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La fatalità dominante

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Spagna, morti sul lavoro e show business: il caso di David Marín

"L’impunità rende possibile che gente senza scrupoli giochi con la vita di molte persone"

(10 Febbraio 2014)

Intervista a Esther, sorella di Davìd Marin, che insieme ai genitori e amici porta avanti una lotta titanica per ottenere giustizia per il fratello, vittima del terrorismo padronale, contro chi vuole anteporre il denaro alla sicurezza dei lavoratori.

davidmarin

Fotografía: Lorea Sanchidrián

Da cnt.es

Intervista a Esther, sorella di Davìd Marin, che insieme ai genitori e amici porta avanti una lotta titanica per ottenere giustizia per il fratello, vittima del terrorismo padronale, contro chi vuole anteporre il denaro alla sicurezza dei lavoratori.
Il 23 giugno 2006 veniva a mancare, vittima di un incidente sul lavoro, Davìd Marìn, un giovane di Mòstoles che lavorava per Pase Producciones (una delle molteplici ditte subappaltatrici dell’Azienda Planet Events (gruppo Prisa) durante le fasi di smontaggio del concerto dei “40 Principales”, nello Stadio Vicente Calderòn.
Dopo più di sette anni di attesa, tra il 18 e il 19 dicembre scorsi ha avuto luogo l’udienza che avrebbe dovuto far luce sui fatti ed accertare le responsabilità su un incidente che, come chiunque può vedere, poteva essere evitato.
In attesa delle prove dei periti e della sentenza, José Angel, Rosa ed Esther, rispettivamente genitori e sorella della vittima, si ritrovano più uniti che mai, con Davìd sempre presente nelle loro vite e nella loro lotta eroica “contro Golia”, per usare le loro stesse parole, perché sia definitivamente fatta giustizia.
Ne parliamo con sua sorella Esther, che ci illustra i dettagli del processo e della lunga lotta per ricordare Davìd e tutti i lavoratori e le lavoratrici che ogni giorno perdono la vita sul posto di lavoro.

Domanda: Come si sta svolgendo il processo? Vedete possibilità che si faccia giustizia?
Risposta: Durante il processo sta emergendo la totale mancanza di coordinazione tra le imprese che si occupavano delle fasi di smontaggio dell’apparato scenico del concerto. Non c’era nessun coordinatore. Nessuna impresa aveva un responsabile per la Sicurezza. Non fornivano né casco, né alcun tipo di attrezzatura ai dipendenti. I lavoratori venivano contattati per telefono perché si presentassero direttamente ai cancelli, ai posti di controllo degli accessi non veniva richiesto alcun documento di accredito. Andavano a lavorare senza aver firmato alcun contratto, né aver fatto un corso di prevenzione dei rischi. Venivano incaricati di operazioni ad altezza considerevole dal suolo senza avere alcuna formazione. Non erano stati previsti varchi per le ambulanze: dovettero portare via Davìd in barella.
Una giustizia lenta non è giustizia. Due dei sei imputati son stati sul punto di non essere giudicati per prescrizione, giacché in questi otto anni una legge è cambiata. Giustizia sarebbe se gli imputati fossero soggetti a responsabilità penale e che fossero imputati tutti i responsabili.

D: Cosa avete provato in questi anni di attesa?
R: Impotenza davanti a una giustizia lenta e ad una Amministrazione che volta le spalle alla sicurezza dei lavoratori.

D: Vi siete sentiti appoggiati dalla popolazione di Mòstoles ? E da parte delle Istituzioni?
R: Dai Mostoleni si, dalle Istituzioni, no. I Mostoleni, amici, conoscenti ed i ragazzi de La Casika (Centro sociale occupato di Mòstoles, Madrid; realtà occupata ed autogestita dal 1997, ndt)ci hanno dato appoggio per tutti questi anni, partecipando alle manifestazioni che organizziamo tutti gli anni nell’anniversario della morte di Davìd, davanti alla sede del Gruppo Prisa, a Gran Via. Il sostegno di tutte queste persone è stato fondamentale per la nostra famiglia, in tutti questi anni. Le Istituzioni non hanno fatto nulla, l’Ispettorato del Lavoro non ha nemmeno sanzionato l’Azienda responsabile dell’organizzazione degli Eventi per Gruppo Prisa, la Planet Events

D: L'alto tasso di incidenti sul lavoro è la faccia oscura del Capitalismo? Perché tanta impunità?
R: E’ la conseguenza di un modello errato di lavoro. La logica dei sub-appalti e la precarietà lavorativa fanno in modo che la sicurezza sul lavoro diminuisca, fino al punto di riportarci ad epoche passate.
Tanta impunità da parte della Giustizia fa in modo che persone senza competenze né scrupoli siano a libro paga di imprese che giocano con la vita di molte persone. Con la crisi i posti di lavori sono diminuiti, e gli incidenti sul lavoro aumentati, perché si lavora in condizioni più precarie.
La ragione di tale impunità è qualcosa che sfugge alla mia comprensione. Ciò che è chiaro è che portare a giudizio i responsabili ci è costato otto lunghi anni. Molte persone nella nostra condizione non avranno avuto la forza per andare fino in fondo

D: Cosa direbbe a un giovane cui un imprenditore abbia chiesto di rinunciare alla propria sicurezza sotto minaccia di licenziamento?
R: Che cerchi di organizzarsi con i suoi compagni, e raccolga prove per denunciare il datore di lavoro, che resistano. E’ difficile, ma l’unione fa la forza.

D: Gli incidenti sul lavoro rappresentano una delle ferite più rimosse agli occhi della società. Come fare per risvegliare le coscienze su questo probblema?
R: Voi mezzi di informazione avete un compito molto importante da svolgere, in tal senso. Pare che quello che non si vede non esista. Se avessimo dato un nome e un volto a tutti i morti ed i feriti sul lavoro in questo Paese, la coscienza sociale collettiva avrebbe fatto pressione sulle Istituzioni, spingendole ad adempiere al proprio ruolo di controllo e di sanzione.

D: Si da il caso che la ditta sub-appaltatrice colpevole della morte di Davìd dipendeva da una azienda del Gruppo Prisa, una entità che fino a non molti anni fa si ascriveva ad un ambito di sinistra. Che opinione ti sei fatta di ciò?
R: Le imprese, qualunque sia la loro ideologia, devono adempiere ad obblighi minimi di responsabilità. Se Prisa organizza per i “40 Principales” e Caderna Ser un mega concerto il cui incasso rasenta i tre milioni di Euro, per il quale lavorano più di tremila persone, e nelle fasi di smontaggio del palco non c’è una sola persona responsabile del coordinamento e della sicurezza dei lavoratori, il Gruppo Prisa, a prescindere delle ditte subappaltatrici, deve essere dichiarata responsabile. Disgraziatamente, non c’è alcun imputato del Grupo Prisa. L’Istruttoria si è dilatata nel tempo ed è stato sul punto di bloccarsi. Il Giudice Istruttore non ha voluto imputare nessuno del Gruppo Prisa. In quel momento ci siam resi conto che la nostra era la lotta di Davide contro Golia.

9/02/2014

Traduzione a cura di Leonardo Donghi

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