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Addio compagne

Addio compagne

(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
Il logo della campagna di tesseramento del prc 2010 è una scarpa col tacco a spillo

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Melfi: o con gli operai, o con i padroni amici di Prodi

(dalla tribuna congressuale di Liberazione)

(18 Gennaio 2005)

In un momento in cui la situazione richiede chiare scelte di classe il nostro partito si muove in un’orizzonte governista. La grande alleanza democratica, la deriva moderata del PRC, la costante ricerca dell’unità di governo a tutti i costi (vedi gli accordi in tutte le regioni) rischia di lasciare il paese privo di un’opposizione politica di classe sottraendo alla classe operaia un riferimento certo e liquidando un patrimonio di attese che verso di noi si è rivolto negli ultimi anni.

Nelle lotte che abbiamo condotto in Basilicata da Scanzano a Melfi, soprattutto durante i 21 giorni davanti ai cancelli della Fiat, il nostro partito è stato a fianco degli operai, conquistando simpatie e aspettative che adesso non possiamo deludere. Proprio queste lotte ci hanno convinto una volta di più della necessità di un’opposizione comunista in Italia. La domanda che ci poniamo è molto semplice: per quali ragioni il nostro partito dovrebbe entrare in un governo Prodi? Per quali ragioni noi lavoratori dovremmo da un lato lottare contro Montezemolo e poi sostenere lo stesso governo che lui sostiene? Noi crediamo che questa alleanza col centro dell’Ulivo sia un’alleanza innaturale tra rappresentanze del mondo del lavoro e rappresentanze del blocco dominante.

Come possono i comunisti da un lato sostenere l’opposizione sociale alla Confindustria e dall’altro accordarsi con uno schieramento che è espressione della stessa? E’ davvero paradossale invocare la costruzione di un nuovo movimento operaio e poi stringere accordi di governo con i bersagli diretti dei lavoratori.

Compagni, la demagogia e l’agitazione fine a se stessa non fanno bene a un partito che voglia dirsi comunista e che intende radicarsi nella coscienza delle grandi masse. Entrare organicamente nel governo Prodi-Montezemolo (o sostenerlo dall’esterno come propongono il 2° e il 4° documento), sarebbe un colpo durissimo al movimento di massa sviluppatosi in Italia negli ultimi anni, un movimento che ha espresso potenzialità radicali che non vanno disperse.

Torniamo alla lotta di Melfi. Quella lotta ha dimostrato che si può vincere la rassegnazione e la sfiducia. Che è possibile superare la tradizione degli scioperi simbolici e frammentati che non portano risultati e affrontare invece una mobilitazione prolungata, una vera prova di forza, capace di sconfiggere la resistenza del padrone. Se questo è stato possibile in una fabbrica con una classe operaia giovane e priva di esperienza dove tutti lo ritenevano impossibile, perché non pensare ad uno sciopero generale prolungato di tutto il mondo del lavoro, su una piattaforma unitaria di lotta, che punti davvero a piegare il padronato e cacciare Berlusconi? Ma non si può avanzare questa proposta di opposizione vera e di massa che rompa la concertazione se parallelamente puntiamo a un governo con Prodi basato sulla concertazione.

Compagni, gli orientamenti e le scelte del PRC non riguardano solo il partito ma l’intero movimento operaio di questo paese. In concreto o si lavora per un progetto anticapitalista che miri strategicamente a un’alternativa di potere dei lavoratori, oppure si lavora per candidarsi a gestire la modernizzazione capitalista del centrosinistra.

Per questo consideriamo la Terza mozione (Per un progetto comunista) l’unica mozione chiara e coerente.

Tonino D’Andrea (Segretario PRC Circolo Sata Fiat Melfi)
Biagio Stabile (CPF Potenza)

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