">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro    (Visualizza la Mappa del sito )

LA FRETTA DI CHIUDERE ALLA PROFILO SRL DI CASALE SUL SILE (TV)

(26 Febbraio 2014)

slaiper

A gennaio 2014, aveva inizio una strana cassa integrazione ordinaria, alla Profilo di Casale sul Sile, una fabbrica di finitura di parti in legno di mobili e cucine, che opera sostanzialmente per Veneta Cucine spa di Biancade, ma che aveva operato nel corso del 2012 e 2013 per la nota Jesse di Francenigo, che ora, a causa del lavoro in nero, è in procedura fallimentare.
Gli accordi di questo tipo in genere parlano di crisi del settore mobiliero, ma quale crisi, che è tra i settori che fanno più nero in Italia, settore che nel trevigiano ci ha visto anche impegnati in processi per interposizione, vinti, a tutela di lavoratori della famigerata cooperativa Quadrifoglio.
L’accordo di CIG ordinaria era stato siglato dal sindacalista della Cgil, Virgilio Biscaro, (che da un anno mezzo aveva sostituito un’altra sindacalista, da sempre impegnata per i lavoratori di questa Azienda, la quale aveva avvertito a luglio 2013 già i lavoratori che l’utilizzo da parte dell’Azienda, della Cassa integrazione, era discutibile) senza passare per alcuna assemblea dei lavoratori, e senza nemmeno la sottoscrizione dei due Rsu Cgil (erano tre, ma uno aveva dato le dimissioni e non era stato sostituito).
Il lavoro comunque era continuato senza particolari messe a riposo, con circa 3-4 giornate a testa per ogni lavoratore, di mancato lavoro. Le retribuzioni però, pur pagate, non avevano visto la consegna della busta paga (LUL) ai singoli lavoratori. Senza alcuna informazione ai lavoratori, il 7 febbraio la Profilo srl delibera lo scioglimento della Azienda, nominando quale liquidatore il titolare stesso, ma i lavoratori ancora continuano a pieno regime sino al 18 febbraio.
In quella data, si presenta in Azienda un sindacalista della Cgil di Treviso, a spiegare la situazione. In quella occasione, chiede ed ottiene la sottoscrizione posticipata dell’accordo del 10 gennaio ai due delegati, che sottoscrivono un accordo evidentemente nullo, allo scopo dichiarato dal sindacalista, di “coprire l’Azienda per i periodi di mancato lavoro”. Questo tipo di pratica della sottoscrizione successiva, era già avvenuto altre due volte nel corso del 2012 e 2013. In realtà, sia nel corso del 2012 che del 2013, la Profilo srl aveva sempre lavorato, anche facendo ricorso a parecchie ore straordinarie.
Giunti a questa situazione, visto lo scioglimento dell’Azienda, che viene comunicato ai lavoratori dopo altri 10 giorni di lavoro, e vista la successiva e FULMINEA apertura della procedura di richiesta di CIG straordinaria inviata alle Autorità competenti (sbagliando perfino la pec della DTL di Treviso), il 17 febbraio 2014, è straordinariamente STRANO che già il 24 febbraio, a SOLI 7 giorni dalla apertura della procedura, e SENZA dare modo ai lavoratori di intervenire adeguatamente, si sia siglata in Provincia di
Treviso, IN ASSENZA DEGLI ISPETTORI DEL LAVORO, la procedura di CIGS. La Cassa straordinaria, viene deliberata però
solo dopo 7 mesi, stando alla ns.esperienza del 2013. E questo significa restare senza lavoro per 36 lavoratori e le loro famiglie,
senza percepire nulla per 7 mesi. Infatti, la Cgil e la Uil che hanno sottoscritto l’accordo di Cigs con APINDUSTRIA, non hanno
dato alcuna istruzione ai lavoratori circa eventuali anticipazioni bancarie delle indennità Inps di CIGS. E questo nonostante la ns.pec giunta in Azienda il 19 febbraio, in cui chiedevamo di essere convocati.
A questo punto, subito dopo la “assemblea” (eufemismo) del 18 febbraio, è iniziata la costituzione del Cobas della Profilo. Ora, quattro lavoratori, di cui due italiani e due extracomunitari, uno dei quali con cittadinanza acquisita, hanno impugnato
per nullità, con il sostegno della ns.O.S., la procedura di CIGS, mentre si è chiesto l’intervento delle Autorità competenti, per vederci chiaro.
La nostra Organizzazione Sindacale cresce nei territori del lassismo istituzionale e della truffa organizzata dei padroni che privano di lavoro e certezze occupazionali i lavoratori, con sempre maggiore pesantissima arroganza e dispregio delle leggi vigenti. Lo diciamo a chiare lettere: non siamo d’accordo che lo Stato debba finanziare la DISSOLUZIONE degli impianti
produttivi, o eventuali loro trasformazioni societarie sempre fatte senza nulla spiegare chiaramente ai lavoratori.

Paolo Dorigo – per il coordinamento regionale Slai Cobas per il Sindacato di Classe

9829