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QUADRO POLITICO ITALIANO E FASE COSTITUENTE DI ROSS@

(11 Gennaio 2014)

In avvio occorre essere estremamente chiari: la possibile positiva conclusione della fase costituente di Ross@, annunciata nell’assemblea nazionale dello scorso 14 Dicembre per i prossimi sei mesi, rappresenta ila sola possibilità di costruzione punto di riferimento per la formazione di una soggettività politica a sinistra, potenzialmente in grado di coprire – almeno in parte – il vuoto che esiste ormai da anni nel sistema politico italiano.
Beninteso: una sinistra comunista, anticapitalista, di opposizione per l’alternativa.
Una sinistra vera, autonoma sul piano teorico e dell’espressione politica, in grado di rapportarsi concretamente alle lotte sociali, ma non isolata, posta nelle condizioni di far politica sul territorio e nel Paese partendo proprio da quell’espressione di opposizione complessiva che, in questo momento e da tempo, è venuta a mancare creando un grave “vulnus” nel complesso del sistema.
Il quadro che si presenta nella prospettiva di fase può essere così riassunto: tutto quanto è presente a sinistra sul piano istituzionale, a livello centrale come periferico, è confluito nella perdente logica di governo espressa dal PD.
Un PD per il quale si possono prevedere serie e gravi difficoltà; un PD stretto nella morsa delle più o meno “larghe intese” che hanno prodotto un vero e proprio “pasticcio di governo” la cui azione sta ulteriormente scavando un fossato attorno alla residua e modestissima credibilità del sistema istituzionale e nelle mirabolanti fanfaluche sparate qui e là dal suo segretario e sindaco di Firenze sui temi più disparati, dalla legge elettorale al cosiddetto job act, ai dei diritti civili.
Sarà dura per il PD tra qualche mese, magari a cavallo delle elezioni europee e di fronte alla prevedibile accelerazione che Forza Italia e M5S imprimeranno alla prospettiva delle elezioni legislative generali, riuscire a dar conto di un possibile duplice fallimento: quello dell’azione di governo e quello dell’iniziativa politica della segreteria.
Tanto più che la confusione sotto il cielo è davvero grande: la notizia di oggi è quella dell’annullamento delle elezioni regionali piemontesi del 2010 per irregolarità tanto per fare uno dei tanti possibili esempi di caos politico, istituzionale, legislativo.
Tutto questo avviene inoltre in tempi dove, artefice il “medium” della popolarità televisiva e dei social network, l’aurora e il tramonto della gloria possono consumarsi davvero nell’“espace d’un matin”.
Ciò nonostante, non si capisce bene sulla base di quale analisi se non quella relativa alla sopravvivenza dei più o meno presunti componenti dei gruppi dirigenti i residui circolanti di quella che fu la “Sinistra Arcobaleno” non trovano altra strada che convergere, in un modo o nell’altro, nell’area di governo: si muovono in questa direzione PRC e PdCI stringendosi a coorte nell’ alleanza con il PD alle regionali sarde; appare – nonostante tutte le bastonate prese nel giro di pochissimo tempo – non muoversi dall’idea dell’appartenenza a un fantomatico centrosinistra SeL nelle cui fila, alla vigilia del congresso, si favoleggia di “costituente democratica”.
Nello sviluppare un’analisi di prospettiva è necessario guardare, anche se non solo, al quadro politico esistente: ebbene un’analisi sufficientemente provvista di solide argomentazioni ci indica, in questo momento, almeno due questioni esistenti sul tappeto.
La prima riguarda l’inesistenza del bipolarismo e l’impossibilità di andare a costruire una legge elettorale su misura per un assetto di quel tipo. Anche l’eventuale ripristino del sistema misto maggioritario/proporzionale non fornirebbe, dati alla mano, un esito chiaro, anche perché le argomentazioni della Corte Costituzionale impediranno, ragionevolmente, due forzature entrambe rivolte alla ricostruzione di un premio di maggioranza.
La seconda, conseguente alla prima, l’altrettanto acclarata inesistenza di un qualche ipotesi di centrosinistra anche nelle idee che, sul piano della prospettiva di quadro politico, animeranno lo scontro interno al PD ridotto a: o le più o meno “larghe intese” (Letta) o la “vocazione maggioritaria” (Renzi).
In più, per continuare a essere chiari, è prevedibile un’intensificazione delle lotte sociali, anche in forma spontanea: i dati della crisi sono evidenti, le condizioni di disagio per tutte le categorie si trovano davvero in un crescendo rossiniano.
Di conseguenza: ci sono tutti i riferimenti sociali e lo spazio politico per un’opposizione di sinistra che sappia riprendere seriamente i grandi temi della trasformazione, esprimendo radicalità di contenuti e progettualità politica ponendosi prima di tutto l’obiettivo di costruire una soggettività autonoma, organizzata in modo da consolidare la propria presenza politica, puntando anche a un recupero di presenza istituzionale collegando opportunamente il tema delle lotte sociali e della democrazia repubblicana all’interno di un progetto.
Ross@ è chiamata a impegnarsi in questo lavoro di costruzione politica, cercando di muoversi in una logica concreta di costruzione per una presenza egemonica.
La ragione di fondo rimane essere quella di un’esigenza storica che non può essere disattesa, nonostante tutte le difficoltà che si possono prevedere in un percorso di questo tipo.
Questa analisi è stata volutamente limitata allo scenario nazionale: se guardiamo, però, anche al di fuori di esso e all’esigenza di recuperare una piena capacità di tensione internazionalista, in un’Europa dominata dalle banche e in un mondo dove spirano fortissimi i venti di guerra, allora la necessità fin qui descritta di poter disporre, qui e ora, di un soggetto politico all’altezza diventa ancora più forte e pressante.

Franco Astengo

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