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(28 Dicembre 2013)
l'Italia da decenni è vittima e ostaggio di un pensiero unico, spacciato per ineluttabile. Un unico modello di sviluppo, una stessa retorica della crescita senza fine governano le "grandi opere", la nuova urbanizzazione e la speculazione edilizia che spalma di cemento l'intero Paese. Tutto ciò nasce dalla contraddizione tra capitale e natura, questa contraddizione consiste nel fatto che il capitale, per continuare a crescere attraverso l’accumulazione di plusvalore, non può fare a meno di un sistema produttivo che utilizza una quantità illimitata di risorse materiali della natura che invece sono limitate e si riproducono in tempi assolutamente più lunghi dei tempi di consumo umani e dei tempi di crescita della popolazione mondiale. In tutto ciò si inserisce la battaglia sacrosanta contro l’”Ecomostro” di Parma ovvero del “forno inceneritore”. E’ diffusa la pessima abitudine di chiamare "sviluppo" ogni opera, pubblica o privata, che produca profitti delle imprese, anche a costo di devastare il territorio. Si scambia in tal modo il mezzo per il fine, e in nome della "crescita" si sdogana qualsiasi progetto, anche i peggiori, senza nemmeno degnarsi di mostrarne la pubblica utilità. La struttura produttiva e di consumo della nostra società oltre a sfruttare il lavoro salariato per la crescita e l’accumulazione del capitale dei “soliti noti”, porta pericolosamente verso l’esaurimento delle risorse naturali, produce inquinamenti e rifiuti di ogni genere, provocando un forte impatto nocivo sulle condizioni ambientali di vita delle comunità umane, giungendo perfino ad alterare il clima e con esso, l’equilibrio ecologico del pianeta. Il CSP-Partito Comunista di Parma sottolinea la sciagurata scelta dell’opera e del suo impatto negativo sulla salute umana, ormai sufficientemente conclamato ed entra nel merito della contraddizione politica insita nella scelta stessa .
A tal proposito ci viene in aiuto Engels, che in “Dialettica della Natura” afferma che lo stesso uomo è un prodotto del processo evolutivo della natura e non una forza produttiva ridotta a merce dal capitalismo e che la possibilità per arrivare alla costruzione di una società in grado di istaurare un rapporto uomo /natura non più antropocentrico, dipende solamente dall’ampliarsi delle nostre conoscenze sulle “conseguenze remote” di un uso scriteriato delle risorse naturali da parte delle attività economiche. Oggi queste conseguenze, anche grazie al “forno inceneritore” di Parma, non sono più “remote”: la catastrofe ambientale ha raggiunto una tale dimensione da mettere in pericolo la nostra vita e quella di ogni altra forma vivente sul pianeta. Il CSP-Partito Comunista ritiene fondamentale un vasto movimento di lotta che si ponga come obbiettivo la realizzazione di ciò che Marx chiamava il “Regno della Libertà”, che fuoriesce dal “Regno delle Necessità indotte” ed ancora “Ognuno secondo le sue capacità; ad ognuno secondo i suoi bisogni, nei limiti della conservazione dei cicli vitali di riproduzione della natura” abbandonando la concezione borghese dell’uomo dominatore della natura che ha portato e porta a disastri inauditi che possono mettere in pericolo le future generazioni.
A cura del dipartimento “Territorio ed ambiente” del CSP Partito Comunista Parma
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