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L'Islanda riconosce lo Stato Palestinese

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(3 Dicembre 2011) Enzo Apicella
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Gaza, una delegazione italiana ha rotto l'embargo

(17 Gennaio 2014)

La testimonianza dei 27 italiani entrati nella Striscia dopo giorni di attesa in Egitto: 'Un popolo con un'immensa dignità'. Donati 10mila euro per l'ospedale Al Awda

gazadelegaz

di Giovanni Vigna

Roma, 17 gennaio 2014, Nena News - Maurizio Musolino, nato a Roma 49 anni fa, è giornalista, scrittore e portavoce del Comitato 'Per non dimenticare Sabra e Shatila' che ha l'obiettivo di riaffermare il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi nella propria terra. Sabra e Shatila sono i campi profughi libanesi nella periferia di Beirut dove vennero massacrati oltre 3mila civili palestinesi tra il 16 e il 18 settembre del 1982. L'eccidio fu perpetrato dagli uomini delle Falangi libanesi grazie all'appoggio operativo e alla collaborazione dell'esercito israeliano.

Il Comitato è stato fondato nel 2000 dal giornalista del Manifesto Stefano Chiarini, morto alcuni anni fa. "Ogni anno andiamo in Libano per ricordare l'anniversario della strage di Sabra e Chatila - afferma Musolino - Quest'anno, durante le feste natalizie siamo andati a Gaza, in futuro contiamo di andare in Giordania, Cisgiordania e Siria per promuovere il diritto dei rifugiati palestinesi che risiedono in questi Paesi a tornare nella propria terra. A Gaza il 70% della popolazione è costituito da rifugiati che sono stati costretti ad abbandonare le proprie case dopo la Nakba del 1948".

La "catastrofe" che provocò l'esodo di circa 700mila persone dai territori occupati da Israele nel corso della prima guerra arabo-israeliana: "Abbiamo promesso ai nostri amici palestinesi in Libano di ricordare il loro diritto a tornare nella propria terra di origine dopo che, nel 1948, furono costretti a fuggire nei luoghi della diaspora", commenta Musolino.

Il giornalista è uno degli organizzatori del viaggio effettuato dalla delegazione italiana nella Striscia di Gaza, che ha avuto luogo tra la fine di dicembre e l'inizio di gennaio. Originariamente la visita a Gaza doveva avvenire lo scorso agosto. In seguito al colpo di Stato che ha deposto il presidente Morsi la scorsa estate, gli ingressi in Egitto sono stati bloccati costringendo la delegazione italiana a rinviare il viaggio. Il gruppo, formato inizialmente da 34 persone, è arrivato in aereo al Cairo il 26 dicembre scorso. "Avevamo chiesto le autorizzazioni mesi prima in previsione del viaggio estivo - sottolinea Musolino - avevamo tutti i documenti pronti, poi il golpe in Egitto ha scombussolato i nostri piani costringendoci a rimandare il viaggio, che abbiamo effettuato lo scorso dicembre. Quando siamo arrivati al Cairo, le autorità egiziane ci hanno informato che, tra i documenti di viaggio, mancava il nulla osta dei servizi di sicurezza per il passaggio nel Sinai. L'ok è arrivato la notte di Capodanno, un'ora dopo la mezzanotte ma sette compagni di viaggio avevano già deciso di rinunciare ed erano tornati in Italia".

"Abbiamo impiegato due giorni per percorrere 350 chilometri perché siamo stati rallentati dai posti di blocco e dai checkpoint dei militari egiziani - ricorda il coordinatore della delegazione - Il 2 gennaio, finalmente, siamo entrati nella Striscia di Gaza". Arrivati a Gaza City, la delegazione ha partecipato a un ciclo di incontri con il coordinamento delle Ong palestinesi della Striscia (Pngo), con tutte le forze politiche locali ad eccezione di Hamas e con i comitati popolari che gestiscono i campi profughi.

"Abbiamo incontrato esponenti del Fronte Popolare, del Fronte Democratico, di Al Fatah, della Jihad Islamica e di altri gruppi politici - spiega Maurizio - Tutti sono venuti a parlare con noi tranne Hamas. L'ultimo giorno il figlio di un importante membro politico dell'organizzazione che controlla la Striscia ci ha telefonato per avvisarci che non era stato possibile promuovere un incontro a causa degli impegni di Hamas legati alla questione della riconciliazione nazionale. Ad ogni modo, tutte le persone con le quali abbiamo parlato hanno espresso apprezzamento per la nostra iniziativa finalizzata a promuovere gli obiettivi del Comitato 'Per non dimenticare Sabra e Chatila'".

Gli abitanti di Gaza hanno chiesto alla delegazione italiana di attivarsi per fare pressione su Hamas e Al Fatah al fine di cancellare "la vergogna della divisione tra le due formazioni politiche. La popolazione di Gaza ci ha chiesto di far conoscere le loro condizioni di vita all'esterno della Striscia - rammenta Musolino - Inoltre abbiamo consegnato ai medici dell'ospedale di Al Awda di Gaza un contributo di 10mila euro, raccolto grazie a una sottoscrizione popolare. Si tratta di un ospedale che cura donne, uomini e anche disabili, nonostante la situazione difficilissima in cui prestano servizio i medici. Visto che nella Striscia scarseggia il carburante, gli ospedali funzionano con i gruppi elettrogeni".

Questo è uno degli effetti più gravi dell'occupazione militare e del blocco israeliano su Gaza: "Senza il carburante - afferma Musolino - di notte le case rimangono al freddo, le strade al buio, mentre gli hotel sono dotati di generatori autonomi. Quando poche settimane fa Gaza è stata sommersa dall'alluvione, le pompe non potevano essere messe in funzione perché non c'era carburante. Di sera, davanti alle case, le persone si riunivano intorno ai falò per riscaldarsi e chiacchierare visto che non potevano guardare la televisione. Certo, chi ha maggiori disponibilità economiche se la cava meglio, ma la stragrande maggioranza delle persone vive in queste condizioni".

Nonostante tutto, gli abitanti di Gaza hanno mantenuto una coesione sociale e una grande dignità. Anche se mancano i mezzi economici, le strade di Gaza sono pulite. I danni provocati dall'alluvione sono stati riparati per quanto possibile: "Ciò testimonia la volontà dei palestinesi di tornare alla normalità - osserva Musolino - Dal balcone del nostro albergo si potevano vedere le lance israeliane che sparavano contro le barche dei pescatori palestinesi mentre rientravano nel porto con la prua bucherellata dai proiettili. Tutti i giorni arrivavano notizie di bombardamenti avvenuti in altre zone della Striscia".

Del gruppo che ha visitato Gaza e i suoi campi profughi, ha fatto parte anche Enzo Del Medico, 48 anni, di professione sistemista e residente a San Daniele in provincia di Udine. "È stato un viaggio ricco di peripezie - afferma Del Medico - A Gaza eravamo alloggiati nella zona del porto, di fronte alla casa di Vittorio Arrigoni, l'attivista ucciso alcuni anni fa". Secondo Del Medico, i segni dell'occupazione militare sono visibili: "Si sente il rumore degli aerei israeliani, abbiamo visto le navi della marina israeliana e abbiamo udito le mitragliate dirette contro le barche dei pescatori. L'ultimo giorno, sulla spiaggia, abbiamo visto i fori dei proiettili sulla carena di una barca adagiata sulla battigia. Gaza è una distesa di edifici e di automobili, la gente è talmente abituata alle esplosioni che, anche quando avverte rumori particolarmente forti, non ha alcuna reazione".

"Sono rimasto colpito dalla forza e dalla dignità di questo popolo - spiega Enzo - La prima cosa che ho pensato quando sono uscito da Gaza è che io ero passato mentre i palestinesi erano bloccati dentro la Striscia, una prigione a cielo aperto. Quando siamo arrivati a Gaza City, siamo stati accolti dalle televisioni locali. Mentre giravamo per le strade la gente ci riconosceva, sorrideva e salutava. Probabilmente, nonostante l'isolamento internazionale che ha messo in ginocchio Gaza e la sua economia, i palestinesi che ci incontravano avevano l'impressione di non essere soli".

Nena News

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