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EUROPEE 2014: L’AUTONOMIA DELL’INTERNAZIONALISMO

(29 Gennaio 2014)

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Barbara Spinelli

Per non ridurci a scegliere tra gli “europeisti insubordinati” e i “protestatari anti-europei”
Per l’autonomia di pensiero e di azione dei comunisti e delle forze anticapitaliste

L’intervista concessa da Barbara Spinelli al “Manifesto” chiarisce con grande precisione la realtà dell’arena politica in vista delle prossime elezioni europee e in relazione all’appello per l’appoggio della candidatura Tsipras lanciato, qualche giorno fa, da un gruppo di autorevoli intellettuali già protagonisti della stagione dei “girotondi” con alcuni dei promotori dell’esperienza di “Cambiare si può” e poi di “Rivoluzione Civile”.
Barbara Spinelli colloca, infatti, la candidatura Tsipras (il quale dal canto suo nella lettera di risposta all’appello ha parlato di “Europa dei Popoli”) e il tipo di costruzione della lista d’appoggio da presentare in Italia nell’area degli “europeisti insubordinati” distinguendosi quindi nettamente dai movimenti anti-europeisti tra i quali colloca il Movimento 5 Stelle e, eventualmente, chi – anche da sinistra come nel caso di Ross@ - intendesse muoversi all’insegna della parola d’ordine della rottura con l’UE.
Precisata questa distinzione fondamentale è il caso, però, di procedere affinando l’analisi.
Una rottura con l’UE che venisse proposta semplicemente sulla base di una critica ai Trattati e del conseguente ruolo delle banche e della grande finanza circa la gestione capitalistica della crisi finirebbe con il collocarsi dalla stessa parte degli “europeisti insubordinati”.
Infatti risulterebbe del tutto insufficiente il rilevarsi delle contraddizioni sulle quali basare un progetto di trasformazione alternativa, non tanto dell’Unione, ma della società.
Tra l’altro, citando soltanto per passaggi “a volo d’uccello” c’è da ricordarsi il peso che assume ancora il ruolo dello “Stato-Nazione” e l’evidenziarsi, a livello mondiale, di importanti novità quali l’accordo raggiunto all’interno del WTO che, a sei anni dall’emergere della crisi globale, ha praticamente confermato l’orientamento liberista dell’intero ciclo mondiale.
Infatti, la conseguenza di questo accordo sarà molto semplice: proseguirà, infatti, la pressione per la ristrutturazione europea e qualsiasi gruppo politico si troverà al governo, in ogni stato, avrà la strada segnata.
Una tenaglia, tra l’identità dello “Stato – Nazione” e l’orientamento complessivo dell’andamento economico a livello planetario che rischia di strozzare tutte le ipotesi diverse sul piano europeo.
Di conseguenza il tema da affrontare dovrà essere quello dell’opposizione posta nella dimensione politica della ricostruzione dell’internazionalismo e dell’intreccio tra questo e la lotta di classe, da portare avanti nei singoli Stati e sul piano complessivo europeo.
Una rottura con l’UE proclamata soltanto sulla base dell’antiliberismo e sostanzialmente posta nel campo europeista (di cui i movimenti anti-europeisti rischiano in questa condizione di risultare appendici meramente protestatarie) appare essere assolutamente insufficiente.
I temi dell’internazionalismo e della lotta di classe debbono essere presenti nel dibattito e soprattutto nel concreto dello scontro politico anche in vista di questa scadenza elettorale.
Si tratta di realizzare l’autonomia di pensiero e di azione dei comunisti e dei movimenti anticapitalisti , in distinzione netta con posizioni confuse, improvvisate, di semplice tattica a corto respiro.

Patrizia Turchi e Franco Astengo

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