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50 verità su Nelson Mandela

(12 Dicembre 2013)

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di Salim Lamrani (*)

L’eroe della lotta contro l’apartheid ha segnato per sempre la storia dell’Africa. Nel crepuscolo della sua esistenza Nelson Mandela era venerato da tutti. Ma le grandi potenze occidentali si opposero fino all’ultimo istante alla sua battaglia per l’emancipazione umana e appoggiarono il regime razzista di Pretoria.

1. Nato il 18 luglio 1918, Nelson Rolihlahla Mandela, chiamato Madiba, è il simbolo per eccellenza della resistenza all’oppressione e al razzismo e della lotta per la giustizia e l’emancipazione umana.

2. Proveniente da una famiglia di 13 figli, Mandela fu il primo a studiare in una scuola metodista e studiò poi diritto all’Università di Fort Hare, l’unica che allora, nel regime segregazionista dell’apartheid, accettava persone di colore.

3. Nel 1944 aderì al Congresso Nazionale Africano (ANC) e in particolare alla sua Lega della Gioventù, di tendenza radicale.

4. L’apartheid, elaborato nel 1948 dopo la vittoria del Partito Nazionale Purificato, instaurava la dottrina della superiorità della razza bianca e divideva la popolazione sudafricana in quattro gruppi diversi: i bianchi (20%), gli indios (3%), i meticci (10%) e i neri (67%). Questo sistema segregazionista discriminava così i 4/5 della popolazione del paese.

5. Vennero creati i “bantustan”, riserve territoriali destinate alla gente di colore, per ammassarvi le popolazioni non bianche. Così l’80% della popolazione doveva vivere nel 13% del territorio nazionale, molte volte sprovvisto delle risorse naturali o di settore industriale, nella più grande miseria.

6. Nel 1951 Mandela divenne il primo avvocato nero di Johannesburg e prese la direzione dell’ANC della provincia del Transvaal un anno dopo. Fu anche nominato vicepresidente nazionale.

7. Alla testa dell’ANC, lanciò la “defiance campain” contro il regime razzista dell’apartheid e usò la disobbedienza civile contro le leggi segregazioniste. Durante la manifestazione del 6 aprile 1952, data del terzo centenario della colonizzazione del Sudafrica da parte dei bianchi, Mandela fu arrestato e condannato ad un anno di prigione. Dal suo arresto domiciliare di Johannesburg, creò cellule clandestine dell’ANC.

8. in nome della lotta all’apartheid, Mandela preconizzò l’alleanza tra l’ANC e il Partito Comunista Sudafricano. Secondo lui “l’ANC non è un partito comunista ma un ampio movimento di liberazione che tra i suoi membri include comunisti e altri che non lo sono. Qualsiasi persona che sia un membro leale dell’ANC, e che accetti la disciplina e i principi dell’organizzazione, ha il diritto di appartenere alle sue file. La nostra relazione con il Partito Comunista Sudafricano si basa sul reciproco rispetto. Ci uniamo al Partito Comunista Sudafricano su quegli obiettivi che ci sono comuni, ma rispettiamo l’indipendenza di ognuno e la sua identità individuale. Non vi è stato alcun tentativo da parte del Partito Comunista Sudafricano di sovvertire l’ANC. Al contrario, troviamo forza in questa alleanza”.

9. Nel dicembre 1956 Mandela fu arrestato e accusato di tradimento insieme a più di un centinaio di militanti anti-apartheid. Dopo un processo durato 4 anni, i tribunali lo assolsero.

10. Nel marzo 1960, dopo il massacro di Sharpeville - perpetrato dalla polizia contro i manifestanti antisegregazionisti, che costo la vita a 69 persone - il regime dell’apartheid mise fuori legge l’ANC.

11. Mandela fondò allora il Umkhonto we Sizwe (MK) e preconizzò la lotta armata contro il regime razzista sudafricano. Prima di optare per la dottrina della violenza legittima e necessaria, Mandela si ispirava alla filosofia della non violenza di Gandhi: “Anche se prendemmo le armi, non era la nostra scelta preferita. Fu il regime dell’apartheid ad obbligarci a prendere le armi. La nostra scelta preferita è stata sempre trovare una soluzione pacifica al conflitto dell’apartheid”.

12. Il MK moltiplicò allora gli atti di sabotaggio contro i simboli e le istituzioni dell’apartheid, preservando nello stesso tempo le vite umane, lanciò con successo uno sciopero generale e preparò il terreno della lotta armata con l’addestramento militare dei suoi membri.

13. Durante una visita in Algeria nel 1962, a seguito di un invito del Presidente Ahmed Ben Bella, Mandela approfittò dell’opportunità per perfezionare le sue conoscenze sulla guerra di guerriglia. Algeri mise a disposizione dell’ANC campi di addestramento e appoggio finanziario ai resistenti antiapartheid. Là Mandela ricevette una formazione militare. Si ispirò profondamente alla guerra di Liberazione nazionale del popolo algerino contro il colonialismo francese. Dopo la sua liberazione, Mandela dedicò il suo primo viaggio all’estero all’Algeria nel maggio 1990 e rese un tributo e un omaggio al popolo algerino: “E’ l’Algeria che ha fatto di me un uomo. Sono algerino, sono arabo, sono musulmano! Quando tornai al mio paese per affrontare l’apartheid, mi sentii più forte”. Egli ricorderà che essere stato “il primo sudafricano addestrato militarmente in Algeria”.

14.Mandela studiò minuziosamente gli scritti di Mao e del Che Guevara. Divenne un grande ammiratore del guerrigliero cubano-argentino. Dopo la sua liberazione dichiarerà: “Le ‘azioni’ rivoluzionarie (di Che Guevara) – anche nel nostro continente – furono di una tale grandezza che nessun incaricato della censura in prigione potè nascondercele. La vita del Che è un’ispirazione per qualsiasi essere umano che ami la libertà. Onoreremo sempre la sua memoria”.

15. Cuba fu una delle prime nazioni a prestare aiuto all’ANC. Al riguardo, Nelson Mandela sottolineerà: “Dove c’è un paese che abbia chiesto l’aiuto di Cuba e a cui sia stato negato? Quanti paesi minacciati dall’imperialismo o che lottano per la loro liberazione nazionale hanno potuto contare sull’appoggio di Cuba? Devo dire che quando decidemmo di levarci in armi ci avvicinammo a numerosi governi occidentali cercando aiuti e ottenemmo solo udienze con ministri di rango molto basso. Quando visitammo Cuba fummo ricevuti dai funzionari di più alto grado, che immediatamente ci offrirono tutto quello che volevamo e che avevamo bisogno. Questa fu la nostra prima esperienza con l’internazionalismo di Cuba”.

16. Il 5 agosto 1962, dopo 17 mesi di vita clandestina, Mandela fu arrestato e incarcerato a Johannesburg, grazie alla collaborazione dei servizi segreti degli Stati Uniti con Pretoria. La CIA diede alle forze repressive dell’apartheid le informazioni necessarie per la cattura del leader della resistenza sudafricana.

17. Accusato di essere l’organizzatore dello sciopero generale del 1961 e di uscita illegale dal territorio nazionale, egli fu condannato a 5 anni di prigione.

18. Nel luglio 1963 il regime arrestò 11 dirigenti dell’ANC a Rivonia, vicino a Johannesburg, sede della direzione dell’MK. Tutti furono accusati di tradimento, sabotaggio, cospirazione con il Partito Comunista e complotto finalizzato a rovesciare il governo. Mentre era in prigione, Mandela fu accusato degli stessi reati.

19. Il 9 ottobre cominciò il famoso processo di Rivonia davanti alla Corte Suprema di Pretoria. Il 20 aprile 1964, di fronte al giudice Quartus de Wet, Mandela sviluppò il suo vibrante discorso e sottolineò che, a fronte del fallimento della disobbedienza civile come metodo di lotta per ottenere la libertà, l’uguaglianza e la giustizia, a fronte dei massacri di Sharpeville e della messa fuori legge della sua organizzazione, l’ANC non aveva avuto altra possibilità che ricorrere alla lotta armata per resistere all’oppressione.

20. Il 12 giugno 1964 Mandela e i suoi compagni furono dichiarati colpevoli di sedizione e condannati all’ergastolo.

21. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite denunciò il processo politico di Rivonia. Nell’agosto 1963 condannò il regime dell’apartheid e chiamò le nazioni del mondo a sospendere le loro forniture di armi al Sudafrica.

22. Le grandi nazioni occidentali come Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia, ben lontane dal rispettare la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza, appoggiarono il regime razzista sudafricano e moltiplicarono le forniture di armi.

23. Da De Gaulle fino al governo di Giscard, la Francia fu un fedele alleato del potere razzista di Pretoria e rifiutò istericamente di dare il proprio appoggio all’ANC nella sua lotta per l’uguaglianza e la giustizia.

24. Parigi, che non smise mai di fornire materiale militare a Pretoria, fornì anche al Sudafrica la sua prima centrale nucleare nel 1976. Sotto i governi di De Gaulle e di Pompidou, il Sudafrica era il terzo cliente della Francia in materia di armamenti.

25. Nel 1975 il Centro Francese del Commercio Estero (CFCE) segnalò che “la Francia è considerata l’unico vero appoggio del Sudafrica tra i grandi paesi occidentali. Non solo fornisce al paese l’essenziale degli armamenti necessari , ma si è mostrata benevola - anzi, un’alleata - nei dibattiti e nei voti delle organizzazioni internazionali”.

26. Incarcerato a Robben Island con il n. 466/64, Mandela visse là 18 anni della sua esistenza in condizioni di estrema durezza. Non poteva ricevere più di 2 lettere e 2 visite all’anno e rimase separato da sua moglie Winnie – che non aveva il permesso di visitarlo – per 15 anni. Fu condannato ai lavori forzati, cosa che danneggiò seriamente la sua salute senza mai che la sua forza morale si spezzasse. Dava lezioni di politica, di letteratura e di poesia ai suoi compagni di sventura e chiamava alla resistenza. A Mandela piaceva recitare il poema “Invictus” (Indomito) di William Ernest Henley: “It matters not how strait the gate/How charged with punishments the scroll./I am the master of my fate:/I am the captain of my soul” (Non importa quanto sia stretta la porta, quanto piena di castighi la vita. Io sono il padrone del mio destino: io sono il capitano della mia anima).

27. Il 6 dicembre 1971 l’Assemblea Generale dell’ONU definì l’apartheid un crimine contro l’umanità e chiese la liberazione di Nelson Mandela.

28. Nel 1976 il governo sudafricano propose a Mandela la liberazione in cambio della rinuncia alla lotta. Madiba rifiutò recisamente la proposta del regime segregazionista.

29. Nel novembre 1976, dopo le rivolte di Soweto e la sanguinosa repressione scatenata dal regime dell’apartheid, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite pose l’embargo sulle armi destinate al Sudafrica.

30. Nel 1982 Mandela fu trasferito nella prigione di Pollsmore, vicino a Cap.

31. Nel 1985 Pieter Willen Botha, presidente de facto della nazione, propose di liberare Mandela se egli si impegnava in cambio a rinunciare alla lotta armata. Il leader della lotta antiapartheid rifiutò la proposta e chiese democrazia per tutti: “Un uomo, un voto”.

32. A fronte della recrudescenza delle operazioni di guerriglia del MK, il regime segregazionista creò squadroni della morte per eliminare i militanti dell’ANC in Sudafrica e all’estero. Il caso più famoso è quello di Dulcie September, assassinata a Parigi il 29 marzo 1988.

33. La mobilitazione internazionale in favore di Nelson Mandela culminò con un concerto a Wembley nel giugno 1988 in omaggio ai 70 anni del resistente sudafricano, che venne seguito da 500 milioni di persone in televisione.

34.L’elemento decisivo che pose fine all’apartheid fu la strepitosa sconfitta militare che le truppe cubane inflissero all’esercito sudafricano a Cuito Cuanavale, nel sud-est dell’Angola, nel gennaio 1988. Fidel Castro inviò i suoi migliori soldati in Angola dopo l’invasione del paese da parte del regime di Pretoria, appoggiato dagli Stati Uniti. La vittoria di Cuito Cuanavale permise anche alla Nabibia, allora occupata dal Sudafrica, di ottenere la sua indipendenza.

35. In un articolo intitolato “Cuito Cuanavale: la battaglia che finì l’apartheid”, lo storico Pietro Gleijeses, professore dell’Università John Hopkins di Washington, specialista della politica africana di Cuba, segnala che “la prodezza dei cubani sul campo di battaglia e il loro virtuosismo al tavolo dei negoziati furono decisivi per obbligare il Sudafrica ad accettare l’indipendenza della Namibia. La loro difesa di Cuito fu il preludio di una campagna che obbligò la SADF (l’esercito sudafricano) ad andarsene dall’Angola. Questa vittoria si ripercosse più in là della Namibia”.

36. Nelson Mandela, durante la sua visita storica a Cuba nel luglio 1991, ricordò quell’episodio: “La vostra presenza ed i rinforzi inviati per la battaglia di Cuito hanno un’importanza veramente storica. La schiacciante sconfitta dell’esercito razzista a Cuito Cuanavale costituì una vittoria per tutta l’Africa! Quella pesantissima sconfitta dell’esercito razzista a Cuito Cuanavale diede la possibilità all’Angola di godere la pace e di consolidare la propria sovranità! La sconfitta dell’esercito razzista permise al popolo combattente della Namibia di ottenere finalmente la sua indipendenza. La decisiva sconfitta delle forze degli aggressori dell’apartheid distrusse il mito dell’invincibilità dell’oppressore bianco. La sconfitta dell’esercito dell’apartheid servì da ispirazione al popolo combattente del Sudafrica. Senza la sconfitta inflitta a Cuito Cuanavale le nostre organizzazioni non sarebbero state legalizzate. La sconfitta dell’esercito razzista a Cuito Cuanavale ha reso possibile che oggi io sia qui con voi. Cuito Cuanavale rappresenta una pietra miliare nella storia della lotta per la liberazione dell’Africa australe. Cuito Cuanavale segna la svolta nella lotta per liberare il continente e il nostro paese dal flagello dell’apartheid. La sconfitta decisiva inflitta a Cuito Cuanavale cambiò la correlazione di forze nella regione e ridusse considerevolmente la capacità del regime di Pretoria di destabilizzare i suoi vicini. Questo fatto, insieme alla lotta del nostro popolo all’interno del paese fu cruciale per far capire a Pretoria che doveva sedersi al tavolo dei negoziati”.

37. Il 2 febbraio 1990 il regime segregazionista, moribondo dopo la sconfitta di Cuito Cuanavale, si vide obbligato a rendere legale l’ANC e ad accettare i negoziati.

38. L’11 febbraio 1990, dopo 27 anni di carcere, Nelson Mandela era finalmente libero.

39. Nel giugno 1990 furono abolite le ultime leggi segregazioniste, dopo la pressione imposta da Nelson Mandela, dall’ANC e dal popolo.

40. Eletto Presidente dell’ANC nel luglio 1991, Mandela ricordò gli obiettivi: “Nell’ANC staremo sempre a fianco dei più poveri e dei senza diritti. Non solo saremo al loro fianco. Ci assicureremo che, più prima che poi, essi reggano la terra in cui nacquero e che – come dice la Carta della Libertà – sia il popolo a governare”.

41. Molto criticato per la sua alleanza con il Partito Comunista Sudafricano dalle potenze occidentali che continuavano ad appoggiare il regime dell’apartheid durante il processo di pace, Mandela replicò in modo deciso: “Non abbiamo la minima intenzione di dare retta a coloro che suggeriscono e consigliano che noi rompiamo questa alleanza (con il Partito Comunista). Chi sono coloro che ci offrono questi consigli non richiesti? Essi vengono in massima parte da quelli che non ci hanno mai dato alcun aiuto. Nessuno di questi consiglieri ha mai fatti i sacrifici che hanno fatto i comunisti per la nostra lotta. Questa alleanza ci ha rafforzato e la renderemo ancor più stretta”.

42. Nel 1991 Mandela condannò il persistente appoggio degli Stati Uniti al regime dell’apartheid: “Siamo profondamente preoccupati per l’atteggiamento che l’amministrazione Bush ha adottato rispetto a questo problema. Il loro è stato uno dei pochi governi che sono rimasti sempre in contatto con noi per esaminare la questione delle sanzioni e gli abbiamo mostrato chiaramente che eliminare le sanzioni sarebbe prematuro. Ma questa amministrazione, senza neppure consultarci, ci ha semplicemente informato che le sanzioni statunitensi sarebbero state annullate. Consideriamo che questo sia completamento inaccettabile”.

43. Nel 1993 Mandela ricevette il Premio Nobel per la pace per la sua opera in favore della riconciliazione nazionale.

44. Durante il primo scrutinio democratico della storia del Sudafrica, il 27 aprile del 1994, Nelson Mandela, di 77 anni, fu eletto Presidente della Repubblica con più del 60% dei voti e governò fino al 1999.

45. Il 1° dicembre 2009 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite votò all’unanimità dei suoi 192 membri una risoluzione che titola il 18 luglio Giornata internazionale Nelson Mandela, in omaggio alla lotta dell’eroe sudafricano contro tutte le ingiustizie.

46. Se oggi Mandela viene salutato da tutti, per decenni le potenze occidentali lo hanno considerato un uomo pericoloso e lo hanno combattuto appoggiando il regime dell’apartheid.

47. Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna sono stati gli alleati principali del regime dell’apartheid, che hanno appoggiato fino all’ultimo.

48. Se gli Stati Uniti venerano oggi Nelson Mandela, da Clinton a Bush passando per Obama, è utile ricordare che lo hanno tenuto nella lista dei membri di organizzazioni terroriste fino al 1° gennaio 2008.

49. Nelson Mandela ricordò varie volte i fortissimi legami che univano il Sudafrica a Cuba: “Fin dai suoi primi giorni la Rivoluzione Cubana è stata una fonte di ispirazione per tutti i popoli amanti della libertà. Il popolo cubano occupa un luogo speciale nel cuore dei popoli dell’Africa. Gli internazionalisti cubani diedero un contributo all’indipendenza, alla libertà e alla giustizia in Africa che non ha paragoni, per i principi e la generosità disinteressata che lo ha caratterizzato. Molto è quanto possiamo apprendere dalla loro esperienza. In particolar modo ci commuove l’affermazione del vincolo storico con il continente africano e i suoi popoli. Il loro fermo impegno per lo sradicamento sistematico del razzismo non ha paragoni. Siamo coscienti del grande debito che c’è con il popolo di Cuba, Quale altro paese può vantare una storia di più grande generosità disinteressata di quella che Cuba può mostrare nelle sue relazioni con l’Africa?”.

50. Thenjiwe Mtintso, ambasciatrice del Sudafrica a Cuba, ha ricordato la verità storica a proposito dell’impegno di Cuba in Africa: “Oggi il Sudafrica ha molti nuovi amici. Ieri questi amici si riferivano ai nostri leaders e ai nostri combattenti come terroristi e ci minacciavano dai loro paesi mentre appoggiavano il Sudafrica dell’apartheid. Quegli stessi amici oggi vogliono che noi denunciamo e isoliamo Cuba. La nostra risposta è molto semplice: è il sangue dei martiri cubani e non di questi amici quello che scorre in profondità nella terra africana e nutre l’albero della libertà nella nostra Patria”.


(*) Scrittore, giornalista e docente francese presso l’Università Parigi-Descartes;

da: Rebelion.org; 8.12.2013

Traduzione di Daniela Trollio - Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”, Sesto S.Giovanni

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