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SPAZI A SINISTRA: CRISI DELLA RAPPRESENTANZA E DISTANZE SOCIALI

(1 Gennaio 2014)

nadiaurb

Nadia Urbinati

Lo spunto è offerto da due analisi presentate il 30 Dicembre da “Repubblica”.
La “Demos” di Ilvo Diamanti ha presentato una ricerca sugli indici di fiducia nelle istituzioni e sulla modalità di elezione del Presidente della Repubblica.
Se ne ricava un giudizio molto netto, da un lato, circa la crisi della rappresentanza politica. Si riporta di seguito per intero il punto 10 dell’analisi pubblicata “ Il clima “antipolitico” che pervade l’Italia in questo passaggio d’anno (e, forse, d’epoca) dunque evoca il vuoto della politica e, al tempo stesso, una domanda di politica molto estesa. E altrettanto delusa. Non può durare a lungo, tutto ciò senza conseguenze. Ma per reagire in modo efficace a questa emergenza democratica occorre guardare nella direzione giusta. Perché i nemici della democrazia rappresentativa non sono solo coloro che la osteggiano apertamente. Ma, anzitutto, coloro che la tradiscono. Perché la rappresentano in modo irresponsabile. Senza efficienza e senza passione. Senza dignità”.
Nella stessa ricerca ci s’interroga sulle modalità d’elezione del Presidente della Repubblica, e il 73,2% degli interpellati si dichiara favorevole all’elezione diretta.
C’è da notare subito la combinazione di questi due elementi: la crisi verticale della rappresentanza politica si accompagna con la richiesta di elezione diretta del Presidente della Repubblica: ne emerge una domanda, tipica dei tempi di grande crisi, della figura carismatica, dell’uomo solo al comando magari mandato dalla Provvidenza (un fenomeno analogo a quello che, per certi versi, ha sostenuto la resistibile ascesa di Grillo e il successo di Renzi nelle primarie del PD).
Nadia Urbinati, invece, riferisce di un’indagine condotta dall’Osservatorio della Comunicazione Politica dell’Università di Torino sulle tendenze e l’identità ideologica dei partecipanti al voto proprio nelle recenti primarie del PD.
Quale appare, allora, il dato più interessante che emerge da questa indagine?
Il PD appare infatti un partito di centro – sinistra autentico nel quale la componente legata alla sinistra tradizionale è scarsamente rilevante nel suo elettorato e ancor meno tra gli eletti.
Da quali elementi si evince questo tipo di giudizio?
A comprovare questa valutazione è la collocazione del merito accanto al lavoro e distante dall’eguaglianza che si trova nelle proposte dei delegati del gruppo renziano che ha raccolto la grande maggioranza dei consensi.
E’ evidente: se il merito viene collocato lontano dall’eguaglianza ,di sinistra la si voglia chiamare come si vuole “antica” o “moderna” resta ben poco.
Nella sostanza, dalle due indagini, paiono prevalere gli elementi della diseguaglianza come fattore di merito e della riduzione della democrazia delegata, a favore del personalismo mascherato da democrazia diretta.
Pare inutile, a questo punto, rammentare come siano aperti a sinistra spazi molto ampi proprio dal punto di vista dell’espressione dei contenuti di merito, prima ancora che dalle realtà di schieramento.
Prima di tutto c’è il tema dell’eguaglianza come tema di ricerca di fondo nell’elaborazione di una strategia che non può che essere anticapitalista, partire dalle condizioni materiali di vita di ceti sociali ben precisi nella loro collocazione.
Non si tratta di presunte “fumisterie ideologiche” (anche se la questione dell’ideologia andrebbe affrontata fino in fondo senza eccessivi timori) ma di una situazione molto concreta che richiede assieme alla rielaborazione di una teoria e di un progetto anche una rinnovata capacità di rappresentanza politica.
Perché questo è il fattore che tiene assieme l’intero discorso: un’idea dell’eguaglianza sostenuta da una sinistra comunista, anticapitalista, di alternativa e di opposizione non può trasformarsi in una vera e propria piattaforma politica senza che si ricostruisca la forza della rappresentanza e della strutturazione politica.
Sono i dati concreti rilevati nel vivo della società italiana che ci indicano quest’urgente necessità: ricostruire una soggettività politica fondata sul concetto di rappresentanza del collettivo e non del personalismo e sulla prospettiva dell’eguaglianza sociale.
Gli spazi, nella società come nella politica, ci sono. Eccome.

31/12/2013

Franco Astengo

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