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Marchio Marchionne

Marchio Marchionne

(26 Ottobre 2010) Enzo Apicella
Esternazione di Marchionne contro la scarsa produttività degli operai italiani

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FIAT-CHRYSLER: UN COPIONE SCRITTO DA TEMPO

(30 Gennaio 2014)

lookfiat

Marchionne ed Elkan hanno svelato anche formalmente il destino della vecchia Fiat di Torino: fuori dall’Italia.

Il Consiglio di Amministrazione dell’azienda ha infatti deciso che la sede legale e quella fiscale della società, nata dalla fusione tra la Fiat e la Crysler (Fiat-Chrysler Automobiles ), saranno rispettivamente in Olanda e in Inghilterra. E’ lo stesso modello già realizzato con la Cnh Industrial il settore dei veicoli industriali e movimento terra.

La fuga negli USA, perché di questo si tratta, della più grande azienda del paese è un fatto storico di grande portata: la ricchezza e il know howw prodotti da tante generazioni di lavoratrici e lavoratori del nostro paese trasloca altrove senza che in questi anni i governi che si sono succeduti siano mai intervenuti e trasloca altrove con il totale sostegno ed applauso dei principali partiti italiani e delle istituzioni: un coro di elogi servili ai potenti e false rassicurazioni ai lavoratori di ipocrita garanzie occupazionali.

Avevamo ampiamente analizzato il processo di fusione tra le due case automobilistiche e a quel testo rimandiamo (http://goo.gl/qZBErg)

Solo poche precisazioni alla luce delle ultime scelte della direzione Fiat.

La sede legale è in Olanda perché la legislazione di quel paese garantisce più facilmente il mantenimento stabile del controllo della società anche con una limitata partecipazione azionaria, un grande vantaggio per la Exor degli Agnelli che con il 30% delle azioni controlla la Fiat e quindi anche la FCA.

La sede fiscale è quella inglese per la semplice ragione che quel paese, molto “liberalizzato”, permette una riduzione delle imposte (si parla di 200 milioni di euro).

Il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Befera sollecitato da varie domande risponde: “Dal punto di vista fiscale non posso impedire alla Fiat di fare delle scelte” societarie “che sono economicamente convenienti per loro. Verificheremo il pieno rispetto delle leggi fiscali italiane“

Non credo che Marchionne ed Elkan stiano tremando di fronte a questa dichiarazione del capo delle imposte perché l’operazione è la stessa della Cnh e non risulta che ci siano stati particolari interventi del fisco in quella occasione.

La società avrà la quotazione principale alla borsa di New York (che garantisce il massimo accesso ai capitali) e quella secondaria a Milano.

La sede del quartier generale non è stata ancora definita formalmente, ma è chiaro che non può essere, come alcuni furbastri dicono, l’areo itinerante di Marchionne. Ben presto anche questo arcano sarà rivelato e saranno ulteriori guai per gli oltre 5000 lavoratori degli Enti centrali di Torino.

Tutti i nodi occupazionali e produttivi in Italia restano aperti, come la Fiom (tenuta anche in questa occasione fuori dall’incontro con gli altri sindacati dai dirigenti Fiat) rileva nei suoi comunicati. E l’esplicitazione del nuovo piano produttivo di Marchionne scivola ancora nel tempo: ora si parla di maggio.

Non commentiamo le dichiarazioni di Fassino e Chiamparino, perché al di sotto della decenza: a loro viene naturale essere così, piace da sempre applaudire qualsiasi cosa si decida ai piani alti, prima di Corso Marconi, oggi del Lingotto; d’ora in poi dovranno avere sempre sottomano la cartina degli USA.

Il Sole 24 ore, in un editoriale, prende di petto il problema “in molti italiani la notizia suscita rabbia”, elencando tutti i favori che lo stato ha fatto alla Fiat: i sussidi, gli investimenti agevolati, la rottamazione, la vendita a prezzo scontato dell’Alfa, le quote di importazione che tenevano lontano i giapponesi e conclude con questa domanda retorica: ”Finché l’Italia andava bene, la Fiat era italiana, oggi che l’Italia arranca, la Fiat disconosce le sue origini mordendo la stessa mano che l’ha nutrita? Come accettare una simile ingratitudine?” Ora, a parte il fatto che si dimenticano i sacrifici dei lavoratori e le risorse che lo stato ha garantito per le ore di cassa integrazione, il successivo ragionamento sofista supera l’immaginario.

Per l’editorialista la riconoscenza umana è rara, in ogni caso potrebbe valere solo per gli Agnelli, non può essere presa in considerazione per le imprese dove è inesistente e che non sono autolesioniste. E aggiunge: “Dovrebbe forse essere lo stato a imporre questa gratitudine?” C’era un solo paese che la imponeva alle imprese e ai cittadini. Questo paese si chiamava Unione Sovietica. Non è il paese in cui vogliamo vivere”…. Segue un’ulteriore audace considerazione in cui i laureati e ricercatori italiani che espatriano per trovare lavoro sono in qualche modo equiparati alla Fiat…

La realtà è che la situazione di questa multinazionale, nonostante la Fiat Chrysler sia oggi il settimo gruppo nel mondo, presenta molti punti interrogativi che, nell’articolo “serio” del Sole 24 ore, vengono con puntualità elencati:

“ Ma la sede se ne va perché la Fiat è arrivata a queste nozze già debole (era il più piccolo dei costruttori generalisti europei) per cause che risalgono a prima dell’arrivo di Sergio Marchionne al Lingotto. Ora Fiat-Chrysler è più forte di Fiat, ma non è ancora forte come i concorrenti: è indebitata, resta debole in Europa, debole in Asia e vede il punto di forza brasiliano scricchiolare sotto il peso della congiuntura e della concorrenza. Per recuperare, il Lingotto, dovrà investire e perinvestire – dicono gli analisti finanziari – ha bisogno di mezzi freschi – con un prestito convertendo o altro. Sarà questa la cartina di tornasole dell’impegno di FCA e della capacità di Fiat -quella che conosciamo – di competere su scala globale.”

Questa è la dura realtà, a partire dalle condizioni dei lavoratori, al di là delle esaltazioni e del servilismo dei cortigiani.

anticapitalista.org

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