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SVUOTATE I GRANAI E RIEMPITE GLI ARSENALI: E' RIPRESA IN PIENO LA CORSA AGLI ARMAMENTI

(10 Febbraio 2014)

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Ricordate l’invocazione di Sandro Pertini, appena eletto Presidente della Repubblica: “Svuotate gli arsenali e riempite i granai” oppure il vecchio slogan socialista “più burro e meno cannoni”.
La storia del capitalismo, nelle sue diverse fasi, ha sempre proceduto al contrario di queste affermazioni facendo del riarmo una delle leve fondamentali dello sviluppo delle proprie vocazioni imperiali ed esasperando nazionalismi: oggi, nell’epoca che si vorrebbe della globalizzazione, questi “imperativi categorici” del grande capitale appaiono quanto mai di stretta attualità: negli ultimi anni, a fronte della conclamata crisi economica e finanziaria avviatasi nel 2008 e delle condizioni di vera e propria tragedia nelle quali versano gran parte delle popolazioni del pianeta, in particolare nei due grandi continenti asiatico e africano, le spese militare appaiono in sicura ascesa.
Verifichiamo, allora, la situazione nel dettaglio.
Il rapporto sul budget della difesa compilato da “IHS jane’s”, la più autorevole rivista del settore, non lascia adito a dubbi.
Il dossier sarà presentato ai clienti di “Jane’s” il prossimo 13 Febbraio e contiene dati del tutto impressionanti: l’anno che è appena iniziato vedrà la spesa per armi in tutto il mondo assestarsi sulla cifra di 1.547 miliardi di dollari, in crescita per la prima volta dal 2009.
Attenzione, però: i budget di molti paesi della Nato continueranno a contrarsi nei prossimi 12 mesi e quindi le maggiori spese si concentreranno ancora di più a Sud e a Est, quindi nelle zone, dove sono peggiori le condizioni materiali di vita per gran parte delle popolazioni.
Nel 2021, poi, la spesa dei paesi non –Nato supererà quella dell’intera Alleanza.
La corsa agli armamenti si sta sviluppando fortemente nell’Africa sub-sahariana, dove nazioni poverissime sembrano aver deciso che la loro vera priorità sia quella delle armi, soprattutto nuovi aerei.
In tutta la regione, gli investimenti sono cresciuti del 18% e l’Angola, da sola, ha aumentato le spese del 39%.
La Russia ha installato nuovi missili Isklander nell’enclave di Kaliningrad , nel cuore dell’antica Prussia Orientale e spinge per il riarmo dell’Armenia e delle repubbliche dell’Asia Centrale: nonostante le grandi spese sostenute per le Olimpiadi di Sochi il regime di Putin incrementerà, in tre anni, le spese militari del 44% diventando, in questo campo, il terzo paese al mondo superando la Gran Bretagna.
Mentre Israele mantiene quasi stabile il suo livello di spesa attorno ai 13 miliardi di dollari l’Arabia Saudita incrementerà il budget del 19% scavalcando così l’India. L’Oman ha raddoppiato passando da 4,7 a 9,2 miliardi annui e appaiono in grande crescita anche Bahrein, Emirati e Iraq.
Tutti i principali paesi della Nato tagliano, invece, le spese militari o al massimo le mantengono stabili. Gli Stati Uniti restano comunque il paese al mondo che spende di più in questo campo: per il 2014 la spesa prevista è di 575 miliardi di dollari.
L’Italia scenderà dal dodicesimo al tredicesimo posto superata dall’Australia.
La crisi delle isole Senkaku (per i giapponesi) o Diaoyu (per i cinesi) sta facendo moltiplicare le spese belliche nei paesi dell’Estremo Oriente: nel 2014 la Cina con 159, 6 miliardi di dollari supererà la spesa di Gran Bretagna, Francia e Germania messe assieme, mentre salgono anche gli impegni militari del Giappone che è stabilmente al quinto posto al mondo e riarmano anche la Corea del Sud, l’Australia, l’Indonesia e l’india. Per non parlare, naturalmente, della Corea del Nord impegnate nelle ricerche sull’atomica e sui missili intercontinentali.
Notizie decisamente sconfortanti, difficili da commentare: a volte riscoprendo l’antico linguaggio del pacifismo internazionalista e proletario dei primi’900 si scoprono sorprendenti punti di attualità.
Questa è proprio una di quelle occasioni nelle quali non ci sentiamo superati e obsoleti nel riprendere l’antico motto di Sandro Pertini: svuotate gli arsenali e riempite i granai.
Profeti inascoltati? Chissà, ma tanto ci sono tutte le ragioni per continuare e insistere.

Redazione "Perchè la Sinistra"

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