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(1 Gennaio 2014)
Noti (e meno noti) personaggi del giornalismo e della politica prendono posizione rispetto ad una ipotesi di lista di cittadinanza, che raccolga “la sinistra che non c'è”, quella “diffusa”, quella “inefficace”, “la società civile e liberal (sic!)” guidata dal greco Tsipras.
Alexis Tsipras
Si stanno affollando blog e siti di articoli dove noti (e meno noti) personaggi del giornalismo e della politica prendono posizione rispetto ad una ipotesi di lista di cittadinanza, che raccolga “la sinistra che non c'è”, quella “diffusa”, quella “inefficace”, “la società civile e liberal” (sic!) guidata dal greco Tsipras così come è stato indicato durante i lavori della Sinistra europea, svoltisi nello scorso dicembre.
Così, a partire dal sito di Micro/Mega, questi articoli stanno girando in rete
FLORES D'ARCAIS Una lista della società civile con TsiprasGUADAGNUCCI Tsipras, un’altra Europa è davvero possibile?SPINELLI Con Tsipras contro l’Europa dell’austerità
Appello Europa, invertiamo la rotta!MUSACCHIO / TORELLI Contro l'Europa reale
GIANNI Per una lista di cittadinanza europea
A cui si è aggiunto GILIOLI: http://temi.repubblica.it/micromega-online/tsipras-unoccasione-per-la-sinistra-che-non-ce/
Crediamo di aver già dato un giudizio politico sull'ipotesi della formazione di una lista di appoggio, appunto una lista di cittadinanza, ma riteniamo fondamentale avviare un dibattito serio e analitico, che prima di tutto sciolga un nodo solo apparentemente di forma lessicale: lista di cittadinanza o lista politica?
Già, perché altrimenti il rischio, se prima non si affronta senza infingimenti questo nodo, è di proseguire sulla china del “procurato ed indotto analfabetismo politico”.
L'analfabetismo indotto e procurato è la assoluta incapacità -non solo a pensare- ma addirittura a rivendicare una lista politica, perché politici (nel senso più puro) dovrebbero essere i contenuti, come autonomi e alternativi gli obiettivi.
Si può legittimamente rispondere che una lista politica discende necessariamente da una soggettività politica che ad oggi non esiste.
Forse di questo dovremmo occuparci? O si ritiene possibile abbreviare il percorso?
Certo è che il rischio -grave e prossimo, se non già realizzato nell'attualità- è che si consideri "impossibile" dare rappresentanza e identità (Gramsci ci farebbe tanto bene) ad un progetto e una idea politica, avendo come elemento imprescindibile, non solo teorico, il concetto di “conflitto di classe”.
Qui solo un abbozzo, un invito a riflettere e a scriverne, parlarne, proporre.
Avremo modo di creare le basi per un dibattito decisamente molto più avanzato di quanto il tema lasci supporre.
Patrizia Turchi
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