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O alternativa coi lavoratori o alternanza con Prodi-Montezemolo

(dalla tribuna congressuale di Liberazione)

(18 Gennaio 2005)

L’entrata nella GAD e la prospettiva di un accordo programmatico con ministri in un futuro governo Prodi sarebbe per il PRC l’accettazione di un orizzonte di riforma in senso antiliberista della società capitalistica, come unica possibile scelta “realistica” per l’oggi. Il secondo ed il quarto documento pur contrapponendosi “criticamente” alle tesi del segretario, mi sembra si pongano con diverse sfaccettature sulla stessa prospettiva, sempre nel nome di un sano realismo.

Immaginare una soluzione riformistica complessiva, che sia ad un tempo compatibile col capitalismo e di carattere progressivo, significa nelle condizioni di oggi perseguire un’utopia. Le esperienze concrete dei governi Prodi I, Jospin, e oggi Lula hanno dimostrato che quel programma di riforme possibili si è capovolto in una politica controriformatrice e in una pesante corresponsabilizzazione dei comunisti alle politiche liberiste del capitale.

L'impostazione programmatica dell'intervento di classe va allora esattamente rovesciata. Il PRC non può assumere come proprio orizzonte i cosiddetti obiettivi "tangibili e possibili", deve invece costruire la propria politica nella consapevolezza che nessun obiettivo di progresso sociale può essere raggiunto e consolidato senza mettere in discussione i rapporti di proprietà e di potere.

Ciò non significa rinunciare alle rivendicazioni immediate ed elementari, si tratta piuttosto di spiegare, sulla base dell'esperienza pratica dei lavoratori e dei movimenti, che ogni riforma, ogni eventuale conquista parziale, ogni eventuale difesa di vecchie conquiste può realizzarsi solo come sottoprodotto di uno scontro generale con la società capitalistica, le sue leggi di proprietà, i suoi governi di centrodestra o di centrosinistra. E che solo la rottura dei rapporti capitalistici, solo un governo dei lavoratori e delle lavoratrici basato sulla loro forza organizzata, può dischiudere una reale alternativa di società.

E' necessario individuare su ogni terreno un sistema di rivendicazioni e proposte (un programma transitorio) che da un lato si raccordi alla specifica concretezza dello scontro di classe e sul quale possano mobilitarsi i lavoratori; e dall'altro prefiguri la necessità di uno sbocco anticapitalistico complessivo, fuori da ogni illusione riformistica. Che è cosa ben diversa da “paletti” da conficcare in un programma ulivista (come propongono L’Ernesto ed Erre).

Si deve proporre al movimento operaio e a tutti i movimenti di lotta, di mobilitarsi intorno ad una piattaforma che contempli cancellazione delle controriforme del governo Berlusconi insieme a quelle varate dai precedenti governi di centrosinistra, che richieda una forte dislocazione di risorse sul versante della spesa sociale a fronte della compressione dei salari e dei servizi, l’aumento di salari e pensioni, la garanzia di un vero salario sociale ai disoccupati, il rifinanziamento dei servizi pubblici in primo luogo scuola e sanità, attraverso la tassazione dei profitti e delle rendite, il taglio degli aiuti pubblici alle imprese, a scuola e sanità private. Allo stesso modo è centrale porre la questione della proprietà privata con la rivendicazione della nazionalizzazione senza indennizzo e sotto il controllo operaio e popolare dei servizi privatizzati, delle aziende che licenziano e/o delocalizzano, che inquinano o che producono armi (per una loro riconversione), che speculano e truffano i consumatori.

Un programma per l’alternativa o è anticapitalistico o non è, e deve quindi essere incompatibile con qualsiasi compromesso di governo con la borghesia e con il suo blocco sociale di riferimento. Può rappresentare lo strumento di unificazione per costruire un fronte anticapitalistico del movimento operaio e di tutti i movimenti, in piena autonomia dalla borghesia, capace di liberare il potenziale di lotta manifestato in questi anni per cacciare oggi il governo Berlusconi e per costruire all’opposizione di qualsiasi governo borghese, una vera alternativa di società e di potere.

Maria Pia Gigli (Comitato Politico Nazionale)

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