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Che Guevara

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(10 Ottobre 2008) Enzo Apicella
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    Il partito della rivoluzione in Italia

    Nell'84º anniversario della nascita del Partito Comunista d'Italia (P.C.d'It.)

    (21 Gennaio 2005)

    Il 21 gennaio 1921 nacque a Livorno, dalla scissione del Partito Socialista, il P.C.d'It. (sezione dell'Internazionale Comunista). Il P.C.d'It. si fondò su questi princìpi: a) formare un autentico partito rivoluzionario della classe operaia per rovesciare, con tutti i mezzi possibili fino alla lotta armata, la borghesia; b) spezzare la macchina statale ed instaurare la dittatura del proletariato, il potere transitorio dei lavoratori necessario a eliminare le resistenze padronali e a sopprimere i rapporti capitalistici (capitale, mercato, denaro, proprietà); c) edificare il comunismo, società di liberi ed eguali a scala internazionale e planetaria, con l'abolizione definitiva di ogni forma di potere dell'uomo sull'uomo.

    Il P.C.d'It. sorse nel periodo delle rivoluzioni proletarie (1917-1923). Il giovane partito tenne subito testa alla reazione liberale e al terrorismo fascista. Il primo gruppo dirigente (Bordiga, Repossi, Fortichiari, Grieco, Terracini) consolidò e sviluppò i princìpi sui quali il partito si era formato e dette un notevole contributo alla loro affermazione e sviluppo sul piano internazionale. Ma il fallimento della rivoluzione tedesca (ottobre 1923) determinò un contraccolpo devastante in seno al movimento comunista. In Italia la direzione bordighiana venne sostituita con la direzione centrista di Gramsci-Togliatti. Un fenomeno analogo si verificò nei partiti degli altri paesi. Nel giro di un paio d'anni (1924-25) le direzioni rivoluzionarie del movimento comunista vennero eliminate o emarginate e l'intero movimento conquistato dal centro moscovita staliniano, che sostituì la prospettiva internazionale del comunismo con il socialismo in un solo paese.

    Nel gennaio 1926, quando si tenne a Lione il 3º Congresso del P.C.d'It., questo partito, politicamente, non esisteva più: al suo posto c'erano, da un lato, la Frazione di sinistra di Bordiga e compagni della Sinistra comunista; dall'altro, il Partito comunista italiano di Gramsci e Togliatti e dei giovani arrivisti (Longo, Scoccimarro, Secchia), un partito degenere e nazionalista. Che cosa ha determinato, quali cause e fattori hanno determinato, la sconfitta rovinosa del movimento comunista mondiale e la lunga depressione di questo movimento; e a che punto siamo con la prospettiva del comunismo? Rispondiamo, in occasione di questo 84º anniversario, sia pure in estrema sintesi ai predetti interrogativi.

    1º) La disgregazione interna e il soffocamento del "movimento comunista" ad opera dello stalinismo del nazi-fascismo della democrazia parlamentare (1924-1952)

    La prima causa è costituita dalla disarticolazione del movimento comunista in tendenze contrastanti e del sopravvento nel seno della Terza Internazionale delle tendenze nazionaliste, sostenitrici del socialismo in un solo paese. La seconda causa dall'incapacità delle ale di sinistra (bordighiane, trotskiste, lussemburghiste) di costituire un raggruppamento autonomo, a scala mondiale, in opposizione all'Internazionale stalinizzata. La terza causa nello sterminio dei rivoluzionari, operato in Russia dall'apparato di polizia speciale staliniano; e nel parallelo soffocamento, operato in Italia dal fascismo e in Germania dal nazismo, altrove e successivamente dalle polizie e para-polizie (Klu Klux Klan) dalle democrazie parlamentari. Nel dopoguerra Palmiro Togliatti, ministro di grazia e giustizia, concede l'amnistia ai fascisti lasciando in galera rivoluzionari e anarchici. Quindi gli anni che vanno dal 1924 al 1952 costituiscono il periodo della disgregazione e distruzione fisica del movimento comunista e della concomitante falsificazione del marxismo-leninismo.

    2º) La riproposizione della teoria e della pratica comunista ad opera dei raggruppamenti internazionalisti e l'esplosione, nel quadro dello sviluppo post-bellico e delle sue contraddizioni, di movimenti opposizionali "operaisti" - "filocinesi" - "studenteschi" - "autonomi" - "brigatisti" (1953-1979)

    La rivolta operaia di Berlino Est (1953) e l'insurrezione ungherese (1956) segnano l'inizio del risveglio proletario e della decomposizione dello stalinismo. Si riprendono lentamente le forze di sinistra sopravvissute allo sterminio precedente. E cercano l'aggancio con le nuove generazioni. Ma accanto ad esse è un succedersi di movimenti opposizionali, entristi e terzomondisti, che irrompono via via sulla scena politica, ognuno cercando di trascinare i proletari col proprio particolare richiamo al marxismo. Così, con lo sviluppo quantitativo del movimento operaio legato all'espansione industriale degli anni cinquanta e sessanta, si ha l'apparizione dell'operaismo; con lo svolgersi delle guerre di liberazione nazionale, il riassetto interimperialistico e la spaccatura tra Mosca e Pechino, la comparsa del movimento filocinese; con la crescita del movimento operaio e la massificazione della scuola, lo sviluppo tra gli operai di forme radicali e di organismi di lotta extra-sindacali nonchè la contestazione studentesca, alla fine degli anni sessanta; con la riorganizzazione monopolistica dell'economia e la trasformazione reazionaria della democrazia e del Pci (compromesso storico), la comparsa degli autonomi e dei brigatisti negli anni settanta. Quindi gli anni che vanno dal 1953 al 1979 sono il periodo della riproposizione della prospettiva comunista ad opera di ristrette minoranze di ispirazione internazionalista.

    3º) La prospettiva e il movimento, comunisti, nella crisi generale del sistema; nella trasformazione del modello industriale in schiavismo tecnologico e della politica in affare; nel marcimento della società dominata dal capitalismo parassitario (1990-2001 e oltre)

    Negli anni ottanta e novanta, con lo sviluppo della crisi generale dell'imperialismo e dei suoi processi disgreganti, cresce l'influenza dell'indirizzo comunista tra le avanguardie proletarie e l'interesse della gioventù per il marxismo-leninismo non adulterato. Anche se il 20º secolo si è chiuso senza vedere in primo piano un vero e proprio movimento comunista rivoluzionario, ci sono tutte le premesse per costruirlo sia sul piano interno che su quello internazionale. La costruzione del partito rivoluzionario è da tempo nel processo storico come necessità politica per le forze attive del proletariato. Piuttosto c'è da dire che oggi gli intralci che frenano la costruzione del partito non nascono, come in passato, dalla babele di tendenze di pseudo-sinistra aclassiste e apartitiche, ma dai fenomeni di marcimento e di disgregazione della società. Ed è quindi in questo versante che bisogna profondere acume ed energie per venire a capo, con la forza della comprensione e l'impegno dell'attività pratica quotidiana, delle difficoltà reali.

    Concludendo possiamo dunque affermare che la prospettiva comunista è, per la stragrande maggioranza del genere umano, più totale e mondiale, più attuale e necessaria di quanto fosse a Livorno nel lontano ma fulgido 1921.

    s.b.

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