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Ai giornalisti prezzolati

Ai giornalisti prezzolati

(9 Ottobre 2012) Enzo Apicella
Chavez viene rieletto con il 54% dei voti, con grande dispetto dei giornalisti prezzolati dall'imperialismo che davano per sicura la sua sconfitta

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Sul rapimento a Caracas di Rodrigo Granda, responsabile esteri delle FARC colombiane.

(13 Gennaio 2005)

Era facile aspettarsi, all'annuncio che il presidente Hugo Chavez aveva firmato il decreto che impone l'attuazione della riforma agraria prevista dalla costituzione del 1999 e confermata da una legge del 2001, e, con ciò, per la prima volta in America Latina, la fina della storica piaga continentale del latifondismo, la reazione e l'imperialismo avrebbero cercato di dare una risposta.

La risposta è venuta ancora una volta dal governo fascistoide della narcocolonia degli Stati Uniti, la Colombia.

Il sequestro a Caracas il 13 dicembre, di Rodrigo Granda, che aveva appena partecipato col sottoscritto ai due grandi convegni internazionalisti organizzati dalla rivoluzione bolivariana (Incontro mondiale degli intellettuali e artisti in difesa dell'umanità e Congresso Bolivariano dei popoli), e la sua successiva consegna agli scagnozzi colombiani a Cucuta, appena oltre la frontiera con il Venezuela, rappresentano un complotto ordito dall'imperialismo, con il sicario colombiano Alvaro Uribe e con i rimasugli fascisti nelle forze di sicurezza venezuelane, ancora non sufficientemente bonificate, per mettere in imbarazzo Hugo Chavez e il suo governo, proprio nel momento di un'impresa storica come l'esproprio a favore dello Stato e dei piccoli contadini (è prevista la proprietà privata, quella collettiva e quella dello Stato) dei terratenientes. Esproprio sotto il controllo da parte dell'esercito rivoluzionario (negli ultimi tempi sono stati uccisi dai latifondisti vari contadini che avevano avuto in assegnazione terre lasciate improduttive), alla luce di un limite massimo di estensione fissato dalla legge in 5000 ettari e del fatto che numerosi titoli di proprietà vantati dai feudatari sono privi di fondamento giuridico e verranno annullati.

Molti amici del Venezuela, intellettuali di sinistra di tutto il mondo erano rimasti sconcertati di fronte a quella che sembrava una complicità delle autorità venezuelane con i sicari dei servizi colombiani che violavano apertamente la sovranità del Venezuela (come avevano fatto prima con il sequestro in Ecuador - quello sì complice - del compagno Trinidad, negoziatore di pace delle FARC, e con la sua successiva consegna agli Stati Uniti). Alcuni avevano firmato un appello (Petras, Chomsky) al presidente venezuelano per protestare e chiedere ragione dell'eventuale complicità in questa operazione terroristica.

Dalle indagini effettuate in questi giorni, prima in segreto (ecco il motivo del silenzio lamentato da molti) e poi dichiaratamente, dal ministero degli interni, risulta che il sequestro, effettuato presso il metrò di Belles Artes, nel cuore di Caracas, fu ordinato da Uribe e da lui pagato con 2 milioni e 300.000 dollari (Anncol-Agencia de Noticias Nueva Colombia) a un gruppo di esecutori venezuelani e colombiani. Pesanti responsabilità risultano dalle prime indagini a carico di funzionari della DISIP (polizia politica) che, avendo arrestato in un primo tempo i componenti della squadra colombiana giunta in Venezuela per il sequestro, li avevano poi rilasciati entro poche ore, mentre altri funzionari collaboravano al successivo arresto di Granda e al suo trasporto nel giro di 12 ore oltre il confine con la Colombia.

I soldi del l'operazione, forniti dalla statunitense City Bank, filiale di Bogotà, sono stati distribuiti da Bernardo Moreno Villegas, segretario privato di Uribe, suo braccio destro e incaricato dei rapporti con la rete di narcotrafficanti della zona "cafetera" (Armenia, Pereira, Manizales, Medellin).

Jesse Chacon, ministro degli interni e della giustizia, che segue personalmente l'inchiesta, ha annunicato che la magistratura venezuelana renderà noti quanto prima i nomi dei mandanti e dei sicari di questo gravissimo atto criminale, traendone tutte le conseguenze quanto alla difesa della sovranità venezuelana violata.

Resta da sottolineare come la Colombia continui a essere lo strumento dei tentativi di destabilizzazione del Venezuela operati dall'imperialismo USA, rifugio dei golpisti venezuelani e promotrice delle incursioni di bande di paramilitari, e anche militari, colombiani nelle zone venezuelane di confine, con villaggi incendiati e civili uccisi, del rifornimento di esplosivi e armi a sabotatori e terroristi in Venezuela (l'assassinio in marzo del giudice Danilo Anderson che era giunto a capo del complotto statunitense per il golpe dell'aprile 2002), delle ripetute accuse al governo venezuelano di ospitare e proteggere "i terroristi" delle FARC.

Se il Venezuela di Chavez si èfinora astenuto dal rispondere in maniera eclatante a questa strategia di provocazioni, è perchè è facilmente comprensibile come un'accentuarsi delle tensioni potrebbe portare a un colpo di mano statunitense attraverso l'invasione colombiana dello Stato di Zulia, ricchissimo di petrolio e al confine con la Colombia, con conseguente proclamazione da parte di golpisti fuorusciti venezuelani, come Pedro Carmona (presidente golpista per un giorno nel 2002), di un governo "democratico" provvisorio che invochi l'intervento "difensivo" degli Stati Uniti, già presenti nella regione con forze di dimensioni insospettate grazie al Plan Colombia. Non è un mistero che gli Stati Uniti, fallendo il tentativo di rovesciare Chavez e fermare la rivoluzione bolivariana, puntano come soluzione transitoria alla secessione di Zulia (attualmente uno dei soli due Stati venezuelani su 23 governati dall'opposizione di destra). Una specie di Kuwait, a suo tempo sottratto dai britannici all'Iraq, per farne un microstato petrolifero alle proprie totali dipendenze (e Saddam aveva tutte le ragioni per restituirlo alla patria storica).

La cospirazione imperialista e della destra golpista interna si è andata accentuando in parallelo con le affermazioni della rivoluzione e del presidente Chavez sul piano interno (trionfo nel referendum revocatorio e nelle elezioni statali, riforma agraria) e internazionale (azione diplomatica antimperialista a vasto raggio in Africa e Asia, promozione della Comunità Sudamericana degli Stati, firmata dai capi di governo e di Stato latinoamericani il 15 dicembre scorso a Cuzco, preludio di un blocco continentale al'insegna dell'ALBA, Alternativa Bolivariana delle Americhe, progressiva integrazione economica, tecnologica e sociale con Cuba).

Fulvio Grimaldi

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