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L’uso di armi ad uranio depleto (DU)

(11 Gennaio 2005)

“... le truppe della NATO hanno usato Uranio Depleto (impoverito) sparando 10.800 colpi (2750 kg) in Bosnia-Erzegovina dal 1994 al 1995, e circa 31.000 colpi (una tonnellata) nel 1999 sul Kosovo, Provincia della Repubblica di Jugoslavia. Dopo il conflitto, fra il personale del PKO e la popolazione locale, non si contano più ormai coloro che se ne sono andati all’altro mondo, avendo accusato gli stessi sintomi presentati dai veterani della Guerra del Golfo…La gente dell’Iraq e della Bosnia, come pure i veterani della Guerra del Golfo e della Guerra dei Balcani, tutti hanno manifestato gli stessi sintomi di gravi sofferenze e lesioni fisiche, e non vi sono dubbi che questi sono effetti dovuti all’Uranio Depleto…”

1. La verità sull’uso di armi all’Uranio Depleto (DU) da parte delle truppe Statunitensi e Britanniche.

Le truppe Statunitensi e Britanniche, negli attacchi contro l’Iraq che sono iniziati il 21 marzo 2003, hanno usato armi al DU durante le battaglie avvenute nelle varie regioni dell’Iraq. La verità sull’uso di armi a DU da parte delle truppe USA è stato comprovata e ammessa dal generale di Brigata Brooks in una conferenza stampa del 26 marzo dello stesso anno, quando dichiarava: “sono state usate bombe a DU”.
Michael Kilpatrick, Direttore Aggiunto del Dipartimento per l’Assistenza Sanitaria dell’Ufficio del vice Ministro per la Difesa della Salute, il 6 marzo 2004, ad un forum presso il MIT (Istituto Tenologico del Massachussets) ha dichiarato: “L’Esercito ha sparato e usato nei carri armati e nei veicoli corazzati almeno 240 tonnellate di proiettili al DU, e l’Aviazione Militare ha sganciato almeno 100 tonnellate di bombe dagli aerei A-10. Queste, associate, dovrebbero corrispondere ad un equivalente di 115 tonnellate di metallo puro di Uranio.”
Le truppe USA non hanno fatto ulteriori dichiarazioni pubbliche specifiche sull’uso di armi al DU, sulle località dove le bombe sono state sganciate, e sulla quantità usata di armi al DU, ma questi argomenti sono stati ben chiariti uno per uno dalla dimostrazione del numero enorme di armi a DU usate in questa guerra, sulla base delle indagini, degli sforzi e dei buoni intendimenti di giornalisti e scienziati noti in tutto il mondo, che hanno condotto inchieste sul DU in Iraq.

(1) Il Professore Associato Hiroyuki Fujita dell’Università di Keio ha condotto ricerche in varie località dell’Iraq, scoprendo tantissime bombe a DU nel distretto municipale di Baghdad. Inoltre, dagli squarci nella corazza di tanks distrutti ha rilevato radiazioni e confermato la presenza di particelle micronizzate di ossido di DU raccolte da una vasca di raccolta acque di una fabbrica del ghiaccio.

(2) Un Ufficiale incaricato delle Forze Armate USA, in un giornale Statunitense, ha testimoniato che “ sono state usate 500 tonnellate di bombe a DU” e che “Bunker-Buster (l’Acchiappa Bunker) GBU- 28 è dotato di DU.”

(3) Ed Pennel, un soldato USA, scriveva ai suoi, via e-mail, che “il 29 marzo sono state impiegate bombe a DU.”

(4) Scott Peterson ha trovato bombe a DU nelle vicinanze del Palazzo del Ministero della Pianificazione e polvere fine di particelle di ossido di DU vicino a un carro armato iracheno distrutto, a Baghdad.

(5) Il Ministro della Difesa Olandese ha confermato che bombe a DU sono state usate a Samawa.
Inoltre, prima dello scoppio della guerra, il 15 marzo 2003, in un rapporto con la stampa al Dipartimento della Difesa, il Colonnello Naughton rendeva noto che “i carri armati Abrams sono stati dotati di ordigni a DU, così come gli aerei A-10”, in quanto “non esistevano alternative.”
Testimoni hanno visto ripetutamente strutture civili prese come bersagli da aerei A-10, tanto per incominciare il Ministero della Pianificazione dell’Iraq, durante i bombardamenti aerei su Baghdad.
La relazione con le ricerche condotte da Scott Peterson in realtà ha confermato la dichiarazione fornita dal Colonnello Naughton nella conferenza stampa prima citata. I carri armati Abrams sono stati i principali carri da battaglia usati negli assalti terrestri in Iraq.
Quindi, è altamente probabile che, a prescindere dai fatti sicuramente verificati, le Forze Armate USA abbiano usato in larga quantità armi a DU, anche superiore al volume dichiarato, in tutta l’area dell’offensiva contro l’Iraq, per di più in zone ad alta densità di popolazione, particolarmente a Baghdad, Bassora, etc.
Anche il Ministero della Difesa Britannico ha ammesso l’uso di parecchie tonnellate di proiettili a DU. Le località non sono state rese di pubblico dominio, ma, come esempio apparso in un giornale Britannico, il 25 marzo 2003, vi erano state indicazioni della probabilità che bombe a DU fossero state usate sulla parte occidentale della Città di Bassora durante un accidentale cannoneggiamento da parte di un carro armato Challenger dell’esercito Britannico contro un altro Challenger inglese.

2. Particolari caratteristiche dell’Uranio Depleto (Impoverito) DU

L’Uranio si trova diffusamente in natura come una miscela di tre isotopi. L’Uranio naturale è solamente costituito per lo 0.72% da Uranio 235, che produce la fissione nucleare, ma soprattutto per il 99.2746% da Uranio 238, che non produce fissione nucleare, e il restante 0 .0054%, è Uranio 234 .
Per questa ragione, in modo da poterlo usare efficacemente negli impianti per energia nucleare, o per la costruzione di bombe atomiche, è necessario operare il processo detto di “concentrazione”, di arricchimento della percentuale di Uranio 235, che permette la fissione nucleare. In larga quantità, il sottoprodotto di tale processo è l’Uranio Depleto (impoverito!), che effettivamente costituisce scorie radioattive. Il termine “depleto” dà l’impressione che questo Uranio abbia effetti radioattivi veramente di bassa intensità, ma la sua percentuale di radioattività equivale al 60% di quella dell’Uranio naturale ed emette radiazioni alfa. I raggi alfa, [N.d.tr.: I raggi alfa sono costituiti da nuclei di elio-4, cioè da due neutroni e due protoni dotati di grande energia di legame, che per questo vengono emessi come unica particella], hanno debole forza di penetrazione, possono propagarsi nell’aria solo per qualche centimetro, e possono essere assorbiti e bloccati anche da un foglio di carta. Di conseguenza, non hanno effetti sul corpo umano, se non hanno un contatto diretto con esso, ma se una pur piccola particella di Uranio Depleto entra nel corpo può causare una esposizione radioattiva all’interno estremamente pericolosa. Quindi, questo è un materiale estremamente pericoloso, che possiede combinate le caratteristiche non solo di tossicità da radioattività, ma anche di tossicità tipica dei metalli pesanti. E il suo tempo di dimezzamento è di 4.5 miliardi di anni, e questo significa che in pratica continua ad emettere radiazioni in perpetuo.

3. Caratteristiche Speciali delle Armi a Uranio Depleto (DU)

Stoccare Uranio Depleto è enormemente dispendioso, ma trovargli un utilizzo, in qualsiasi modo, è quello che il Dipartimento USA per l’Energia ha cercato di fare. È nelle munizioni per l’Esercito che l’Uranio Depleto viene usato in larga scala; soprattutto come sostanza penetrante che viene inserita nelle ogive delle bombe con l’intento di aumentarne il potere di penetrazione, e anche nelle corazze dei carri armati in modo da aumentarne la capacità difensiva. Soprattutto, le armi ad Uranio presentano i seguenti vantaggi:

* L’Uranio Depleto, data la sua densità veramente alta (1.7 volte quella del piombo, 2.5 volte quella del ferro) e la sua durezza, quando viene usato nella punta dei proiettili, accresce il potere di penetrazione di questi e dispiega la sua tremenda capacità di aprire varchi in spesse lastre di ferro e nel calcestruzzo.

* Anche se non vi sono esplosivi all’interno dell’ogiva, esplode all’impatto, ed è alta la capacità di uccidere e ferire il nemico, data l’alta temperatura che si produce quando brucia.

* È veramente poco costoso, visto che la materia prima è costituita da scorie radioattive, scaricate in modo massiccio e stivate in contenitori speciali.

Inoltre, quando il DU esplode all’impatto, e brucia con sviluppo di alte temperature, produce micro-particelle di ossido di uranio (aerosol di particelle del diametro di micron, e un micron corrisponde ad un millesimo di millimetro). Allora, le particelle diffuse nell’atmosfera e trasportate nell’aria, inquinano vaste zone dell’atmosfera, e in seguito le particelle che ricadono al suolo inquinano l’ambiente, il terreno e l’acqua, ecc.

4. Terribili effetti negativi delle armi a DU sul corpo umano

Quando le particelle di Uranio vengono inalate dal corpo, le particelle aggrediscono dapprima la trachea e il sistema respiratorio. Visto che le particelle sono praticamente insolubili, hanno difficoltà a dissolversi nel sangue, e quindi restano depositate per un lungo periodo di tempo. Alla fine, queste particelle che hanno aderito in modo stretto, continuano ad esporre alle radiazioni gli organi vicini. Perciò, inducono nelle cellule e nei geni alcune trasformazioni, e causano tumori, leucemie, linfomi, malattie e anomalie congenite.
Poi, gradualmente, vengono assorbite nel sangue e nel sistema linfatico, e producono malattie e danni in tutto il corpo.
Inoltre, a prescindere dall’inalazione, possono essere introdotte nel corpo ed entrare nel flusso sanguigno per ingestione orale e attraverso piaghe e ferite.
Questo tipo di armi veramente pericolose sono state disseminate in grande quantità su tutto l’Iraq dalle truppe USA e Britanniche. Non solo durante la guerra, ma anche dopo la guerra, per una durata inimmaginabile di tempo, pari a 4.5 miliardi di anni da adesso in avanti, il popolo dell’Iraq dovrà sostenere il peso di vivere in una terra intensamente inquinata e dovrà arrangiarsi a sopravvivere con questa difficile realtà.
Le truppe Britanniche e Statunitensi, alla richiesta di rinunciare a questo tipo di armi al DU, rispondono portando via solo vite preziose, e producendo agli Iracheni ancora ulteriori sofferenze, e in eterno.

I. Lesioni materiali in Iraq, dopo la Guerra del Golfo.

Durante la Guerra del Golfo nel gennaio del 1991, le Forze Armate USA hanno sganciato 320 tonnellate di proiettili a DU sull’Iraq. Subito dopo la guerra, si è verificata un’alta incidenza di fenomeni strani, mai visti prima della guerra. Sono avvenuti diversi casi di questo tipo: molti membri della stessa famiglia hanno sviluppato forme tumorali, o un unico paziente ha presentato forme di tumori diversi, ecc.; il cancro che si diffonde rapidamente, lo scoppio di malattie infettive dovuto al veloce estendersi del cancro, leucemia, anemia aplastica, tumori maligni e immunodeficienza, herpes e sofferenze legate all’herpes zoster, sintomatologie che richiamano quelle dell’AIDS, sindromi collegate a disfunzioni del fegato e renali, disfasia ereditaria e malattie congenite dovute a danni genetici. Bambini, specialmente in tenera età, che non hanno possibilità di reagire e sono senza colpa, sono diventati le vittime principali di questa guerra. La parte meridionale della Città di Bassora, che è vicina al campo di battaglia della Guerra del Golfo, è stata danneggiata in modo preoccupante, e secondo un medico della Clinica Universitaria di Bassora, il numero di casi che sono stati colpiti dal cancro è aumentato dai 34 del 1988, prima della Guerra del Golfo, alla sbalorditiva cifra di 603 del 2001, 17 volte più elevata.
(1) Maternità di Bassora ed Ospedale Pediatrico.
A Mohammed Hoji veniva diagnosticata una leucemia, proprio un anno dopo la sua mamma, che era stata ugualmente ricoverata nello stesso ospedale, morta di leucemia. Il medico incaricato di questo caso, il Dr. Surin Shirub, relazionava: “Quello che risulta straordinario in questo caso è che l’intera famiglia e i fratelli, uno per uno, avevano subito il cancro e la leucemia. Questo tipo di casistica non si era mai presentato prima della Guerra del Golfo.”
La zia Abed, che si era presa cura del bambino, si doleva: “Perché dobbiamo patire tutto questo, anche quando la guerra è passata?”.
(2) Zein, che era stato ricoverato 5 mesi prima all’Ospedale Pediatrico e Maternità di Bassora all’improvviso sviluppava un rigonfiamento addominale e gli veniva diagnosticata una leucemia. Da allora, è divenuto sempre più debole, e ha perso il suo buon umore. Sua madre, Semal, sospirava: "Io vorrei che l’America sapesse come la guerra ci ha causato tante sofferenze, anche per le molte generazioni a venire.”
(3) Abbas, al quale 3 anni fa veniva diagnosticata una leucemia, stava dormendo profondamente vicino a sua madre Hamdi. Aveva sul capo i capelli estremamente radi, per effetto delle medicine che li venivano somministrate. Hamdi diceva: “È duro quando si è impotenti a fare qualsiasi cosa per preservare il vostro bambino da queste sofferenze.”

Il dr. Jasem di questo ospedale relazionava: “Le lesioni causate dalla guerra non sono una questione contingente, temporanea. Anche in seguito, le sue vittime innocenti soffriranno per generazioni a venire.”

In effetti, questi bambini Iracheni del tutto innocenti sono stati privati del loro diritto di nascere in buona salute e di crescere normalmente, a causa degli effetti di queste armi a DU.
Inoltre, le sanzioni economiche imposte dall’ONU all’Iraq dall’agosto 1990 hanno contribuito ancor più a questa pietosa situazione.
La Risoluzione ONU 661 aveva esentato dall’embargo i materiali da usarsi per scopi medici. Pur tuttavia, la commissione che era incaricata degli adempimenti dell’embargo sotto le condizioni della Risoluzione 661 non poteva dare luogo a questa esenzione operativa per l’opposizione dei commissari Statunitensi e Inglesi, e quindi, si presentava una deficienza grave di approvvigionamenti medicali, di vaccini, siringhe, anestetici e di apparecchi sanitari necessari ai trattamenti medici.
Secondo un rapporto UNICEF, nel febbraio 1991, i rifornimenti di medicinali avevano raggiunto 1/6 del livello normale delle scorte. Ancora l’UNICEF, in un rapporto del 1993, rendeva pubblico che “all’inizio della Guerra del Golfo, il numero dei bambini morenti si aggirava sui centomila, ma dopo la Guerra il livello di mortalità si era innalzato di 3 volte quello anteguerra. Le protezioni sanitarie e i servizi di previdenza risultavano non più adeguati a causa della mancanza di risorse e di strutture per il trattamento e le cure mediche. In più, a causa delle bombe a DU usate durante la Guerra del Golfo, il numero di pazienti affetti da tumore repentinamente era accresciuto dopo la guerra. Se fosse stato garantito un trattamento adeguato nello stadio iniziale della malattia, potevano essere evitate tante morti, ma dato l’esaurirsi delle scorte di medicinali e della strumentazione specifica a causa delle sanzioni economiche, i pazienti non potevano essere adeguatamente curati, con il risultato del grande aumento del numero di vittime colpite.”
Parimenti, le depredazioni postbelliche avevano indotto i migliori medici ad andarsene dall’Iraq. A dire il vero, molti dei medici e degli studiosi rimasti venivano riconosciuti dal mondo accademico internazionale, e avevano partecipato e presentato i risultati delle loro ricerche in conferenze scientifiche e accademiche internazionali. Comunque, a causa delle sanzioni economiche, non riuscivano ad ottenere i visti per partecipare alle conferenze internazionali ed avere così l’opportunità di continuare a stabilire scambi con altri studiosi, indispensabili per l’avanzamento e il miglioramento del livello delle conoscenze e delle pratiche mediche in Iraq. Anche se desideravano andare oltremare per ricevere, ad esempio, maggiori istruzioni sulle esposizioni radioattive, o magari procurarsi anche risorse mediche necessarie, non lo potevano fare, dato che non venivano loro concessi i visti. I dati sulle vittime Irachene erano indispensabili per far fronte all’inesperienza rispetto alle problematiche degli effetti delle radiazioni dovute alle armi a DU, e mentre i medici Iracheni erano nelle condizioni di fornire questi dati e tutta la casistica, le sanzioni economiche ostacolavano il loro progresso e sviluppo.
Il dr. Junan, un esperto per il cancro all’Ospedale Ibn Gaswan, una Clinica Pediatrica e per la Maternità nella Città di Bassora, scriveva: “La leucemia infantile, se trattata immediatamente al primo stadio, ha il 70% di possibilità di essere curata, ma il tipo di medicine per questo disturbo non è disponibile, e allora i pazienti non possono essere curati bene, e, cosa deplorevole, devono anche morire. Ma, con queste sanzioni economiche, che ci consentono solo di procurarci cibo in cambio di petrolio, siamo costretti ad agire avendo a disposizione solo il 20% delle risorse mediche necessarie. Dunque, come possiamo curare i malati?”
Solo nel 2001, sono state confermate in questo Ospedale le nascite di 256 casi nati con difetti congeniti.

II. Pericoli per la salute dei Veterani della Guerra del Golfo

Chiaramente, non è solo il popolo dell’Iraq, ma anche i veterani della Guerra del Golfo del 1991 stanno soffrendo degli effetti dell’uso di queste pericolose armi a DU. Relativamente a costoro, vi è stata un’alta incidenza di vari disturbi in differenti parti del corpo, oscillando dalla perdita dei capelli, all’emicrania, artralgia, gastralgia, diarrea, fino alla perdita di memoria, insonnia, etc., e a sintomi effettivamente cronici di cancro, leucemia e immunodeficienza, tanto per incominciare.
Secondo un’indagine di fine d’anno del 1999, condotta dal Centro Risorse Nazionali per la Guerra del Golfo, Inc. (NGWRC) su 504.047 ex militari, che si sono ritirati dal servizio dopo la guerra, e sono stati ritenuti idonei per la pensione dall’Amministrazione per i Rapporti con i Veterani, 263.000, più del 52% di questi veterani, si lamentavano di qualche situazione anormale nel loro stato di salute, e avevano fatto richiesta di cure mediche al Governo degli Stati Uniti e all’Amministrazione per i Rapporti con i Veterani. Inoltre, 185.780, il 37 % di questi veterani hanno fatto richiesta di un sussidio di compensazione per inabilità al lavoro, ecc. dovuta a malattia. Circa la metà di questi veterani ha denunciato qualche forma grave, pericolosa per la salute, ed infatti più di 9.600 fra di essi sono ora deceduti.
Sebbene vi siano state solo 147 perdite direttamente in combattimento durante la Guerra del Golfo, dopo il ritorno a casa molti hanno cominciato a mostrare i sintomi di qualche grave problema di salute.
In più, dall’anno scorso, fra i soldati USA di stanza in Iraq si sono verificati insoliti disturbi e malattie di natura sconosciuta. In una recente indagine, il numero di militari che hanno chiesto il congedo per ragioni di salute ha raggiunto i 18.000, e in tutte le manifestazioni la causa sembra ricondursi al DU.
Comunque, anche se questo tipo di tragedia continua a succedere, il dipartimento di Stato USA insiste a ribadire che “l’affermazione che il DU sia la causa del cancro dei bambini in Iraq è priva di fondamento”, o che “risulta altamente probabile che l’uso da parte dell’esercito Iracheno di armi chimiche contenenti sostanze cancerogene sia la causa effettiva del cancro e delle anomalie congenite.”
Ma sintomi consimili si possono osservare in Bosnia e in Kosovo, dove questo tipo di armi chimiche menzionate dagli USA non è stato usato.

III. Pericoli per la salute dopo la Guerra dei Balcani

Le truppe della NATO hanno usato Uranio Depleto sparando circa 10.800 colpi (2750 kg) in Bosnia-Erzegovina dal 1994 al 1995, e circa 31.000 colpi (una tonnellata) nel 1999 sul Kosovo, Provincia della Repubblica di Jugoslavia. Dopo il conflitto, fra il personale della PKO e la popolazione locale, non si contano ormai più coloro che se ne sono andati all’altro mondo, avendo accusato gli stessi sintomi presentati dai veterani della Guerra del Golfo.

(1) Secondo il Centro Sanitario Jovanovich in Bosnia, dei 5.000 abitanti che erano fuggiti dal villaggio di Hajici della Bosnia-Erzegovina, nel gennaio 2001, circa 400 persone sono morte, principalmente di cancro. Ad Hajici, vi era una fabbrica di armi del vecchio esercito Jugoslavo, e, per distruggerla, era stata usata una grande quantità di bombe al DU.

(2) La gente, ricoverata al Kosovska Mirtovia, nella Provincia del Kosovo, ha messo in evidenza che dall’11 gennaio 2001, dopo il raid aereo condotto dalla NATO con bombardamenti nel Kosovo, il numero di ammalati di cancro nell’ospedale sopra citato è aumentato di circa il 200 %, e nell’ultimo anno il numero raggiungeva i 160. Hanno denunciato l’uso di bombe a DU, che si pensa costituisca la causa dell’aumento del numero di pazienti di cancro, e questo si basa sul fatto che il 40% di questi pazienti risultava proveniente da quelle zone che erano state bombardate con ordigni a DU.

(3) La gente dell’Iraq e della Bosnia, come pure i veterani della Guerra del Golfo e della Guerra dei Balcani, tutti hanno manifestato gli stessi sintomi di gravi sofferenze e lesioni fisiche, e non vi sono dubbi che questi sono effetti dovuti al DU.

In più, la verità sull’uso di armi a DU da parte delle Forze Armate USA nella Guerra in Afghanistan nel 2001, e il fatto reale dell’esposizione alle radiazioni da DU e i rischi per la salute della gente, sono tutte questioni messe in piena luce nella arringa di chiusura del pubblico ministero davanti al Tribunale Internazionale per i Crimini nell’Afghanistan.

IV. Casi clinici relativi a Veterani USA della guerra in Iraq

Samawa, dove è dislocata la Forza di Auto Difesa, è un punto strategico che si trova fra Bassora e Baghdad. L’esercito USA, quando era in marcia verso Baghdad, passando attraverso questa statale, vi incontrava una dura resistenza da parte delle truppe Irachene, e occorreva loro una settimana per soffocare le rivolte nelle città e nelle strade che venivano attraversate. Durante gli scontri venivano usate armi a DU.

Il dr. Asaf Durakovic, specialista in Medicina Nucleare, consigliere della Fondazione Nazionale per le Scienze, e direttore della Clinica di Medicina Nucleare creata dal Dipartimento dei Veterani USA, dopo la fine della Guerra del Golfo, ha istituito il Centro Ricerche Mediche sull’Uranio, che è un’agenzia di ricerca indipendente con sede in Canada, e per diversi anni ha continuato ad esaminare i segni di contaminazione da DU in soldati Americani, Britannici e Canadesi.
Secondo uno studio condotto dal dr.Durakovic, pubblicato in data 3 aprile 2004 sul New York Daily News, dopo la Guerra in Iraq era stato riscontrato DU nelle urine di 4 su 9 militari USA, che erano di stanza a Samawa a far rispettare la pace e l’ordine, ed erano stati rimpatriati per le loro cattive condizioni fisiche, dopo aver accusato emicrania permanente, nausea, sangue nelle urine, ridotta capacità auditiva e indebolimento della vista, ecc.
La 442.ma Compagnia, alla quale appartenevano i soldati esaminati, aveva l’incarico di scortare e di addestrare i poliziotti Iracheni, e non era coinvolta direttamente nei combattimenti. Era stato rilevato DU in questi soldati, che stavano eseguendo questa missione, ed era probabile che fossero stati esposti all’Uranio per inalazione di particelle di DU presenti nell’atmosfera.
Il Sergente Juan Vega, Capo Aiutante di Sanità di questa compagnia riferiva: “Una notte, da 10 a15 persone improvvisamente si ammalarono e svilupparono sintomi come febbre che superava i 39o C, brividi e altri sintomi di natura inspiegabile. Più di una dozzina di persone su 160 soldati in modo inaspettato avevano presentato coliche da calcolosi renale.” Juan Vega affermava: “Samawa è come l’inferno!”
La Compagnia Olandese si era insediata a Samawa, dopo che in un primo tempo aveva deciso di accamparsi in pieno deserto, visto che il livello di radioattività ambientale nel posto dove l’esercito degli USA aveva piazzato i campi era veramente troppo alto.

5. Riscontri clinici

Per poter argomentare che i danni citati in precedenza siano stati arrecati propriamente dal DU, dobbiamo avere le prove che esista una correlazione fra DU ed effetti sul corpo umano, fondata su riscontri clinici che attestino l’entità di questa situazione critica con riferimento al DU.
Ora, specificatamente all’Iraq dopo la Guerra del Golfo, dove è stato denunciato il maggior numero di casi vittime del DU, dobbiamo usare come riferimento i dati raccolti da Fasy TM, che sono stati presentati al Simposio Internazionale sul DU tenutosi a New York nel giugno 2003, come comunicazione clinica mai fino ad ora pubblicata.

I. La Teratogenicità dell’Uranio Depleto

(N.d.tr.: un fattore teratogeno può causare alterazioni mostruose nello sviluppo di un embrione)

(1) I bambini Iracheni

Secondo i dati presentati da Fasy TM, il rapporto di frequenza di disfasia congenita era di 3.04 per 1000, monitorato a Bassora, ma nel 2000 raggiungeva il 17.6, che è 5 – 6 volte più alto di quello precedentemente registrato. Questo diventa particolarmente reale in molti casi riportati, nei quali i genitori erano soldati che avevano partecipato alla Guerra del Golfo.

(2) Figli di Veterani della Guerra del Golfo

I risultati di un’indagine dell’Istituto di Ricerche Militari degli USA, condotta per determinare il rapporto di frequenza di disfasia congenita relativamente ai veterani della Guerra del Golfo, sono stati pubblicati nel New England Journal of Medicine, una rivista di medicina, nel 1997.
La conclusione era che non esisteva differenza alcuna nel rapporto di disfasia congenita fra i bambini dei veterani della Guerra del Golfo con quelli dei veterani che non avevano partecipato a questa guerra.
Comunque, 5 mesi più tardi, nella stessa rivista venivano pubblicati i risultati di una indagine condotta da tre ricercatori Inglesi, Pat Doyle, Eve Roman, Noreen Maconochie, che confutavano queste valutazioni, piuttosto superficiali, fatte solo su bambini nati e viventi, trascurando i nati abortiti e i nati morti a causa delle pesanti deformità congenite, ed inoltre con l’esclusione di 1/3 del numero complessivo di militari congedatisi.
Nel 2001, Kang dell’Amministrazione per le Questioni dei Veterani rendeva pubblica una ricerca sui veterani, che teneva conto dei nati abortiti e dei nati morti. Il risultato era che, rispetto ai veterani che non avevano fatto la Guerra del Golfo, la disfasia congenita nei bambini dei veterani che avevano prestato servizio in quella guerra era di 2.3 volte più frequente negli uomini, e di 2.4 volte nelle donne. Il dato vero su questo aumento nel numero, proprio rispetto a coloro che avevano partecipato alla Guerra del Golfo, è sicuramente sorprendente.

(3) Sperimentazione sugli animali

Secondo una ricerca del 2001 condotta in Spagna da Domingo JL, et al., quando a cavie maschili veniva fatto ingerire Uranio naturale per un periodo di 16 settimane, diminuiva il tasso di fertilità, avveniva una degenerazione dei testicoli e si notava una diminuzione di produzione spermatica. Inoltre, veniva confermato che per aver somministrato dosi di Uranio a topoline, 10 giorni prima e dopo l’ingravidamento, l’ossificazione nelle figliate diminuiva da 3 a 5 volte rispetto al gruppo di controllo, e vi erano numerosi casi di nascite mancanti delle estremità.
(Nota: la radioattività dell’uranio naturale è di 25.9 kilobecquerel, e quella dell’uranio depleto è di 16.3 kilobecquerel).
Nel 2002 , McClain DE, et al., delle Forze Armate USA somministravano Uranio Depleto alle cavie, e cercavano di determinare gli effetti del DU sull’embrione. Veniva confermato che le dimensioni degli embrioni dei ratti erano più piccoli, dopo che per più di 6 mesi era stato effettuato il trattamento con DU, che era passato attraverso la placenta.

La disfasia congenita e le varie disfunzioni nei bambini dei soldati che avevano partecipato alla Guerra del Golfo erano del tutto consimili alle condizioni dei bambini Iracheni, e questo può essere imputato alla teratogenicità del DU.

II. Carcinogenicità dell’Uranio Depleto

(1) Bambini Iracheni

Sempre rispetto ai dati raccolti da Fasy TM, nel 1990 a Bassora, su 100.000 bambini si presentavano 3.98 casi di tumore, ma nel 2000 il numero arrivava a 13.1 casi.

(2) Veterani della Guerra del Golfo

Non esiste alcuna relazione medica che dimostri statisticamente che vi sia un aumento di tumori nei veterani della Guerra del Golfo, ma si rende necessaria un’indagine dettagliata sul rapporto di incidenza di tumore nei bimbi dei veterani.

(3) Esperimenti sugli animali

Per riassumere i risultati della serie di esperimenti sugli animali condotti da Miller, et al., dell’Istituto delle Ricerche Radiobiologiche delle Forze Armate, il DU aumenta la manifestazione oncogena della cellula, favorisce la crescita degli squilibri cellulari, e produce l’esistenza di attività cellulari che generano il tumore. Inoltre, questi dati dimostrano che il DU, ancor più del nickel che è noto per essere causa di tumori, aumenta in modo rilevante l’anormalità cromosomica collegata con gli agenti carcinogeni.
Hahn, et al., hanno riportato che la somministrazione di Thorotrast (N.d.tr.: una sospensione colloidale al 25% di biossido di Torio 232, elemento radioattivo che emette particelle alfa, come il DU) in aggiunta al DU producono più facilmente il sarcoma, una forma di tumore maligno, rispetto agli esperimenti condotti sui ratti con la somministrazione di tungsteno, metallo pesante ma non radioattivo, in aggiunta al materiale radioattivo Thorotrast.
Questo dimostra che il DU non è solo cancerogeno, in quanto metallo pesante, ma anche produce il cancro come le sostanze radioattive.

(4) Effetti sulla cellula umana

Nel 2003 , Schroeder, et al, in Germania hanno analizzato le anomalie cromosomiche dei linfociti di 16 soldati, di servizio nella Guerra del Golfo e in quella Balcanica, che sicuramente erano stati esposti a radiazioni. Prima di tutto, questi ricercatori, basandosi sui dati disponibili dopo gli eventi di Hiroshima e Nagasaki, sottolineavano il fatto che l’esposizione alle radiazioni poteva causare anomalie cromosomiche nei linfociti.
Veniva confermato per questi militari che il rapporto di anomalie specifiche cromosomiche, (cromosomi dicentrici e ad anello centrico), era 4.2 volte più alto rispetto alle anomalie cromosomiche non specifiche riscontrate dopo esposizione a radiazioni ionizzanti. I ricercatori nelle loro conclusioni hanno comunicato che, anche se le cellule con specifiche anomalie cromosomiche non potevano sopravvivere troppo a lungo (una vita media non superiore a 3.5 anni), avevano osservato che, comunque dopo un intervallo di tempo di 10 anni dalla Guerra del Golfo, il corpo continuava ad essere esposto alle radiazioni dovute al DU che si era accumulato per lunghi anni nell’organismo.

Allora, non vi sono dubbi che la causa di cancro, così come l’aumento odierno del numero dei casi di leucemia in Iraq, sia da collegarsi al DU.

III. Verifica della Sindrome della Guerra del Golfo

La sindrome della Guerra del Golfo è caratterizzata da sintomi cronici, come affaticamento, cefalea, dolori muscolari e osteoarticolari, insonnia, sintomatologie neuropsichiatriche, perdita della memoria, limitazioni della visione, ecc.

(1) Condizioni fisiche dei veterani della Guerra del Golfo

Risulta evidente che, sulla base dei dati di Fukuda del 1998 , che sono dati di confronto delle condizioni fisiche di soldati che hanno partecipato alla Guerra del Golfo ( da ora contraddistinti dalla sigla GWV) con quelle di soldati che non hanno partecipato alla Guerra del Golfo ( sigla, non-GWV), la frequenza di vari sintomi di cronicità è del 39 % nei GWV contro il 14 % nei non-GWV per sintomi leggeri e di media gravità, e del
6 % nei GWV contro lo 0.7% nei non-GWV per infermità gravi.
Risulta evidente che la frequenza sintomatica è più alta nei soldati che hanno preso parte alla Guerra.
Non è molto lontano dalla verità ritenere che, sui dati di Kang del 1996 , il rapporto di mortalità nei GWV è di 10.4 contro il 9.6% nei non-GWV, che statisticamente rappresenta una differenza. Comunque, nel 2002 i dati di Kang indicano che il numero di eventi mortali è più numeroso per i GWV rispetto ai non-GWV.
Inoltre, nel 1997, Gray riportava che il rapporto di ospedalizzazione era del 10% più alto per i soldati che avevano partecipato alla Guerra del Golfo.
È vero che l’andare in guerra si accompagna a rischi gravi, e le diverse sintomatologie che si presentano al ritorno dalla guerra vengono identificate come “sindrome bellica”.
Pur tuttavia, sulla base della ricerca di Harvey RW, et al., del 2002 , effettuata sui militari ritornati dalla guerra, il numero di persone che per la loro disabilità avevano ricevuto dei sussidi, per l’ 8.6% avevano prestato servizio nella Seconda Guerra Mondiale, il 5 % nella Guerra di Corea, il 9 .6% nella Guerra del Vietnam, e nel caso della Guerra del Golfo raggiungevano il 16 % (valutabili intorno alle 110.000 persone).
È evidente che la Guerra del Golfo, confrontata alle altre guerre, ha causato molte più infermità, che non possono essere catalogate nei tipici rischi dell’andare in guerra.
Innumerevoli ricerche sono state condotte sulle cause di questi sintomi, ma nessuna importante ricerca di massa, che individui come fuoco primario il DU, è stata ancora messa in atto. Comunque, esiste una letteratura diffusa relativa all’Uranio Depleto.

(2) Sperimentazione sugli animali.

Pellmar TC, et al, nel 1999, hanno riscontrato prove di danni al cervello causati da DU introdotto in cavie, e sono arrivati alla conclusione che il DU produce disordini neurologici.
Inoltre, per effetto del DU sui nervi periferici, hanno osservato il verificarsi di crampi, di dolori alle estremità, di perdita di equilibrio nella deambulazione, di brividi, ecc., e si evidenziavano danni al metabolismo del calcio a livello delle giunzioni neuromuscolari.

(3) Anomalie psico-neurologiche

McDiarmid, et al., del Centro Medico del Dipartimento per le Questioni dei Veterani, in una pubblicazione del 2000 di una osservazione clinica al 1997, dichiaravano di aver sottoposto a controlli 29 su 33 veterani con frammenti di DU nel loro corpo, che erano stati messi sotto osservazione dal 1993. Venivano presi in considerazione test di percezione neurologica che davano esiti cattivi in proporzione al livello alto di concentrazione del DU nelle loro urine, e anomalie nelle funzioni ormoniche del sistema riproduttivo. Inoltre veniva rilevato il danno genetico e anomalie nel contenuto spermatico.
Ora, mentre veniva registrata questa serie di problemi alla salute, si metteva in evidenza che non vi erano maggiori disturbi sintomatici quando veniva effettuato un confronto su 21 veterani della Guerra del Golfo che non erano stati esposti al DU.
Però, 11 di questi 21 soffrivano di fatto di qualche disturbo neurologico e si trovavano in condizioni di salute estremamente cattive e quindi evidentemente si voleva mettere in atto un terribile inganno!
Nello stesso modo,venivano condotti tests nel 1999, e in una pubblicazione del 2001 venivano aggregati i casi dei 21 soggetti con una concentrazione di DU nelle urine incomparabilmente bassa rispetto ai 29 sui 33 soggetti esaminati in precedenza, in un tentativo di diluire i risultati in modo da eliminare le differenze dovute ad anomalie neurologiche e nei livelli ormonici riproduttivi.

(4) Anomalie cromosomiche

Come visto in precedenza, i cromosomi di 16 soggetti che stavano soffrendo della sindrome della Guerra del Golfo avevano un contenuto 5.2 volte più alto in cromosomi dicentrici e ad anello centrici.
Altre anomalie, secondo Uranobitz, et al, erano state riscontrate studiando le anomalie cromosomiche nei veterani della Guerra del Golfo che avevano mostrato tale sindrome.

(5) Aumento della concentrazione nelle urine di DU

P. Horan, et al, del Canada hanno esaminato le urine di 27 pazienti Americani, Britannici e Canadesi, e vi hanno riscontrato in 14 soggetti un’alta concentrazione di DU. Questi dati comprovano il fatto che anche dopo 8 o 9 anni dall’esposizione al DU, viene eliminata nelle urine un’alta concentrazione di DU.
Inoltre, Durakovic, et al, hanno analizzato l’uranio nelle urine di 8 residenti in 8 regioni diverse dell’Afghanistan, che presentavano sintomi analoghi a quelli della sindrome del Golfo, e nel 2003 hanno pubblicato i dati che dimostravano la presenza di un’alta concentrazione di Uranio nelle urine di tutti i campioni. In più, nel 2004, sono stati pubblicati i dati sui rilevamenti di DU nelle urine di 4 su 9 soldati Statunitensi, che avevano l’incarico di mantenere l’ordine pubblico dopo la Guerra Irachena, ed erano stati rimpatriati date le loro condizioni di esaurimento fisico.

Indubbiamente, dalle indagini condotte da Horan e Durakovic, viene dimostrato che il DU rimane nell’organismo per molti anni, e che il DU, più o meno, è sempre parte in causa della sindrome della Guerra del Golfo, data la sua tossicità.

IV. Vi sono ricerche che prendono in considerazione la tossicità del DU, anche in ambito dell’Esercito USA

Arfsten DP, del Centro Navale per le Ricerche sulla Salute, e Rictchie GD, et al, della Base dell’Aviazione Militare Wright-Patterson, hanno preso in esame dettagliatamente tutte le ricerche militari USA, e nel 2001, congiuntamente hanno pubblicato le loro conclusioni.

(1) Veniva ritrovata un’alta concentrazione di DU nelle urine di soldati anche dopo 10 anni, da quando costoro avevano inalato particelle o erano stati trafitti da frammenti con DU, durante il conflitto del Golfo o nel Kosovo.

(2) Nelle cavie, il DU si accumulava nei testicoli, nelle ossa, nei reni e nel cervello.

(3) In esperimenti in vitro, si riscontravano in modo caratteristico anomalie genetiche e teratogenicità, e il topo, quando veniva trattato con DU, sviluppava tumori al cervello.

(4) È possibile osservare che, sia come metallo pesante che per la sua radioattività, il DU ha un notevole effetto sulla riproduzione dei ratti.

In questa dissertazione, vi è la sottolineatura che l’opinione espressa non rifletteva necessariamente il punto di vista dei militari, ma si basava solo sulle conclusioni degli autori! Comunque, anche come ricercatori militari, avevano sufficientemente messo in risalto i danni causati dal DU.

Il riconoscimento dei rischi non è limitato solo alle loro ricerche. Come abbiamo visto prima, numerose sono state le ricerche mediche realizzate sul DU, anche con sovvenzioni dell’esercito.
Anche quando queste ricerche sono state condotte sotto la diretta supervisione dell’esercito, si sono sempre enfatizzati i risultati, anche quando veniva dimostrata la pericolosità del DU.

Dalle pubblicazioni mediche esistenti si evince che il DU è una sostanza estremamente pericolosa, che causa non solo in modo temporaneo disturbi, ma perdita cronica della salute, anomalie congenite, carcinomi e altre gravi forme di malattia.

6. Effetti sull’organismo umano esposto dall’interno alle radiazioni

I.Posizione ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità WHO

La WHO ha assunto la posizione ufficiale di negare costantemente la pericolosità dell’Uranio Depleto. La sua considerazione di base è stata che se l’esposizione non ha superato i limiti permessi dal dosaggio di radiazioni annuale, (nel caso del pubblico,1 millisievert per anno, quantità di radiazioni assorbite da un individuo all’anno per effetto della radioattività naturale di base), anche se uno è stato esposto alla radiazione, non si presenterà alcun pericolo.
Pur tuttavia, in un documento pubblico del gennaio 2003 veniva espresso un giudizio più attuale sulle radiazioni da DU e si raccomandava che, per i siti dove la contaminazione da DU aveva superato il limiti di tollerabilità, venisse messa in atto la decontaminazione, dato sì che i bambini erano a rischio e che bisognava proteggerli, e plausibilmente questa è l’ammissione del fatto che sostanzialmente il DU può causare rischi per la salute.

II. Metodo di valutazione, a tutt’oggi, dell’esposizione alle radiazioni

Quale sia il limite di tolleranza alle radiazioni a cui è possibile essere esposti viene oggi determinato sulla base del Modello di Rischio per le Radiazioni della Commissione Internazionale per la Protezione Radiologica (ICRP).
Se noi seguiamo questo Modello dell’ICRP, il basso dosaggio di DU lo renderà poco pericoloso alla salute, essendo dello stesso grado di esposizione di quello di altre fonti radioattive e della radiazione naturale della terra. Inoltre, l’ammissione dell’ICRP degli effetti delle radiazioni si limita alla leucemia, ai tumori, alle anomalie congenite, e agli effetti sui geni, e in base a questa teoria, ne deriva che i sintomi che configurano la sindrome della Guerra del Golfo non sono in relazione con l’esposizione al DU.
I contenziosi presso la WHO, la IAEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) o presso i governi delle nazioni che si appoggiano su queste agenzie, e stanno negando il pericolo delle armi al DU, si fondano proprio su questo.

III. Che tipo di agenzia è l’ICRP?

Secondo la Canadese Rosalie Bertell, una scienziata nel campo della Radiologia, nel 1952 alcuni studiosi di fisica, che avevano preso parte al Progetto Manhattan, cercarono di intervenire presso la Commissione Nazionale per la Protezione dalle Radiazioni del Congresso Internazionale di Radiologia e avvicinarono i membri della commissione radiologica invitandoli ad una collaborazione, e da questa sinergia venne creata l’organizzazione denominata “ICRP”.
L’ICRP, con membri designati reciprocamente all’interno di ogni singolo gruppo, e senza incarichi di ruolo fissi, è una sorta di organizzazione non governativa (ONG), ed è formata da fisici e radiologi di nazioni a potenzialità nucleare, biofisici e funzionari amministrativi nell’ambiente sanitario. Oltre ai 13 membri del Comitato Direttivo dell’ICRP, diversi altri occupano incarichi addizionali presso il Comitato Scientifico dell’ONU sugli Effetti delle Radiazioni Atomiche (UNSCEAR), e appartengono ad entrambe le organizzazioni.
ICRP e UNSCEAR non sono ufficialmente organizzazioni a salvaguardia della salute pubblica.
Si presume che l’ICRP prenda le decisioni rispetto ai profitti politici ed economici derivati dall’uso dell’energia atomica (compreso lo sviluppo e l’effettiva sperimentazione delle armi nucleari) e sui livelli di tolleranza per prevenire i rischi prevedibili per la salute dovuti all’esposizione alle radiazioni.
L’UNSCEAR dovrebbe dare parere favorevole alla società di fare queste scelte.
L’ICRP non è nemmeno un’agenzia delle Nazioni Unite, neppure è un’agenzia che ha responsabilità presso le Nazioni Unite, e però, malgrado sia non più che un gruppo privato composto da persone che fanno gli interessi delle nazioni e delle industrie che hanno investito sull’energia atomica, questa agenzia si comporta in maniera tale, come se le raccomandazioni che emette fossero le solenni conclusioni di esperti, ed inoltre gestisce politicamente le questioni, a partire dalle agenzie dell’ONU, fino a far trasformare le sue indicazioni in leggi delle varie nazioni.
Inoltre, queste indicazioni, come la teoria stabilita in rapporto agli effetti dell’esposizione alle radiazioni, diffuse anche adesso da Università e da agenzie di ricerca, vengono usate nell’insegnamento dei giovani studenti.

IV. L’applicazione del Modello sui Rischi da Radiazioni dell’ICRP, applicato all’esposizione interna, non è valido.

Il Modello sui Rischi da Radiazioni dell’ICRP è stato creato utilizzando i dati ottenuti dalle vittime sopravvissute ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki. Costoro principalmente erano state soggette all’esposizione esterna di radiazioni ad alta concentrazione di raggi gamma, (N.d.tr.: radiazioni elettromagnetiche di altissima frequenza, molto penetranti, emesse per effetto del decadimento di nuclei radioattivi), (esposizione esterna).
Il Modello sui Rischi da Radiazioni è stato creato sulla base dei dati ottenuti su quest’unica specifica condizione. definita come “dosaggio acuto di esposizione esterna” e l’ICRP ha prodotto questo Protocollo di rischio per deduttivamente conformarsi, e da applicare anche per l’esposizione interna (esposizione all’interno dell’organismo), di cronicità variante in tutte le situazioni. Che questo Modello sia o no applicabile anche all’esposizione interna, può essere confermato solo da un’indagine sui danni effettivi.
Infatti, con questo Modello, che è stato prodotto a partire da dati di esposizione esterna, non è possibile valutare accuratamente gli effetti di un’esposizione interna. Un esempio classico che questo modello non è in grado di valutare completamente i danni effettivi è stato l’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl.
Come conseguenza dell’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl, sono stati confermati nelle aree disastrate della Bielorussia, della Russia e dell’Ucraina diversi sintomi da esposizione a basso dosaggio. Malgrado la diffusione di numerosi studi effettuati sulle manifestazioni di questi disturbi collaterali, l’ IAEA, l’UNSCEAR e la WHO hanno concluso che le cause di questi disturbi erano da attribuirsi a ragioni psicologiche e a stress. È stato riscontrato un consistente aumento nel rapporto di comparsa del cancro alla ghiandola tiroidea unicamente a carico dei bambini, ma anche di fronte a questo evento, l’ UNSCEAR ha sottostimato questi dati effettivi, insistendo nel seguire il Protocollo ICRP.

Prima di tutto, il Modello sui Rischi da Radiazioni è solamente un protocollo teorico. Secondo la metodologia scientifica tradizionale, i dati ottenuti da casi reali dovrebbero avere maggior fondamento sulla teoria, e questo deve succedere, che i fatti sperimentali devono avere la preminenza. In altre parole, la teoria deve essere accantonata se non è applicabile e non è conforme con la realtà che può essere osservata.
Comunque, nel caso delle sue valutazioni dei danni da radiazioni, se la teoria dell’ICRP non è applicabile e non si conforma alla realtà, allora significa che vuole rifiutare la realtà.
Questo è quello che oggi capita relativamente ai danni da radiazioni, e dopo la guerra, la teoria ICRP è stata utilizzata per nascondere agli occhi del mondo la verità sulle vittime da radiazioni, anche dopo gli incidenti alle centrali nucleari di Three-Mile Island e di Chernobyl.
Però, a tutt’oggi, ancora una volta, viene presa di riferimento per negare i pericoli derivati dalle armi al DU.
Gli effetti del DU sull’organismo umano sono comprovati dai succitati lavori clinici in pubblicazioni mediche e sono stati confermati i vari sintomi che concernono il cancro e le anomalie genetiche. Il principio generale del metodo scientifico, vale a dire che la verità deve avere il predominio sulla teoria, deve essere allora ribadito, e noi insistiamo che la teoria dell’ICRP deve essere abbandonata, visto che nega i pericoli derivati dal DU.

V. Il Modello sui Rischi da Radiazioni ECRR

I movimenti contro il nucleare, che non possono distogliere gli occhi dai danni prevalenti in tanti siti ambientali di strutture eteroatomiche, come le regioni inquinate da DU, dall’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl, ecc., e gli scienziati che collaborano con questi movimenti hanno insistito che i danni provocati effettivamente dalla esposizione radioattiva a bassa intensità non possono essere connessi al tradizionale Protocollo dell’ICRP, e hanno messo in rilievo il pericolo per la salute derivato dall’esposizione radioattiva a bassa intensità.
Nel momento in cui il Parlamento dell’Unione Europea stava discutendo intensamente intorno a queste problematiche, la questione dell’esposizione radioattiva a bassa intensità ha spinto parimenti alla promulgazione di misure riguardanti il riciclaggio e la rigenerazione delle scorie radioattive, e, in questo contesto, la Commissione Europea sui Rischi da Radiazioni (ECRR) ha ribadito l’intenzione di rivedere il tradizionale Modello ICRP, e nel 2003 la ECRR ha annunciato le sue raccomandazioni.
Queste raccomandazioni hanno puntualizzato che gli effetti sull’organismo umano dell’esposizione interna non possono essere accertati con il Modello sui Rischi da Radiazioni ICRP.
E per l’esposizione interna, sono stati esaminati i meccanismi di danno biologico sulle cellule e sul DNA, ed è stato creato un nuovo Modello sui Rischi da Radiazioni.
Chris Busby, un membro della ECRR, ha determinato le dosi di radiazione nel caso di avere 1 micrometro di microparticelle, che emettono radiazioni alfa assorbite dall’organismo sulla base di questo modello di rischio, e la dose assegnata al protocollo nell’intorno di 30 micrometri di microparticelle rivelava da 500 a 1000 millisievert per un anno. Questo valore numerico supera di molto il livello di tolleranza alle radiazioni (nel caso di una persona nella normalità, 1 millisievert per anno) indicato dal WHO.
Nel caso che si applichi il Modello ICRP, anche in presenza di assorbimento nell’organismo di microparticelle di DU, il livello di radiazioni risulterà basso, ma sulla base del Modello ECRR la stessa emissione avrà una valutazione di alto livello di esposizione.
La ECRR ha analizzato anche i diversi rischi per la salute prodotti dalle radiazioni. Asaf Durakovic, nel suo lavoro (Malattie non diagnosticate e Radioattività da Situazioni Belliche) pubblicato nel “Croatia Medical Journal”, ha verificato le tesi mediche sul DU, e ha riportato che la contaminazione da DU all’interno dell’organismo può essere la causa di varie mutazioni cellulari e di danni al DNA.

Questa relazione rende sostanziale la legittimità della impostazione del Modello sui Rischi da Radiazioni della ECRR.

7. Consapevolezza da parte delle Forze Armate Statunitensi sulla tossicità delle armi a DU

Le seguenti sono delucidazioni e giustificazioni intorno al fatto che l’Esercito degli Stati Uniti è pienamente consapevole che le armi al DU sono pericolose per l’organismo, visto il processo di sviluppo di questi armamenti:

I. Lettera al Generale Groves

Nell’ottobre 1943, 3 fisici, A. H. Compton, et al., inviavano una lettera al Generale Groves, che aveva preso parte al Progetto Manhattan, con la quale caldeggiavano la “ricerca sullo sviluppo di armi radioattive e la protezione da queste”.
In questa lettera , i 3 scienziati proponevano l’organizzazione di un gruppo di lavoro con l’obiettivo di fare ricerche sulla manipolazione e la preparazione di materiali radioattivi per uso bellico, e quindi la preparazione di armi radioattive, nell’evenienza che i Tedeschi Nazisti fossero in posizione di predominio nello sviluppo di tali armamenti e nella protezione da queste armi. Inoltre ipotizzavano che queste fossero armi con un’azione simile a quella delle armi a gas tossici.
Nella lettera, costoro proponevano: “Come uno strumento bellico gassoso, il materiale dovrebbe essere costituito da particelle microscopiche per formare polveri e fumi e da diffondere attraverso proiettili incendiari, mezzi da trasporto terrestri o bombe aeree. In questo modo le particelle potrebbero essere inalate nei polmoni. La quantità necessaria per causare la morte di una persona che ha inalato il materiale è estremamente piccola. Abbiamo valutato che un milionesimo di grammo accumulato nell’organismo di una persona dovrebbe esserle fatale.”
Inoltre puntualizzavano: “Due sono i fattori che sembrano accrescere l’efficacia delle polveri o dei fumi radioattivi come arma: 1. Le sostanze non sono registrabili dai sensi; 2. Il materiale può essere diffuso in polveri o fumi, in forma tanto micronizzata da permeare completamente un filtro di una maschera antigas normale, in quantità tale da essere estremamente dannosa.
A questa efficacia come arma si contrappone un fattore, che il materiale sotto forma di polveri o di fumi è così finemente micronizzato da assumere la caratteristica di un gas che si può disperdere rapidamente e quindi risulta soggetto a tutti quegli accidenti, come il vento, che contrastano il mantenimento di alte concentrazioni per più di alcuni minuti sopra una data area.”

Inoltre, nella lettera, stabilivano i metodi per usare armi di questo tipo:
1. Come sostanza inquinante, questo materiale può essere disperso sul terreno dall’aria o da terra, e, in funzione della quantità, gli effetti delle radiazioni su una persona probabilmente dovrebbero essere immediati, ma potrebbero dilazionarsi nel tempo, per giorni e forse per settimane, e provocare la morte. Per queste sostanze, non si conoscono metodi decontaminanti. 2. Come uno strumento bellico gassoso, l’inalazione di un volume infinitesimo di sostanze distribuite sotto forma di polvere o di fumo o disciolte nei liquidi deve essere fatale. “Per il terreno contaminato con polveri o fumi radioattivi…le sostanze radioattive possono essere messe in circolazione, come polvere fine, dai venti, dal movimento di veicoli o truppe, ecc., e rimanere un potenziale pericolo per lungo tempo.” E rispetto a questo ultimo punto, "Queste sostanze possono essere diffuse in modo tale da entrare nell’organismo non solo per inalazione ma anche per ingestione. Serbatoi e pozzi devono essere contaminati, o gli alimenti avvelenati con effetti del tutto paragonabili a quelli risultanti dall’inalazione di polveri o fumi…Particelle del diametro più largo di un micron devono depositarsi sulle vie respiratorie, naso, trachea e bronchi, per essere trasportate con il muco sulle pareti alla velocità di 1/2 - 1 cm/min. Particelle inferiori per diametro di un micron possono andare a depositarsi sugli alveoli dove rimarranno indefinitamente o saranno assorbite dal flusso linfatico e sanguigno… e mentre le armi chimiche gassose possono dimostrare da subito i loro effetti, le sostanze radioattive hanno effetti che rimangono nel tempo.”
A questo punto dobbiamo esercitare la nostra speciale attenzione sul fatto che in questa lettera si ipotizza in modo evidente l’esposizione interna, e sebbene nello specifico si faccia riferimento all’Uranio 238, si sono messi in rassegna i pericoli dell’esposizione interna prodotti da microparticelle di materiali radioattivi.

II. Alcune documentazioni del Governo degli USA sugli effetti pericolosi delle armi a D.U.

Vengono citati di seguito alcuni documenti pubblicati dalla Campagna Contro l’Uranio Depleto (CADU) in Gran Bretagna, a provare gli effetti pericolosi del DU:

Una circolare consultiva dell’Amministrazione dell’Aviazione Federale (FAA) ai Membri del Congresso USA, in data 20 dicembre 1984, avvertiva coloro che conducevano inchieste per conto della FAA sui luoghi di disastri aerei, quando venivano a contatto con velivoli caricati con DU, zavorra di bilanciamento aerodinamico, che “se venivano inalate o ingerite particelle, allora queste potevano risultare chimicamente tossiche e causare una esposizione radioattiva dei tessuti interni significativa e di lunga durata.”

Il 7 marzo 1979, il Comando Equipaggiamento, Ricerca e Sviluppo per la Mobilità dell’Esercito USA stabiliva che “non solo il personale nelle immediate vicinanze, il personale di riserva e quello combattente sulla linea del fuoco, ma anche quello a distanza dalla linea del fuoco doveva far fronte ad una potenziale sovraesposizione all’aria di polvere di Uranio bruciato.” (Questo veniva reso pubblico in seguito ad una richiesta di Chris Kornkven, et al, del Centro delle Risorse Nazionali per la Guerra del Golfo, basata sull’”Act” sulla Libertà di Informazione).

L’Istituto per le Politiche Ambientali dell’Esercito degli Stati Uniti, in una relazione del giugno 1995 al Congresso, afferma che il DU ha la potenzialità di produrre importanti conseguenze sulla salute, se entra nell’organismo. La dose radioattiva che compromette in modo critico gli organi dipende dalla durata temporale di permanenza del DU negli organi. Quando questo valore è noto o determinato, possono essere stabiliti i rischi di tumore e di anomalie ereditarie.

Il 26 maggio 1997, il “Nation Magazine” pubblicava un articolo su un documento del luglio 1990 del Comando Chimico, sui Sistemi d’Arma e il Munizionamento dell’Esercito USA (AMCCOM) che affermava che il DU, emettendo radiazioni alfa di bassa intensità, era da collegarsi al cancro, quando si verificavano esposizioni interne, e che la sua tossicità chimica era causa di danni renali.
Quindi, il gruppo di lavoro dell’AMCCOM sulle radiazioni aveva già da lungo tempo stabilito che gli effetti di bassi dosaggi di radiazioni da DU dovevano esser correlati agli sviluppi di cancro, e che non esisteva una dose di radiazioni tanto bassa con possibilità di effetti praticamente nulla.

Il 16 agosto 1993, il Col. Robert G. Claypool della Sezione di Chirurgia Generale dell’Esercito USA, in una lettera affermava: “Quando i soldati inalano o ingeriscono polvere di DU, allora incorrono in un aumento potenziale di rischio di cancro. L’intensità di questo aumento può essere quantificata se può essere valutata la quantità immessa di DU. Gli effetti fisiologici prevedibili dall’esposizione alla polvere di DU includono un possibile aumento della diffusione di tumori e di danni renali.”

I dati sui materiali pericolosi per la salute, Foglio di Dati sulla Sicurezza dei Materiali (MSDS), del Dipartimento USA sul Lavoro, indicano che “il DU aumenta il rischio di carcinoma al polmone e la tossicità chimica per i reni. Assolutamente pericolosi sono i prodotti del decadimento di Uranio-238, U-235, e U- 234.”
Questi documenti indicano che, prima e dopo la Guerra del Golfo, le Forze Armate USA e il Governo degli Stati Uniti avevano da molto tempo portato avanti ripetute indagini sui pericoli derivanti dal DU e sui rischi da irraggiamento interno, e conoscevano molto bene la carcinogenicità e la teratogenicità dell’Uranio Depleto.
Dopo la Guerra del Golfo, queste informazioni erano state presentate al Congresso degli USA.
Nel 1992, l’Ufficio della Ragioneria Generale degli USA e la Commissione per gli Stanziamenti del Senato avevano raccomandato rispettivamente al Dipartimento della Difesa e all’Esercito USA di portare prove degli effetti causati dal DU sull’organismo umano e sull’ambiente; nel giugno 1993, in risposta, il Dipartimento dell’Esercito proponeva un piano per questo tipo di verifica, vale a dire, “una verifica medica completa sul personale esposto alla contaminazione da DU”, e “un adeguato addestramento, a partire da subito, per il personale che può venire a contatto con equipaggiamento contaminato da DU”, ecc.
Comunque, questo piano, a tutt’oggi, non è stato messo in atto e, come dichiarato in precedenza, è stato deliberatamente ignorato o distorto.

III. Testimonianza di Doug Rokke

Doug Rokke era un professore di Fisica e Scienze Ambientali alla
Jacksonville University, un maggiore (della Riserva) dell’Esercito, e nel 1994 - 95 aveva l’incarico del progetto sul DU del Pentagono. Egli prendeva posizione e rispondeva alle domande dei pubblici ministeri del Tribunale Internazionale per i Crimini nell’Afghanistan che concernevano il progetto succitato.
Sull’origine della formazione del gruppo di lavoro che si doveva interessare a questo Progetto del Pentagono sul DU, dichiarava:
“ Funzionari avevano ricevuto l’incarico dalla Gran Bretagna, Australia, Canada e dalla Germania a partecipare al Progetto e di studiare i rischi derivati dalle armi a DU, e dall’Esercito mi era stata assegnata la direzione del gruppo.
L’obiettivo del Progetto era quello di assicurare quella adeguata informazione e l’opportuno addestramento ai soldati che venivano impiegati sulla linea di fuoco, in modo da renderli edotti in modo chiaro sui risc

Traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova

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