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Una risposta di classe alla soluzione capitalistica della rapina sociale e della guerra

(25 Febbraio 2014)

Dal n. 14 di "Alternativa di Classe"

La borghesia non ha mai confessato di aver lottato e di lottare per il proprio interesse, ma sempre ha affermato di lottare per il bene universale e in nome della umanità. Quando si parla di classe borghese non si deve fare alcuna distinzione tra quella apertamente reazionaria e fascista e quella che si presenta con le parole di libertà e democrazia.
La borghesia americana, che oggi è la più forte, si propone di tenere un grosso arsenale militare permanente, che serve a conservare lo stato attuale del regime capitalistico. Sotto la presunta minaccia di una possibile aggressione esterna da parte dei nemici, le classi dominanti negli USA e nei Paesi alleati riescono a legare ai loro progetti i proletari, più che con la forza, con il vincolo sentimentale della solidarietà nazionale, il peggior nemico di quel sentimento di classe che, superando la nazione, creazione strettamente borghese, dovrebbe unire in una sola unità combattente i proletari del mondo intero contro tutti gli sfruttatori, a qualsiasi nazione essi appartengano.
La borghesia ha le sue centrali potentemente organizzate. L'ONU non è che la lega che deve mantenere il mondo nella pace, ossia nella conservazione della oppressione e dello sfruttamento delle classi lavoratrici. Questa è la pace borghese. Essa conta sul frazionamento della lotta da parte del proletariato e sulla non simultaneità di essa, per poter domare i movimenti di classe.
Di contro il proletariato deve creare la sua centrale rivoluzionaria, che deve dare alla singola azione unità di indirizzo, di direzione, per sincronizzare i movimenti con un obiettivo comune. Bisogna che il sentimento di solidarietà si sviluppi nella lotta.
Le diversità di sviluppo della borghesia nei vari Paesi rende diverse le condizioni fra i vari proletariati, e quelli che appartengono alle nazioni più favorite, non sentono la solidarietà con quelli dei meno favoriti. La guerra con i suoi orrori, con le violenze, con le ferocie, è un fattore che contribuisce a spezzare la solidarietà di classe, ponendo, di contro, come nemici i proletari dei vari Paesi. Ma in una economia capitalistica in cui un gruppo borghese sfrutta i lavoratori del mondo intero, sarà più facile il sorgere di questo sentimento di classe.
Agli incoscienti o in malafede che si illudono o cercano di illudere che il regime capitalistico possa scomparire dolcemente sotto un diluvio di pezzi di carta, noi opponiamo la realistica concezione che esso subisserà sotto un cumulo di rovine provocate dal proprio disordine e dai conflitti in cui e di cui vive.
I due scogli contro i quali ogni avanguardia rivoluzionaria corre il pericolo di frantumarsi sono, da una parte, quello di perdersi nell'opportunismo delle rivendicazioni parziali, considerate come sufficienti a se stesse, e dall'altra a ridursi ad una setta staccata dalla classe operaia ed elaborare nel vuoto dei programmi politici.
In una situazione come l'attuale, l'organizzazione di classe, se deve difendere a qualunque costo, in ogni circostanza, ed anche nelle fasi più reazionarie, l'integrità del suo programma, ha tuttavia il dovere di saldare l'insieme delle sue posizioni di principio allo svolgimento reale della lotta di classe. L'evoluzione del capitalismo imperialista offre alla organizzazione di classe nuove armi alla critica dei cosiddetti istituti rappresentativi. Si tratta di proseguire nell'opera di smascheramento del parlamentarismo e dei partiti e movimenti che si richiamano ad una concezione parlamentare e riformista della lotta proletaria, sulla base di una riaffermazione intransigente della autonomia di classe e della indipendenza di fronte ad ogni altra formazione politica.
La situazione attuale è frutto di una disfatta internazionale del proletariato e della sua immobilizzazione sotto il peso di un rapporto di forza nettamente sfavorevole. I sindacati hanno perduto ogni autonomia, si tratta per il proletariato di affrontare il problema della ricostruzione dei suoi organi di classe e nello stesso tempo prendere coscienza del fatto che tale ricostruzione non è possibile che al prezzo di un capovolgimento radicale dei rapporti di forza tra le classi. Non abbandoniamo il sindacato per il solo fatto di esservi in minoranza. Tantomeno sottoponiamo i nostri principi e le direttive di classe al volere di queste maggioranze.
I moti nazionali sono il riflesso dei giochi di forza tra imperialismi, pure pedine in mano ai Paesi capitalistici più forti e in nessun caso incidono sulla stabilità dell'ordine mondiale costituito. In un momento privo di vicine prospettive di un grande sommovimento sociale è un dato logico della situazione la disgregazione del proletariato mondiale. I capitalismi si equivalgono nella sostanza.
Gli amici del capitalismo e dell'imperialismo in Italia non sono solo quelli che oggi stanno in connubio con il Governo italiano e con i Governi degli alleati; lo sono altresì quelli che sostengono Paesi e governi di alleanze concorrenti, ma non coloro che sono contro tutti gli imperialismi, a cominciare da quello di casa propria. Siamo strenuamente impegnati a mantenere il filo conduttore storico del grande corso rivoluzionario, restando ben saldi alle formulazioni del marxismo. Riaffermiamo il carattere internazionale della lotta di classe, e vediamo nella ricostruzione di un'internazionale comunista, l'unica prospettiva che permetta al proletariato di contrapporre la sua risposta alla soluzione capitalistica della rapina sociale e della guerra.

Alternativa di Classe

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