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Da Roma a Napoli, il vizietto repressivo si riaffaccia. La risposta dei movimenti

(14 Febbraio 2014)

viziettorepress

In migliaia ieri hanno dato vita ieri a una protesta nel centro di Roma contro i 17 arrestati per i fatti accaduti il 31 ottobre 2013a via del Tritone, in occasione della Conferenza Stato Regioni, che aveva come argomento all’odg l’emergenza abitativa, tutti appartenenti al movimento per il diritto all’abitare; 7 agli arresti domiciliari e 10 con obbligo di firma in caserma. Facile che anche la previsa iniziativa contro i Cie, in programma per domani diventi, un’altra cassa di risonanza che segnala all’apparato repressivo la poca voglia di subire il colpo.

I capi d’accusa che vengono imputati agli arrestati dalla Digos, che ha condotto le indagini “visionando filmati e ascoltando molti testimoni”, vanno dalla rapina (di uno scudo di un agente di polizia n.d.r.), all’adunata sediziosa, ai danneggiamenti a pubblici ufficiali.

La misura cautelativa ha colpito duramente sia i due maggiori rappresentanti del movimento, Paolo Di Vetta (dei BPM) e Luca Fagiano (del Coordinamento lotta per la casa) sia molti aderenti (tra i quali tre stranieri) e il fatto che sia stata attuata proprio nei giorni a ridosso della manifestazione di sabato 15 febbraio prevista al CIE di Ponte Galeria con la parola d’ordine “Mai più CIE” e “diritto di accoglienza per tutti”, viene letta dai militanti come il tentativo di rendere più inoffensive possibile le realtà che vi parteciperanno, insomma un deterrente che ha lo scopo soprattutto di spaventare e sfavorire la partecipazione dei cittadini ad eventi che le forze dell’ordine, e di Governo della città, considerano ad alto rischio.

Da tanti anni il movimento per il diritto all’abitare è nel taccuino delle forze dell’ordine, ai primi posti, e questa non è la prima volta che misure del genere provano ad imbavagliarlo ottenendo sempre effetti contrari e ieri la massiccia presenza di persone al corteo ha dimostrato che, probabilmente, non si risolvono così i problemi dei senza tetto e senza reddito.

Tranne i militanti di Rifondazione Comunista e del sindacato USB nessuna forza politica ha partecipato alla manifestazione di Roma né con comunicati di solidarietà né con delegazioni di rappresentanza mentre comunicati di solidarietà agli attivisti coinvolti sono arrivati dagli aderenti al NO TAV e da molti comitati di lotta e difesa da tutta Italia.

“Temiamo che questa volta sia arrivato dall’alto l’ordine di andarci giù pesanti” dichiara uno dei manifestanti, aderente al movimento, “ e siamo per questo molto preoccupati per i nostri compagni che rischiano non solo una pena detentiva esemplare ma anche il posto di lavoro” e “pensiamo anche che tanta determinazione voglia essere d’esempio per tutti gli altri movimenti che pullulano in tutte le zone d’Italia, colpirne uno per educarne cento… ecco pensiamo proprio che sia questo lo scopo visto che i reati imputati sono molto tosti”.

La manifestazione, come già detto, ha attraversato il centro di Roma blindatissimo data la riunione della Direzione del PD a Via del Nazareno (nei pressi del Tritone, appunto) fino ad arrivare sotto la sede della Prefettura di Roma a P.zza SS. Apostoli dove si è sciolta ma molte altre ne sono previste nei prossimi giorni ovunque in Italia da Milano a Palermo passando per Pisa e Cosenza in una sorta di “manifestazione permanente” che coinvolge tutte le realtà antagoniste della penisola.

Va detto, infatti che, con un tempismo perfetto, ieri mattina sono scattate le stesse misure restrittive adottata a Roma anche a Napoli ai danni di dieci disoccupati aderenti al Coordinamento Bros.

Una linea “Maginot” che attraversa la penisola e che fa intravvedere all’orizzonte, nemmeno troppo lontano, tempi molto oscuri.

roberta cecili - controlacrisi

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