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Turchia, scontro di poteri

(8 Gennaio 2014)

Erdogan tenta il tutto per tutto per salvare il suo governo travolto dallo scandalo corruzione: rimossi 350 ufficiali di polizia

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Erdogan tenta il tutto per tutto per salvare il suo governo travolto dallo scandalo corruzione: rimossi 350 ufficiali di polizia

Come è nel suo stile, si difende attaccando il premier turco Recep Tayyip Erdogan, il cui esecutivo è stato[..] travolto da un’estesa inchiesta per corruzione che ha portato alla dimissione di 3 ministri ed un consistente rimpasto di Governo.

Ma l’ultima operazione richiama sempre di più alle mosse di un animale accerchiato, che lancia gli ultimi fendenti per resistere il più possibile: una nuova epurazione all’interno della polizia, con la destituzione dal loro incarico di ben 350 ufficiali, sancisce quello che è l’intenzione del primo ministro. Come a suo tempo procedette con la progressiva decapitazione, a colpi di processi e rimozioni, di quell’apparato militare tutore della laicità kemalista per consolidar il suo potere fondato su un islamismo moderato, ora fa tutto il possibile per indebolire apparati, come la polizia e la magistratura, che non sono più sotto il suo controllo. Lo scopo è quello di contenere il suo crollo politico e arrivare ancora in piedi alle elezioni locali di fine marzo, appuntamento verso la quale il suo partito, l’AKP si sta approssimando con una frattura sempre più profonda ed evidente.

Lo scontro fra quelle che sono diventate due diverse componenti del cosiddetto “islam politico turco” è ormai aperto e difatti la questione giudiziaria è il riflesso di una crisi politica interna all’AKP. Quando Erdogan sbraita che gli arresti fatti nell’ambito delle inchieste di corruzione sono opera di una “banda di criminali” e che è in atto “un complotto organizzato all’esterno”, lo fa in maniera retorica da una parte, ma dall’altra svela una reale guerra di potere in corso, al cui interno quello che rischia più di soccombere è lui. Il punto central è Fethullah Gülen, il leader del potente movimento islamico Hizmet. Autoesiliatosi negli Stati Uniti diversi anni fa, da li manovra in tutto il Medio oriente con una grande rete di scuole private e in Turchia, oltre ad avere diversi esponenti del movimento dentro l’AKP, gode anche di forti appoggi appunto nelle forze dell’ordinee nella magistratura. E’ anche grazie al sostegno di Hizmet che la campagna di liberazione della Turchia dalla tutela dei militari, in gran parte laici, ha avuto successo ed il partito Islamico moderato di Erdogan ha preso e conservato il potere, rimettendo in piedi un progetto di recupero dell’identità islamica in politica, mal digerito nelle grandi città, ma vicino alle popolazioni rurali, legate alle tradizioni religiose.

Un meccanismo che, nonostante le divisioni create nella società turca, ha funzionato per 10 anni ma ora si è inceppato. L’avvio di un processo di risoluzione del conflitto kurdo, le difficoltà create a molte scuole legate a Hizmet, la grande violenza con cui sono state represse le proteste sorte da Gezi Park, sono le tappe di una frizione crescente che unite alle manie di grandezza di Erdogan, hanno fatto decidere a Fethullah Gülen di abbandonare l’ex alleato. Che ora si ritrova con un partito diviso e molti nemici nell’ambito della giustizia. Di qui l’esplosione delle inchieste, a cui appunto si cerca di porre un freno con le epurazioni. Solo che la barca fa acqua da tutte le parti: gli arresti continuano, in manette sono adesso anche funzionari della compagnia ferroviaria pubblica, qualche giorno fa bloccata al volo con un'altra rimozione, sono stati perquisiti mezzi appartenenti a un’associazione legata all’AKP diretti in Siria e sospettati di trasportare armi; inoltre continua l’emorragia di deputati AKP, si fanno tesi i rapporti con gli USA, crollano gli investimenti stranieri, la lira turca è ai minimi storici, l’inflazione cresce. Quotidianamente, anche se in piccoli numeri, la gente scende in piazza.

Erdogan appare quindi sempre più scoperto e debole e, se anche il suo partito non perderà le prossime elezioni, le aspettative rispetto il suo ruolo nel futuro della Turchia vanno ridimensionate. Da lui per primo.


Istanbul 08.01.2014

Serena Tarabini - dinamopress.it

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