ai suoi dettami. La rinuncia dello Stato alla responsabilità sociale e agli obblighi nei confronti del popolo, quindi, non significa che il suo ritiro dalle attività economiche. Il suo ruolo cambia per promuovere sfacciatamente gli interessi della IFC. In questo processo, non solo vengono abbandonate le responsabilità sociali, ma vengono anche minate le istituzioni democratiche, si sovverte la sovranità del popolo sui processi legislativi e viene adottato un carattere sempre più autoritario. In assenza di una forte alternativa politica, il capitalismo uscirà da questa crisi, portando però un ulteriore sfruttamento e attraverso il processo di intensificazione dell’accumulazione primitiva. Ciò si manifesta nella corrente aggressività imperialista in tutte le sfere.

Dopo lo sbilanciamento nei rapporti tra le forze di classe nella correlazione internazionale, gli Stati Uniti d'America si sono impegnati a consolidare la propria egemonia globale. Questo nuovo ordine mondiale è progettato per operare in tutti i settori. Questo, da un lato, ha portato a scatenare guerre unilaterali e, dall'altro, ha portato al rafforzamento della macchina militare statunitense. Allo stesso tempo la NATO, la cui necessità di esistere avrebbe dovuto semplicemente scomparire con la fine della Guerra Fredda, è stata ulteriormente rafforzata in quanto macchina da guerra globale dell'imperialismo.

Nel perseguimento dei suoi disegni egemonici, l’imperialismo degli Stati Uniti si sta ora concentrando sul continente asiatico, perché questo ospita due dei più grandi paesi popolati al mondo, Cina e India, i quali costituiscono il più grande mercato al mondo. Le potenze imperialiste hanno bisogno oggi di questa regione più di ogni altra cosa per uscire dalla profonda crisi economica in cui si trovano. La Cina socialista, che l’imperialismo considera come una crescente minaccia per la sua egemonia, è un’altra ragione vitale e di classe per la concentrazione strategica delle potenze imperialiste in Asia.

Tutte queste ragioni vengono tradotte come priorità della regione Asia –Pacifico, in quanto regione che merita l'attenzione degli Stati Uniti, sia economicamente che militarmente. Gli Stati Uniti, nel corso degli anni, hanno sviluppato i loro piani strategici per aumentare la propria presenza e garantire l’egemonia su tutta la regione Asia-Pacifico. Delineando queste priorità, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama durante la sua visita in Australia, ha dichiarato: "Dopo un decennio in cui abbiamo combattuto due guerre che ci sono costate un caro prezzo, di sangue e economico, gli Stati Uniti stanno volgendo la loro attenzione verso il vasto potenziale della regione Asia -Pacifico... Come regione con più rapida crescita al mondo – e che ospita più della metà dell'economia globale – la regione Asia -Pacifico è fondamentale per raggiungere la mia massima priorità... Con la maggior parte della potenza nucleare del mondo e metà della popolazione umana, sarà l'Asia a definire se il secolo a venire sarà segnato dai conflitti o dalla cooperazione, da inutili sofferenze o dal progresso umano... Ho quindi fatto una scelta deliberata e strategica - come nazione del Pacifico, gli Stati Uniti avranno un ruolo più ampio e a lungo termine nel plasmare questa regione e il suo futuro... Come programmiamo e preventiviamo per il futuro, destineremo le risorse necessarie per mantenere la nostra forte presenza militare in questa regione... I nostri interessi duraturi nella regione richiedono la nostra presenza duratura... ". Di conseguenza, gli Stati Uniti hanno deciso di riposizionare la propria marina militare in modo che il 60% delle loro navi da guerra verrà assegnato alla regione Asia-Pacifico entro il 2020.

La crescente integrazione economica dell’Asia meridionale e dell’Asia orientale ha rafforzato l'importanza strategica degli Oceani Indiano e Pacifico come corridoio di scambio continuato per il commercio globale e per l'energia. Gli Stati Uniti intendono sviluppare i loro legami strategici con l'India in questo contesto. Questo spiega alcune delle ragioni fondamentali per l'accordo nucleare indo-statunitense, diversi accordi sulla difesa e altri accordi su vari altri settori come l'agricoltura, l'istruzione, ecc. Inoltre, per stabilire la loro egemonia globale, gli Stati Uniti d'America hanno bisogno del contenimento della Cina e per questo vedono l'India come un potenziale alleato.

La regione Asia-Pacifico è diventata anche strategicamente importante perché circa il 90% della merce scambiata a livello mondiale viaggia in questi mari. Il 50% del traffico container del mondo e il 70% del commercio mondiale di energia ora transitano nell'Oceano Indiano.

Al fine di migliorare la loro tenuta economica, gli Stati Uniti intendono ora creare la più grande zona di libero scambio al mondo in questa regione. Considerando sé stessi come leader di tutti i paesi che circondano il Pacifico e l'Oceano Indiano, gli USA vogliono siglare una partnership strategica con la maggior parte di essi. Ciò è necessario per rompere i rapporti economici della Cina con questi paesi e aprire i mercati di questi paesi ai beni e ai servizi americani. Di conseguenza gli Stati Uniti si stanno muovendo verso l'obiettivo della Trans-Pacific Partnership (TPP), per creare la più grande e più interessante zona di libero scambio al mondo, in modi che si possa approfondire l'integrazione economica degli Stati Uniti e dei suoi alleati nella regione Asia - Pacifico. Questa zona TPP, se creata, comprenderà paesi dal Cile in America Latina fino all'Australia, il Giappone e tutti gli altri paesi del Pacifico. Gli Stati Uniti vogliono anche l'India a far parte della TPP.

Come gruppo, i paesi TPP sono il più grande mercato di esportazione di merci e prodotti per gli USA. Le merci statunitensi esportate verso l’Asia-Pacifico ammontano a 942 miliardi di dollari nel 2012, pari al 61% del totale delle merci esportate americane. Le esportazioni di prodotti agricoli statunitensi nella regione ammontano a 106 miliardi di dollari nel 2012, il 75%del totale delle esportazioni agricole americane. I servizi privati esportati ammontano a 226.000 milioni di dollari nel 2011 (ultimi dati disponibili), il 38% del totale dei servizi privati che gli USA esportano verso il mondo. Gli Stati Uniti stanno inoltre promuovendo la ri-militarizzazione del Giappone come contrappeso alla Cina. Per raggiungere le loro opportunità strategiche, stanno trascinando l'India nel loro vortice e questo schema diventa chiaro attraverso le esercitazioni navali congiunte condotte nel Golfo del Bengala da entrambi i paesi insieme all’Australia, al Giappone e alle Filippine.

La nascente borghesia dei paesi capitalisti avanzati, al fine di consolidare il proprio dominio di classe, in precedenza aveva sostenuto la sovranità nazionale come sacrosanta.

Oggi, l'imperialismo, utilizza gli accordi di libero scambio e anche la sua forza militare per sovvertire e negare la sovranità nazionale dei paesi indipendenti.

La “guerra globale contro il terrore” lanciata sotto la direzione dell'imperialismo statunitense viene utilizzata come giustificazione per sfacciati interventi militari, e per calpestare la sovranità nazionale e imporre un “cambio di regime” per soddisfare i propri interessi. Come la “guerra contro il comunismo” è stata usata come pretesto durante la Guerra Fredda per giustificare l'intervento militare imperialista, la “guerra al terrore” viene oggi utilizzata per violare la sovranità nazionale dei paesi indipendenti e i diritti umani fondamentali dei loro cittadini.

Il terrorismo di Stato praticato dall’imperialismo e il terrorismo individuale scatenato dai fancheggiatori fondamentalisti si nutrono a vicenda. La lotta contro entrambi questi pericoli è necessaria per costruire l'unità della classe operaia e di altri settori sociali che lavorano duramente, e anche per contrastare la crescente minaccia delle forze fondamentaliste di destra.

Dobbiamo ricordare che la devastazione causata dalla grande depressione degli anni ‘30 è stato affrontata in modi diversi dai diversi paesi capitalisti. Uno di questi modi ha posto le basi per l'ascesa del fascismo. Georgi Dimitrov, nel suo discorso all’Internazionale Comunista nel 1935, ha sottolineato che "il fascismo adatta la sua demagogia alle peculiarità di ciascun paese. E la massa dei piccoli borghesi e anche una parte degli operai, ridotti alla disperazione dalla miseria, dalla disoccupazione e dalla precarietà della loro esistenza cadono vittima della demagogia sociale e maschilista del fascismo”. Inoltre, egli ha spiegato come “è nell'interesse della circoli più reazionari della borghesia che il fascismo intercetti le masse deluse che disertano i vecchi partiti borghesi. Ma queste masse sono impressionate dalla veemenza dei suoi attacchi contro i governi borghesi e il suo atteggiamento inconciliabile coi vecchi partiti borghesi".

Quindi, come questa crisi economica sarà affrontata e come il mondo ne verrà fuori – ciò determinerà la natura dei conflitti sociali che emergeranno, così come vari settori del popolo si affrettano per avere una fetta della - sempre più ristretta - torta. L'assenza di un potente contrattacco guidato dai comunisti genera il pericolo della nascita di forze reazionarie.

È quindi responsabilità dei comunisti e delle parti progressiste della società, non solo di reagire alle tendenze che conducono alla crescita della politica di destra e delle forze neofasciste, ma anche di canalizzare correttamente il malcontento popolare.

Questo è uno dei passi importanti che deve essere intrapreso nel presente frangente di rafforzare il “fattore soggettivo” di cui Lenin aveva parlato, e utilizzare le condizioni oggettive di sviluppo per inaugurare una trasformazione sociale, un'alternativa politica al capitalismo: il socialismo.

Viva il marxismo- leninismo!

Viva l'Unità dei Partiti Comunisti e Operai

Grazie

www.solidnet.org - Traduzione di Flavio Pettinari per Marx21.it

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