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(21 Febbraio 2014)
Alle urne si presenta solo il 31.7% degli aventi diritto al voto. In Cirenaica, gruppi islamisti attaccano i seggi elettorali: un morto a Derna. I berberi boicottano il voto.
dalla redazione
Roma, 21 febbraio 2014, Nena News – Le elezioni in Libia? Un flop: alle urne non è andato nemmeno un libico su due. Secondo i dati forniti dalla commissione elettorale, ha votato per la formazione dell’Assemblea Costituente solo il 31,7% degli aventi diritto. Sullo sfondo, un clima di altissima tensione, scontri e un morto.
Si trattava del secondo voto democratico dopo le elezioni legislative del luglio 2012. Stavolta si eleggevano i membri dell’organo incaricato di redigere la nuova carta costituzionale libica. La Costituente sarà composta da 60 membri, divisi equamente tra le tre regioni – Cirenaica, Tripolitania e Fezzan; sei seggi sono destinati a donne e sei alle minoranze berbere.
Dei 1.531 seggi sparsi per tutto il Paese, però, alcuni non sono riusciti ad aprire le porte a causa degli attacchi subiti: a Sud e ad Est alcuni seggi sono stati presi d’assalto da miliziani armati che hanno appiccato il fuoco o rubato i registri. Cinque scuole sono state date alle fiamme e, quando gli elettori e gli organizzatori si sono spostati in un altro seggio elettorale, uomini armati li hanno seguiti e hanno sparato in aria, costringendoli alla fuga. Si è registrato un morto a Derna, in Cirenaica, città roccaforte di gruppi estremisti anti-governativi.
“Abbiamo provato a raggiungerli, ma sono persone strane – ha commentato Emad al-Sayeh, vice presidente della Commissione Elettorale in merito ai gruppi islamisti armati – Hanno comportamenti che reputano giusti, ma che non hanno niente a che vedere con la società libica e con l’Islam”. Si tratta dei gruppi che hanno sostenuto la deposizione del colonnello Gheddafi a Est e che, dopo la caduta del regime, non hanno abbandonato le armi e oggi sono protagonisti di attacchi e attentati volti a destabilizzare il Paese e permettere l’avanzata di ideologie estremiste.
Alla totale mancanza di sicurezza, si sono aggiunti da una parte le forti divisioni tra le regioni libiche e i tentativi di secessione della Cirenaica che non riconosce il potere centrale di Tripoli; e dall’altra il boicottaggio del voto da parte delle tribù berbere tebu e amazigh, che hanno accusato il governo di marginalizzare politicamente e economicamente le minoranze dentro il Paese.
Ora l’Assemblea Costituente ha quattro mesi di tempo per redigere la legge fondamentale dello Stato, che sarà poi sottoposta a referendum popolare. Dovrà tenere conto delle divisioni etniche e regionali, del ruolo delle tribù – che in passato Gheddafi seppe tenere a bada grazie ad un sistema di favoritismi, clientelismo e repressione – e delle spinte autonomistiche di Bengasi. Il clima resta teso, la Libia è sempre più lontana dalla stabilità interna.
Nena News
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