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Piemonte, una sentenza tardiva

(14 Gennaio 2014)

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Dopo una lunga vicenda giudiziaria il TAR del Piemonte ha infine annullato le elezioni regionali del Piemonte del 2010, aprendo la strada ad elezioni anticipate, che potrebbero svolgersi in concomitanza con le elezioni europee il prossimo maggio, cioè solo un anno prima della scadenza naturale della legislatura. La giunta di destra guidata dal leghista Cota è illegittima e il Presidente deve dimettersi.

Tutti i media hanno sottolineato i tempi troppo lunghi della giustizia amministrativa che è arrivata a pronunciare il verdetto (ma manca ancora il giudizio di appello definitivo del Consiglio di Stato a cui Cota ha già annunciato di voler ricorrere), quasi a ridosso ormai della normale scadenza elettorale.

La realtà, in questo caso, è molto poco collegata al carattere processuale lento della giustizia, quanto a elementi che attengono al clima e alle valutazioni di opportunità politica che hanno sicuramente inciso nel tortuoso percorso giudiziale. Infatti, fin dall’inizio era risultato evidente che una delle liste di sostegno a Cota non aveva i requisiti di legittimità e che essa aveva potuto essere presente solo grazie ad un vistoso ricorso a firme false. Queste stesse circostanze si erano presentate in anni passati per ben due volte nel Molise (nel 2000 e nel 2011), con casi del tutto analoghi a quello piemontese; in entrambe le occasioni la giustizia amministrativa si era pronunciata molto rapidamente nel giro di un anno, proclamando lo scioglimento del Consiglio regionale e aprendo la strada a nuove elezioni che hanno prodotto il cambio della maggioranza. Invece il percorso nella regione subalpina, si infilava in meandri sempre più tortuosi, con rinvii, rimpallo di giurisdizione, riconteggio parziale delle schede, attesa del parallelo processo penale per il consigliere della lista dei pensionati responsabile delle firme false.

Tutto questo per quattro anni, mentre si succedevano su scala nazionale il governo Berlusconi, poi quello di Monti, infine quello di Letta, cioè con diversi scenari politici, che producevano infine la crisi del centro destra e l’indebolimento della Lega.

C’è da dire che, in relazione a questi contesti nazionali e locali anche l’atteggiamento di parte del PD è stato, a seconda delle circostanze, più o meno caldo nel sostenere il ricorso che la candidata pidiessina Bresso, uscita battuta nelle elezioni del 2010, aveva avanzato con forza.

Detto in altri termini, mentre l’annullamento delle elezioni in una piccola regione come il Molise non comportava particolari ripercussioni negli equilibri politici complessivi nazionali, lo scioglimento del consiglio in una regione così importante come il Piemonte avrebbe, a giudizio di molti, determinato contraccolpi imprevedibili e indesiderati sulle vicende nazionali. Come dire: due pesi e due misure in base alle opportunità politiche. Di qui l’iter interminabile che solo oggi, quando le carte politiche sono cambiate, sembra sia giunto a conclusione.

Non possiamo che gioire se questo Consiglio regionale e questa giunta chiuderanno i battenti; sarà sempre troppo tardi per un governo della regione che si distinto per i suoi tratti reazionari e anche xenofobi data l’egemonia leghista, che ha inflitto durissimi colpi alla sanità, ai trasporti pubblici, che ha favorito ancora di più le scuole private, che ha assecondato, ma da questo punto di vista si è ritrovato in buona compagnia con le amministrazioni di Torino e della provincia del centro sinistra, i processi di ristrutturazione industriale che hanno provocato disastri occupazionali e sociali terribili nella regione, marciando in pieno accordo con la direzione della Fiat.

Il PD e il centro sinistra hanno già annunciato che in caso di elezioni anticipate, richieste e probabili, il loro candidato, l’uomo forte e sicuro, sarà Sergio Chiamparino, già sindaco di Torino (quello che giocava abitualmente a carte con Marchionne come lui stesso ebbe modo di dire), poi passato direttamente a Presidente della Compagnia di San Paolo, cioè uno dei pilastri del potere subalpino e soggetto fondamentale di Intesa San Paolo, da cui si sta per dimettersi per competere nella scadenza elettorale.

Chiamparino è una carta sicura non solo per il PD ma anche per i poteri forti e per la struttura di potere che da decenni governa Torino, cioè la triangolazione bancaria (San Paolo), industriale (Fiat e d’intorni) e di gestione politica (gli eredi del vecchio PCI) e sindacale (CGIL-CISL UIL), quest’ultimi chiamati a garantire la pace sociale e a depotenziare i conflitti sociali. Ad essi si aggiunge il Politecnico. Più o meno 150 persone sono quelli che contano e decidono nella città e che, in una specie di porta girevole, si scambiano ruoli, funzioni e incarichi. Una garanzia e una collaudata gestione dello status quo economico, politico e sociale.

Chiamparino agli inizi degli anni 90 dello scorso secolo, si è distinto per la determinazione con cui ha posto fino alle scelte riformiste positive incarnate dal vecchio sindaco del PCI Novelli, imponendo la candidatura e l‘elezione a sindaco del Rettore del Politecnico, Castellani. Quella giunta ha inaugurato la fase socialiberista del centro sinistra e promosso il cosiddetto progetto di “Torino Internazionale” che la concretizzava e che avrebbe pienamente avallato il processo di deindustrializzazione, se pure lento e difficile, della città della Fiat e del territorio. Dopo Castellani, Chiamparino ha portato avanti questa stessa linea politica, passando poi le consegne all’attuale sindaco Fassino.

Questi sindaci e queste giunte hanno portato avanti l’opera di privatizzazione delle aziende pubbliche partecipate del comune; hanno esternalizzato molti servizi, ridotto sempre più il settore del welfare, operato riduzioni stipendiali dei dipendenti pubblici. Per comprendere meglio nei suoi vari passaggi questo processo rimandiamo alla efficace lettera d’auguri che, come ogni anno, la Legambiente Ecopolis Torino ha inviato al sindaco della città e che ripercorre tutte le tappe di questa politica. Vedi link

Chiamparino incarna questo programma neoliberista e non a caso, grazie a questi “meriti”, è arrivato alla Presidenza della Compagnia San Paolo, essendo cadute altre ipotesi di ruoli politici nazionali sia nel PD che istituzionali.

Di fronte a uno scenario in cui il candidato del centrosinistra è Chiamparino e una destra più che mai reazionaria e che forse candiderà addirittura il leader di Fratelli d’Italia (e se non ci si accontenta, come è necessario fare, della proposta Grillo), sarebbe d’obbligo costruire una lista della sinistra anticapitalista, partecipata, collegata ai movimenti sociali di resistenza esistenti, alternativa alla destra, ma anche a quel coagulo di poteri forti che abbiamo descritto. Il programma è facile da individuare: l’intervento pubblico per costruire posti di lavoro, vincoli per la Fiat e capacità di reale condizionamento delle imprese che vogliono delocalizzare, il rigetto delle privatizzazioni, la difesa della sanità e della scuola pubblica, il mantenimento e la riqualificazione del welfare, un piano per mettere in sicurezza il territorio, un piano per il trasporto pubblico locale, il rigetto del Tav e di ulteriori cementificazioni e asfaltizzazioni del territorio, la partecipazione delle cittadine e dei cittadini alla vita pubblica e nelle scelte che contano.

Abbiamo usato il condizionale perché non sappiamo se una lista di questo genere potrà nascere.

Sel ha già indicato il suo percorso solito, dentro il centro sinistra; altre forze, come Rifondazione, le vedremo nel concreto, così come anche alcuni altri soggetti (il ceto politico dei “movimenti”), che in genere non hanno il coraggio di uscire dalle loro parzialità per un impegno più complessivo che comporterebbe per loro rompere con la logica della lobby di pressione nei confronti, guarda caso, proprio delle forze del centro sinistra.

Va da se che la nostra organizzazione, com’è nei suoi orientamenti di fondo, è disponibile a qualsiasi attività sociale politica ed anche elettorale unitaria che abbia come bussola un programma anticapitalista e la completa alternatività alle forze politiche dominanti.

13-01-2014

Sinistra Anticapitalista Torino

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