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Raffaele De Grada 1916 2010

Raffaele De Grada 1916 2010

(4 Ottobre 2010) Enzo Apicella
E' morto all’età di 94 anni Raffaele De Grada, comandante partigiano, medaglia d’oro della Resistenza, critico d'arte.

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Kostas Filinis, l’ultimo resistente

(21 Gennaio 2014)

kostas

Ho avuto la for­tuna di cono­scere e di aver per molti decenni con­ti­nuato a fre­quen­tare uno dei grandi, anzi straor­di­nari, pro­ta­go­ni­sti del secolo tra­scorso, della sto­ria comu­ni­sta: Kostas Fili­nis, morto ieri ad Atene. Una vita tra­scorsa fra pri­gione e clan­de­sti­nità, lungo le tra­va­gliate vicende poli­ti­che del suo paese, la Gre­cia. Ogni volta, nei brevi squarci di libertà, pronto a rischiare di nuovo, con la fre­schezza, l’ottimismo e la luci­dità di un ragazzo.

La guerra, nel 1940, aveva colto Kostas men­tre era stu­dente del Poli­tec­nico di Atene, già allora mili­tante della gio­ventù comu­ni­sta greca e alla mac­chia sotto l’occupazione fasci­sta ita­liana e tede­sca. Nel ’43 mem­bro del Con­si­glio cen­trale e poi della pre­si­denza della gio­ventù anti­fa­sci­sta, la glo­riosa Epon.

La fine della guerra, come sap­piamo, non portò la Gre­cia alla libertà e alla pace, per­ché il paese fu imme­dia­ta­mente ricac­ciato in una san­gui­nosa e dolo­ro­sis­sima guerra civile che Kostas com­batté nuo­va­mente come clan­de­stino per ben 8 anni. Fino al suo arre­sto nel ’55, con­dan­nato all’ergastolo dal tri­bu­nale militare.

Di lui io ho sen­tito par­lare per la prima volta pro­prio negli ultimi anni ’50, in occa­sione della signi­fi­ca­tiva affer­ma­zione elet­to­rale dell’Eda, l’organizzazione legale entro cui ope­ra­vano i comu­ni­sti, il cui par­tito era sem­pre ille­gale. Di lui, come dei tanti com­pa­gni che da decenni ave­vano alter­nato le durezze di pri­gione e di clan­de­sti­nità. È però solo nel 1966, nel breve tempo in cui con il governo del vec­chio Papan­dreu, George, si era ricreata un po’ di fra­gile demo­cra­zia, che l’ho final­mente incon­trato: era stato scar­ce­rato. Ma si trat­tava di una libertà bre­vis­sima: dopo poco più di un anno il colpo di stato dei colon­nelli, nell’aprile del 1967, lo costrin­geva a una nuova clan­de­sti­nità, la terza della sua vita. Non aveva mai pen­sato a scap­pare, a tro­vare final­mente un rifu­gio. Fu anzi natu­rale per lui ripren­dere la lotta e assieme a Teho­do­ra­kis det­tero vita al Pam, l’organizzazione della resi­stenza al nuovo fasci­smo. Dopo pochi mesi, in autunno, il nuovo arresto.

Lo vidi allora ad Atene in Tri­bu­nale, da lon­tano, durante il pro­cesso che lo con­dannò per la seconda volta all’ergastolo. Ma anni e anni di car­cere non l’hanno mai fiac­cato: ha scritto tan­tis­simo e molti sono i libri poi pub­bli­cati: di poli­tica e di appro­fon­di­mento teorico.

Fu quando era pri­gio­niero nel campo di con­cen­tra­mento nell’isola di Egyna, nel 1968,che Kostas fu pro­ta­go­ni­sta della scis­sione del Pc greco, respon­sa­bile, per set­ta­ri­smo e dipen­denza molto cieca da Mosca, di non pochi errori. Fu nella pri­gio­nia uno dei fon­da­tori della nuova for­ma­zione (fu mem­bro del suo Uffi­cio poli­tico), il “Pc dell’interno”, come fu chia­mata, per indi­care che non si vole­vano più accet­tare ordini dall’esterno.

I moti stu­den­te­schi che cul­mi­na­rono con la rivolta del Poli­tec­nico di Atene, nel 1973, indus­sero i colon­nelli, ormai ten­ten­nanti, a libe­rare un certo numero di pri­gio­nieri, ma Kostas non rinun­ciò nep­pure allora a resi­stere, fino alla cac­ciata del regime militare.

Negli anni più recenti Kostas Fili­nis ha fatto molte cose: ha par­te­ci­pato atti­va­mente ai tanti ten­ta­tivi uni­tari della sini­stra greca, la ”sini­stra greca”, poi Synap­si­smos, ora Syriza.

Ho avuto l’onore di stare con lui nel Par­la­mento euro­peo dove era stato eletto negli anni ’80. La sua morte è per me un grande dolore per­so­nale e poli­tico. Ho voluto con­di­vi­derlo con i let­tori del mani­fe­sto per­ché la vita di Kostas Fili­nis fa riflet­tere su quale sia stata la sto­ria dei comunisti.

A sua figlia Anna Fili­nis che durante gli anni della dit­ta­tura ha vis­suto in Ita­lia ed è una com­pa­gna di Syriza, un abbrac­cio da tutti noi.

20/01/2014

Luciana Castellina - il manifesto

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