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ROSS@: IL SILENZIO, IN POLITICA, NON È D'ORO di Patrizia Turchi

(20 Gennaio 2014)

Se davvero non vogliamo una “bocciofila”(per citare Giorgio Cremaschi), se davvero riteniamo che una organizzazione politica abbia e debba avere il compito di muoversi ricostruendo -prima di tutto- una cultura politica smarrita dobbiamo spenderci, fare una scelta.
Complice per certo la trasformazione dei partiti italiani, che relegano la funzione ideologica e identitaria a paradigmi “desueti”, da qualche anno ha preso campo nella sinistra (e non solo) la modalità di aggregazione estemporanea.
Su tematiche specifiche, magari di rilievo immediato, o peggio ancora cavalcando porzioni di scontento. Il tutto senza offrire una sponda stabile, organizzata, dove la struttura politica ha diretta connessione con le esigenze di rappresentanza e di proposta, in quanto espressione di un progetto politico compiuto.
Viene qui data per acquisita -da una parte della popolazione- la consapevolezza del contesto politico e sociale nel quale la gestione capitalistica della crisi ci costringe a vivere, ma questa consapevolezza deve essere necessariamente e continuativamente decodificata, rilanciata, e deve far parte -per essere credibile- di un costante lavoro politico.

Ciò che si vede in giro non è nulla di questo: se da una parte abbiamo partiti ormai agli sgoccioli, che hanno in questi anni perseguito linee politiche di indubbia ed assoluta inefficacia e che cercano collocazioni dove sopravvivere, dall'altro a me pare che il silenzio sia assordante.

Si ipotizza la costruzione di soggetti politici nuovi, si lanciano temi di lavoro, idee da praticare, ma nulla viene costantemente elaborato, analizzato, proposto.
Siamo per lo più fermi, o impegnati ad esempio sulle questioni europee (rottura con l'Europa sul piano delle scelte politiche o/e finanziarie), sindacali (congressi CGIL), che rappresentano temi strategici e tessere importanti e vitali, ma non assolvono al compito complessivo e dunque rischiano di assorbire e distogliere quelle poche energie di aggregazione che ancora possiamo avere a disposizione.

Ma non solo: se queste pur importanti tessere non sono organicamente ricomprese nel quadro di una analisi complessiva perdono la loro importanza, diventano enclavi senza respiro, fini a se stesse.
Nel ristretto e asfittico panorama italiano (ed in quello molto ampio internazionale) stanno avvenendo passaggi significativi, ma tutto incredibilmente tace.

Se davvero non vogliamo una “bocciofila”(per citare Cremaschi), se davvero riteniamo che una organizzazione politica abbia e debba avere il compito di muoversi ricostruendo -prima di tutto- una cultura politica smarrita dobbiamo spenderci, fare una scelta.

Altrimenti -anche con le migliori intenzioni scritte in forma di intenti - convochiamo pure seminari, assemblee, occasioni di confronto, ma consapevoli che a questo modo cadiamo pure noi nel già amplissimo, inculturale, barbaro e consumato panorama degli “spot politici”.

Che è altra cosa dalla costruzione di un soggetto politico nuovo.

19/01/2014

Patrizia Turchi

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