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(17 Ottobre 2011) Enzo Apicella

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Altro che “paletti programmatici”: il centrosinistra rappresenta il programma di un’altra classe

(dalla tribuna congressuale di Liberazione)

(18 Gennaio 2005)

Oggetto vero del nostro dibattito è senza dubbio la questione del governo e delle alleanze.

Interventi precedenti in questa tribuna hanno evidenziato le ragioni che, a partire da un bilancio critico, dovrebbero condurre il partito ad una scelta diametralmente opposta a quella della collaborazione col centrosinistra, che conduca piuttosto a una ricollocazione forte centrata sull’opposizione di classe anticapitalistica in Italia e in Europa. Se qualcuno, tuttavia, considera il bilancio cosa vecchia, perché il mondo sarebbe cambiato e i movimenti avrebbero "pervaso" il centrosinistra modificandolo, allora bisogna proprio guardare nell’attualità per scovare che tutto ciò non è vero.

Prendiamo il caso della regione Sardegna e del suo Presidente, il signor Soru. Uomo tra i più ricchi in Europa, ha incarnato nella sua persona la migliore interpretazione dello sfruttamento regalatogli dalla Legge 30, e il miglior servizio antisindacale degli ultimi tempi nella organizzazione dei suoi Call Center. Non a caso proprio in questi giorni la Cgil ha dichiarato lo stato di agitazione a Tiscali con minaccia di sciopero per l’impossibilità di avviare un dialogo con Soru sulla "umanizzazione" dei turni di lavoro. Soru ha deciso, guarda caso, di entrare in politica all’indomani della perdita di più del 40% del suo pacchetto azionario. Soru fu eletto col sostegno di tutto il centrosinistra, del sindacalismo confederale, di settori di movimento e anche del Prc (che lo salutò come "candidato di svolta") sotto il vessillo della "sconfitta del centrodestra". Adesso, a pochi mesi dalla sua vittoria, il peso della rappresentanza di classe del signor Tiscali e dei partiti del centrosinistra si fa molto evidente. Scrivo questo contributo all’indomani del voto contrario al rifinanziamento del Piano straordinario per il Lavoro, Legge voluta e scritta dal Prc nel passato. Un no venuto con un voto unanime in Giunta, dove siede un assessore, quello al lavoro, del nostro partito... Un no con un voto a maggioranza in Consiglio regionale che ha visto l’unità di tutte le forze del centrosinistra contro il rifinanziamento del Piano.

Avevamo detto nel passato che avremmo fatto i conti nel futuro sulla scelta del sostegno del capo della borghesia sarda, e ora ne abbiamo ampia dimostrazione. A partire dal DPEF regionale, in cui sono stati previsti i maggiori tagli agli assessorati degli ultimi dieci anni -compresi i settori più importanti di garanzia per i più deboli. Tra l’altro con un documento in larga parte copiato dal precedente presentato dal centrodestra: comprensivo di una relazione finale identica. Che dire poi della vittoria ai bandi istituiti per l’ammodernamento dei portali informatici della Regione vinti proprio da Tiscali, con piccoli appalti, ma che conducono a grandi cifre finali?; o della scelta di procedere al "risparmio" che conduce l’assessore alla Sanità a chiudere i piccoli nosocomi locali in favore delle grandi strutture e nello stesso tempo a chiamare a dirigere le Asl sarde i suoi amici venuti dalle altre regioni?

Le dinamiche politiche che hanno accompagnato l’attuale giunta sarda non sono riferibili ai limiti caratteriali o a particolari attitudini personali, ma all’insieme degli interessi di classe della borghesia sarda che ora convergono, perché maggiormente garanti, nell’appoggio incondizionato del centrosinistra sardo (come succede, sul piano nazionale, con Romano Prodi).

Non si tratta dunque, a differenza di quanto sostiene l'area dell'Ernesto -i cui dirigenti sostennero con entusiasmo l'alleanza con Soru- di una questione di paletti programmatici. E' una questione di interessi di classe che si rappresentano. Noi e il centrosinistra: noi dovremmo rappresentare il proletariato, il Movimento Operaio; loro la borghesia. Per questo lo scopo di questo congresso dovrebbe essere quello di elaborare un programma per intervenire nelle lotte e costruire dall'opposizione ai governi dell'alternanza i rapporti di forza per una alternativa di società, quella vera.

Luca Belà

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