">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale, ambiente e salute    (Visualizza la Mappa del sito )

L'Aquila 2011

L'Aquila 201

(7 Aprile 2011) Enzo Apicella
A due anni dal terremoto, nonostante le promesse di Berlusconi, L'Aquila è ancora un cumulo di macerie

Tutte le vignette di Enzo Apicella

PRIMA PAGINA

  • Domenica 21 aprile festa di Primavera a Mola
    Nel pomeriggio Assemblea di Legambiente Arcipelago Toscano
    (18 Aprile 2024)
  • costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

    SITI WEB
    (Capitale, ambiente e salute)

    Maremoto: fatalita' inevitabile o criminale negligenza?

    (5 Gennaio 2005)

    L'ecatombe in Asia ha già fatto diverse decine di migliaia di morti. Altri ancora si aggiungeranno con il diffondersi di malattie e addirittura di epidemie come conseguenza delle distruzioni. Ma se i terremoti e gli tsunami sono dei disastri naturali, non lo è affatto la decisione di spendere miliardi di dollari o di euro per fare delle guerre di conquista, ignorando delle semplici misure che possono salvare le vite umane. La cifra dei morti aumenta ogni giorno: prima diecimila, poi trentamila, poi cinquantamila, adesso si parla di centocinquatamila. Ma il macabro conteggio non è ancora finito. E un terzo dei morti sono bambini. Ci sono decine di migliaia di dispersi e sono rimasti senza casa, senza lavoro, senza niente a milioni. Questo in alcuni fra i paesi più poveri del mondo. Ora non c'è più acqua potabile, non ci sono fognature, non ci sono servizi sanitari, come dice il sottosegretario delle Nazioni Unite Jan Egeland, che è responsabile del coordinamento dei soccorsi: "Non possiamo nemmeno immaginare il costo per queste povere società, con tutti i villaggi di pescatori che sono stati spazzati via. Le perdite sono nell'ordine di centinaia di migliaia". Era davvero inevitabile? Molte delle morti e distruzioni si sarebbero potute evitare se si fosse messo in mare un sistema piuttosto semplice e relativamente poco costoso di boe. Vari funzionari in Tailandia ed Indonesia hanno detto che un sistema di allarme immediato avrebbe salvato molte vite, ma loro non erano al corrente del pericolo perché non c'è un sistema internazionale per controllare il formarsi di tsunami nell'Oceano Indiano.

    E questo non è tanto difficile da fare. In effetti, le boe che controllano gli tsunami esistono da vari decenni, e gli Stati Uniti hanno un sistema di allarme in funzione da più gli cinquant'anni. Oltre 50 sismometri sono dislocati nella parte settentrionale del continente americano per scoprire e misurare i terremoti che potrebbero dare origine a degli tsunami. In mezzo all'Oceano Pacifico ci sono sei boe dotate di sensori, chiamati "tsunametri" che misurano piccole variazioni nella pressione dell'acqua, e che sono programmati per dare automaticamente l'allarme ai due centri di allarme-tsunami, uno nelle isole Hawai e l'altro in Alaska.

    Il dottor Eddie Bernard, direttore del Laboratorio di Studi Marini del Pacifico a Seattle, dice che qualche boa sarebbe bastata a cambiare la situazione. Gli scienziati volevano mettere altri due misuratori di tsunami nell'Oceano Indian, uno dei quali nelle vicinanze dell'Indonesia, ma il piano non ha avuto i fondi necessari, secondo il dott. Bernard. Ognuno degli tsunametri costa soltanto 250.000 dollari (circa duecentomila euro).

    Quindi mezzo milione di dollari sarebbero bastato a costruire un sistema d'allarme remoto che avrebbe potuto salvare migliaia di vite umane. Basta confrontare questa cifra coi millecinquecento milioni di dollari che gli Stati Uniti spendono ogni giorno per finanziarie la macchina di guerra del Pentagono. Come a dire che coi soldi di un solo secondo di bombardamenti e distruzioni spesi dagli Stati Uniti si sarebbe potuto costruire un sistema di allarme adeguato. Non averlo fatto è un caso di negligenza criminale. In una riunione della Commissione Oceanografica Intergovernativa dell'ONU nello scorso giugno, gli esperti hanno concluso che "Nell'Oceano Indiano c'è un rischio significativo di tsunami a livello locale e oceanico" e che ci voleva un sistema di allarme remoto. Ma non si è presa alcuna decisione concreta. Il geologo Brian Atwater della Protezione Civile americana (U.S. Geological Survey) ha detto che "Sumatra ha una lunga storia di tremendi terremoti, e che questo rende ancor più tragica l'assenza di un sistema di allarme degli tsunami nell'Oceano Indiano. Tutti sanno che Sumatra era una bomba ad orologeria." Ancora più tragico è il fatto che il governo degli Stati Uniti era stato informato dello tsunami, ma non lo ha detto ai governi della zona. Pochi minuti dopo il terribile terremoto di grandezza 9,0 al largo dell'isola di Sumatra in Indonesia, gli scienziati americani dell'Ufficio che gestisce il controllo del clima oceanico ed atmosferico (National Oceanic and Atmospheric Administration) si è reso conto che c'era un grosso rischio di tsunami. Il NOAA ha immediatamente messo in guarda la base navale americana a Diego Garcia, che ha avuto ben pochi danni. Ma non ha avvisato le autorità civili dei paesi della zona. Questa è una discrepanza significativa. La base militare è stata avvisata, ma i civili no. Il risultato di questa criminale negligenza sono state le migliaia di morti. Infatti per salvarsi dallo tsunami bastava salire di un dieci-venti metri rispetto al livello del mare, e questo si può fare, in molti posti, in pochi minuti. Ma non quando sta arrivando l'onda!

    (basato su materiali diffusi dall'International Action Center di New York.)

    5168