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Incensare Mandela per coprire una nuova guerra coloniale

(15 Dicembre 2013)

Editoriale dei bollettini di fabbrica pubblicati dalla Frazione "l'Etincelle" 10 /12/2013

Sarkozy e Hollande si sono recati mano nella mano a Johannesburg in compagnia di tutti i capi di stato del mondo capitalista. I due presidenti hanno celebrato il senso morale di Mandela, l’hanno incensato come un uomo di pace, nel momento stesso in cui il loro esercito si schiera in Africa Centrale. Il terzo intervento militare francese nel continente in tre anni, dopo la Libia e il Mali.

Predicare la « riconciliazione » agli oppressi...

La lotta contro l’apartheid in Sudafrica è durata diecine di anni. E’ stata segnata da rivolte di giovani disoccupati relegati nei ghetti neri come Soweto, e dagli scioperi politici degli operai e dei minatori per la caduta del regime. La classe operaia e i suoi giovani volevano rovesciare l’apartheid per ottenere la dignità, un posto di lavoro, un appartamento decente, l’assistenza sanitaria, l’istruzione.
Il regime d’apartheid è caduto vent’anni fa, ma l’ordine capitalista rimane.
E oggi in Sudafrica la disoccupazione è ai massimi livelli. L’AIDS fa stragi, e la popolazione nera è la prima vittima di questa segregazione sociale. Lo sfruttamento non si è addolcito, come ha dimostrato la repressione feroce dello sciopero dei minatori di Marikana l’anno scorso, quando trentanove di loro sono stati assassinati dalla polizia. Il fatto è che gli uomini dell’apparato statale e del padronato sudafricano sono rimasti al loro posto, anche se hanno dovuto fare un po’ di posto all’élite nera privilegiata. Poiché è marcito ventisette anni in prigione sotto l’occhio indifferente delle grandi potenze, che oggi gli rendono omaggio, Mandela è divenuto il simbolo della lotta contro l’oppressione razziale. Ma questa lotta dei poveri e degli operai i dirigenti imperialisti vorrebbero seppellirla sotto i crisantemi. Celebrano solo la « transizione pacifica » che ha segnato la fine dell’apartheid e la politica di « riconciliazione» condotta da Mandela e dal suo partito, l’ANC, al potere da venti anni. Una politica che ha soprattutto riconciliato il potere bianco alleato al capitalismo mondiale con un sottile strato dirigente nero, a spese delle masse povere del Sudafrica.

… E partire in guerra per gli interessi dei ricchi

Ma lo spirito di responsabilità e di conciliazione non è mai tanto vantato come quando si applica alle lotte degli oppressi. Quando lo stato francese vede i propri interessi minacciati dal caos, che esso stesso ha creato in Africa Centrale, non si tratta per esso né di compromessi né di ponderazione: più di un migliaio di soldati schierati sul posto in una sera!
Questo paese, ricco di risorse naturali, è uno dei più poveri del mondo. I dittatori succeduti all’”imperatore” Bokassa 1° fino all’attuale presidente sono sempre stati in stretti rapporti con l’imperialismo francese.
Il fatto è che si possono fare soldi, anche a scapito d’una popolazione miserabile. Lo testimoniano le visite, questa estate, a Bangui di Claude Guéant o di Jean-Christophe Mitterrand, venuti a negoziare contratti.
A forza di sfruttare il paese appoggiandosi sulla corruzione delle élite locali e senza preoccuparsi assolutamente di sviluppare le infrastrutture e i servizi pubblici, la Francia ha precipitato l’Africa Centrale nel caos dei gruppi armati rivali. Al punto che Areva non può più sfruttare da un anno una miniera d’uranio di cui aveva ottenuto la concessione.
Questo nuovo intervento militare non ha niente di umanitario. E’ una guerra di saccheggio. Mira solo a rendere sicuri gli investimenti di grandi gruppi francesi in Africa - e con loro, di affaristi mafiosi che la borghesia trascina sempre nella sua scia.
La guerra, il saccheggio dei paesi poveri e il razzismo sono nella natura stessa del capitalismo. Per farla finita con questi flagelli occorre rovesciare questo ordine sociale fondato sullo sfruttamento dei lavoratori e di tutti i popoli del pianeta da parte di una piccola minoranza di privilegiati.

Convergences Révolutionnaires

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