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Violenza sulle donne

Violenza sulle donne

(30 Luglio 2013) Enzo Apicella

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L'Europa capitalista è un'Europa contro le donne!

(30 Gennaio 2014)

testo del volantino che verrà distribuito il 1 febbraio in occasione della manifestazione internazionale "Yo decido".

yodecido

L'attacco al diritto all'aborto per opera del Governo Rajoy non è che l'apice di una serie di misure contro le libertà delle donne e degli individui adottate negli ultimi anni dai governi di centrodestra e centrosinistra di tutta Europa.
“Un'Europa senza diritti delle donne, semplicemente non è”, dice lo slogan che anima questa giornata. Bisogna invece aprire gli occhi e guardare la dura realtà per quella che è: il disegno dell'Unione Europea capitalista ha le sue fondamenta ideologiche e politiche proprio sulla violenza e sulla privazione di libertà nei confronti del genere femminile, dei lavoratori e di tutti i soggetti deboli della società. La sua edificazione e fortificazione non sono altro che il perseguimento di quel progetto che vuole le borghesie dei Paesi dell'UE più forti, più coese e più libere di agire contro la classe lavoratrice, e, naturalmente, contro la donna, cioè contro quel soggetto che regge sulle sue spalle in prima persona le conseguenze di una crisi economica devastante; colei che secondo una recente ricerca meriterebbe uno stipendio di 7000 euro mensili per tutte le mansioni domestiche che è costretta a svolgere in assenza di uno stato sociale decente, mentre nella realtà a stento riesce ad avere un lavoro.

Che le donne scendano in piazza e rivendichino ciò che è loro diritto è giusto e sacrosanto; non ha politicamente senso, però, credere che la soluzione possa venire da chi finora è stato - al contrario - la causa della situazione attuale.
Non i governi, di qualsiasi colore politico, che o sono stati e sono artefici di provvedimenti conservatori se non fascistoidi in tema di diritti civili e di genere (in Italia ne sappiamo qualcosa), oppure, nel migliore dei casi non hanno mai saputo garantire alcuna effettiva e stabile libertà alle donne, come il tanto celebrato Zapatero, protagonista di politiche liberiste che hanno aggredito le libertà economiche e sociali delle lavoratrici e dei lavoratori spagnoli.
Non gli uomini (o le donne) “della provvidenza”, che si ergono a paladini di istanze femministe mentre nella pratica politica sono dediti ai più meschini compromessi e voltafaccia.
Non l'affidamento ad estemporanee e parziali pratiche conflittuali, che risultano rinunciatarie e inefficaci proprio nel momento della loro traduzione politica.

La soluzione passa attraverso il rifiuto non solo di quei contentini che la politica borghese e le istituzioni offrono alle donne (le quote rosa, per esempio), ma soprattutto attraverso il rifiuto e la contrapposizione a tutti quei partiti che, in Italia e altrove, sono autori o avvallano politiche liberticide nei confronti delle donne.
Porre fine ad un sistema che pretende di giudicare le donne ogni volta che affermano la propria volontà, opprimendole e sfruttandole, significa porre fine ad un sistema che opprime e sfrutta milioni di lavoratrici e lavoratori. Solo con l'unificazione delle lotte per i diritti civili con le lotte del mondo del lavoro, solo dotando di una prospettiva rivoluzionaria le une come le altre, è possibile combattere la causa prima del motivo di questa manifestazione contro un progetto di legge aberrante, cioè il capitalismo. Perché la donna schiava della famiglia e del padrone è necessaria solo per un sistema economico come quello in cui viviamo.

PCLavoratori Sezione Roma

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