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(Il saccheggio del territorio)

La battaglia contro l'autostrada Stroppiana-Broni-Mortara

L'opposizione alla Stroppiana-Broni-Mortara come un prisma attraverso cui guardare gli urgenti e pressanti temi del nostro territorio

(20 Gennaio 2014)

Prosegue l'iter per l'approvazione e costruzione della bretella autostradale Stroppiana-Broni-Mortara, 52 chilometri dai costi più alti d'Italia per collegare il territorio dell'alessandrino con il basso pavese.
Il prossimo 27 gennaio scadono i termini per inviare al Ministero dell'Ambiente osservazioni e critiche sulla Valutazione di Impatto Strategico (VAS); il ministro Andrea Orlando in merito si è già espresso dando l'ok per il progetto e scatenando, non è dato sapere quanto strumentali o meno, le ire dei suoi colleghi di partito del PD pavese, al governo in Provincia con l'ex-Margherita Daniele Bosone.

UN PROGETTO CONTROVERSO

Un primo tentativo di realizzazione dell'infrastruttura da parte della società milanese SABROM S.P.A. porta la data 1969, con Walter Damiani presidente della Provincia di Pavia: allora non se ne fece più nulla; la ditta ci riprova trent'anni dopo incassando il parere favorevole dal competente ministero a Roma. Peccato però che sia tuttora in fase di giudizio da parte del TAR il comportamento di Regione Lombardia, colpevole di avere illecitamente derogato alla sua stessa normativa regionale (L.R. 9/2001) in merito alla viabilità regionale, dato che il progetto della denominata erroneamente "Broni-Mortara" sfocia nel territorio dell'alessandrino presso il Comune di Stroppiana.
L'attuale ministro PD Orlando dando il suo assenso all'opera non dovrebbe essere troppo al corrente del procedimento giudiziario in corso, quando parla di "elemento della programmazione regionale" così come non dovrebbe essere edotto della nota inviata il 18 dicembre 2006, prot. DSA-2006-0032840 (lo stesso giorno di stipula del Decreto Ministeriale sull'assegnazione della quote di CO2) dal suo stesso ministero, al cui vertice sedeva l'allora alleato nel Governo Prodi II Alfonso Pecoraro Scanio (Verdi), il quale segnalava che "la procedura in corso da parte della Regione non può ritenersi legittima" chiedendo di "sospendere ogni valutazione in merito".Così come risulta poco informato circa gli ulteriori 4 ricorsi al TAR per il fatto che Regione Lombardia abbia affidato la concessione per la costruzione senza avere una preventiva Valutazione di Impatto Ambientale (VIA).
Nella conta dei problemi oltre a quelli normativi si aggiungono quelli ambientali, con l'ulteriore cementificazione di quella che una volta è stata la zona più fertile del continente europeo e le sue conseguenti ripercussioni a catena su qualità della vita, del paesaggio, della salute, arrivando sino a minacciare la sicurezza collettiva. A novembre 2013 è stata consegnata nuova documentazione presso il Ministero, con modifiche ai siti individuati per il recupero delle milioni di tonnellate di materiale inerte necessario alla costruzione: se ne contano 14 (QUI la lista dei siti, grazie a LEGAMBIENTE PROVINCIA DI PAVIA), la cui metà è indicata come "sito di riserva" ed uno sconfina dal territorio lombardo nell'alessandrino, a Frassineto Po, situato nella zona di confluenza tra i fiumi Po e Sesia.

LE REAZIONI DEI COMUNI

Ciò ha suscitato "sorpresa e perplessità" presso Breme Lomellina, un altro dei comuni interessati dall'opera, il cui sindaco Francesco Berzero ha fatto pervenire al riguardo una nota di osservazione in data 13 novembre con la quale sottolinea che tale progetto "non è stato ad oggi approvato essendo intervenuto parere contrario da parte dell'autorità di bacino del fiume Po" e riferendo inoltre dei dubbi sollevati in sede di conferenza sulla V.I.A. presso Regione Piemonte perchè tale sito corre il rischio di "un possibile cambio di alveo del fiume Sesia" avvicinandolo tramite canali al centro abitato lomellino e sconvolgendone sostanzialmente il piano idrogeologico.
Anche il Comune di Alagna ha messo in discussione l'impatto sul territorio dell'opera, segnalando oltre alla necessità di intervenire prioritariamente sulla strada provinciale 29, il fatto che l'autostrada si insedi "a soli 600 metri dai luoghi residenziali" con conseguenze negative su "rumore, qualità dell'aria ed impatto visivo" ma soprattutto che camminerà attraverso la costruzione di un "imponente ponte" sulla fascia di tutela dell' "equilibrio naturalistico e di biodiversità" caratterizzata dal torrente Terdoppio, andando ad incidere irrimediabilmente sull'ecosistema.
Nel Comune di Gropello Cairoli, nel cui territorio è già presente l'accesso all'autostrada A7 Milano-Genova, verrebbe creata una nuova interconnessione che andrebbe a deviare la strada provinciale che si collega a Dorno dividendo di conseguenza i mappali e spaccando letteralmente in due o più parti i contigui terreni ad uso agricolo: l'accurata segnalazione piena di riferimenti al consumo di suolo e ricadute ambientali è stata presentata nel marzo 2012 da COLDIRETTI PAVIA attraverso il Comune, il cui sindaco Giuseppe Chiari barcolla tra posizioni favorevoli all'opera salvo poi "condividere in pieno le osservazioni presentate dagli agricoltori".

DISSESTO DEL TERRITORIO E DECOLLO DELLA LOGISTICA

Questi, a solo titolo esemplificativo e certamente parziale, sono gli enormi problemi sollevati dalle varie amministrazioni comunali, nei tre casi succitati della zona della Lomellina. Va poi evidenziato come il tracciato dell'autostrada si vada ad intersecare nella zona di Broni con l'Oltrepo Pavese, terra celebre per i vigneti, un po' meno per la sua cronica fragilità. Di questo se ne era già discusso esaminando il progetto "Rocca Susella" di ENEL LONGANESI DEVELOPMENTS S.R.L. per l'estrazione di gas e petrolio, anche attraverso l'utilizzo di esplodenti: si evidenziava come l'area presenti discreti rischi di sismicità (il comune di Varzi è classificato a rischio 2, medio) oltre ad un accentuato dissesto idrogeologico, che proprio in queste ore ha colpito da Voghera sino a Bagnaria causando nuove frane, piene e smottamenti. Per tali eventi la Provincia di Pavia si è dovuta attrezzare attraverso una costante (seppur mediocre sinora, dati i continui danni) campagna di monitoraggio.
Anche per tale iniziativa di ENEL, in via di definizione attraverso l'esame della VIA, il tracciato parte dal basso alessandrino nella zona di Volpedo sino ad estendersi per altri 670 chilometri quadrati sino all'Oltrepo. Una maliziosa coincidenza, può darsi.
Come è anche vero che l'autostrada Stroppiana-Broni-Mortara sia progettata fondamentalmente in funzione del trasporto merci, in un'area come quella del pavese ormai intasata dalla logistica: alla sostanziale inutilità collettiva nel risparmiare 10 minuti per andare da una parte all'altra della provincia pavese a costi preventivati stellari, si somma la stima di un numero compreso tra 400.000 e 700.000 tir all'anno in transito sull'infrastruttura; il termine della bretella autostradale a Mortara coincide con gli oltre 600.000 metri quadrati del neonato Parco Logistico Intermodale aperto nel 2009, gestito dalla società privata Polo Logistico Integrato di Mortara S.P.A. che lavora in sinergia con i collegamenti ferroviari insieme alla T.I.MO. srl.
La piena realizzazione e successo dell'immensa opera che comprende servizi di logistica ed impianti tecnologici si lega indissolubilmente al progetto SABROM, per realizzare quegli spazi di "viabilità primaria" di cui parla la S.P.A. . La desertificazione industriale, il boom del terziario logistica in testa, progetti più o meno dannosi di altre realizzazioni come l'inceneritore di Corteolona indicano comunanza di intenti per i due territori, schiavi di attività ad alto rischio per la tutela del patrimonio ambientale, del paesaggio e della salute di migliaia di persone. Il tutto mentre il resto d'Europa si scrolla di dosso progressivamente il trasporto su gomma passando a quello su rotaia, indicando in aggiunta come la movimentazione vada sviluppata in direzione nord-sud piuttosto che est-ovest, come ben dimostrato da numerosi anni di opposizione alla realizzazione del TAV specie in Val di Susa.

I NUOVI SCHIAVI NELLA MORSA DI MAFIA E PADRONATO

All'opposizione della stanca argomentazione della creazione di posti di lavoro, contro la quale si potrebbero citare le centinaia di casi per cui imponenti opere abbiano partorito un topolino quando non addirittura danneggiato la situazione occupazionale, va sottolineata l'odiosa situazione di operaie ed operai del settore logistico rimbalzati da una cooperativa all'altra, impossibilitati ad avere un degno contratto di lavoro quando non addirittura basilari diritti individuali e collettivi e costretti ad una perenne e faticosa mobilitazione contro una moderna forma di schiavitù che sfocia in violente repressioni anche fisiche ai danni di soggetti già socialmente deboli come i migranti, in maggioranza impiegati nel settore. Gli scioperi ed i picchetti presso i magazzini GRANAROLO o IKEA, tanto per citare due clamorosi esempi, dovrebbero essere sufficienti ad inquadrare la situazione.
Impossibile infine non citare le frequenti infiltrazioni della criminalità organizzata nella logistica, vera miniera d'oro per speculatori e sfruttatori senza scrupoli che spesso si trasformano nei mazzieri prezzolati di chi pretende il silenzio dei nuovi schiavi, come recentemente accaduto a Milano al sindacalista SI-Cobas Fabio Zerbini. Il territorio pavese non ha certo dimostrato di essere immune dall'avanzare della mafia, e va sottolineato come in altre zone del Paese essa abbia utilizzato aree destinate a cave come discariche di rifiuti: la tristemente celebre "Terra dei Fuochi" campana insegna.
L'opposizione alla Stroppiana-Broni-Mortara può dunque essere inquadrata come un prisma attraverso cui guardare gli urgenti e pressanti temi del nostro territorio: ambiente, salute, inquinamento, sfruttamento del lavoro, penetrazione e controllo mafioso, autodeterminazione. Se è vero che nulla è ancora tangibile e definito, un discorso di prevenzione per ognuna di queste tematiche è un percorso obbligato nel sistema che ci uccide quotidianamente per il profitto di pochi.

Mattia Laconca - Pavia

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