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(15 Agosto 2012) Enzo Apicella

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ELEZIONI EUROPEE E LISTA ITALIANA PRO-TSIPRAS: LA RIPOSTA DEL “MANIFESTO” ALLA LETTERA DI CARLO FORMENTI E LA QUESTIONE DEL SOGGETTO POLITICO

(4 Marzo 2014)

bascetta

Marco Bascetta

La lettera di Carlo Formenti indirizzata Bifo e pubblicata ieri da Alfabeta (ripresa anche dal nostro sito: http://sinistrainparlamento.blogspot.it) sul tema delle prossime elezioni europee e della costruenda, nell’occasione, lista pro-Tsipras ha ricevuto una particolare risposta in un articolo di Marco Bascetta, uscito sulle colonne del “Manifesto”.
Tra le argomentazioni usate in questa risposta, emergono alcuni spunti di dibattito e di riflessione che meritano sicuramente di essere approfonditi, almeno dal nostro punto di vista.
Il primo riguarda quella che può essere definita una singolarità nella definizione delle gerarchie al riguardo del rapporto tra movimenti, soggetti politici, eventuali liste elettorali.
Bascetta, afferma, infatti, che le argomentazioni usate da Formenti circa la critica ai modi di costruzione della lista pro-Tsipras (“narcisismo professorale” e “accecamento elettorale”, tanto per ricordare due espressioni contenute nella lettera citata) sarebbero state opportune se indirizzate, in una fase di forte espansione dei movimenti, al tentativo di far sì che i movimenti stessi non risultassero condizionati o manipolati nel loro senso di marcia da espressioni – appunto – di tipo elettoralistico.
Questo scenario non corrisponde però alla realtà e siccome stiamo vivendo evidentemente una fase di “bassa” per quel che riguarda i movimenti, allora è del tutto legittimo che questi siano usati – più o meno direttamente – per costruire, assieme a partitini vari ed espressioni soggettive d’intellettualità di vario tipo, una lista elettorale.
Emerge da questa valutazione di Bascetta una perlomeno, curiosa interpretazione del concetto di rappresentatività politica attraverso cui si pensa che movimenti a bassa intensità e modesta partecipazione (non in fase di “forte espansione” quindi) siano comunque assimilabili ad altre espressioni di soggettività, compresi i partiti, in un “mix” davvero micidiale laddove si confondono piani diversi di rappresentanza e azione politica dai quali è scaturita una sorta di abbastanza ridicolo ”manuale Cencelli” attraverso il quale si sta procedendo alla scelta delle candidate e dei candidati, vagliati da una sorta di Areopago non nominato né controllato da nessuno (candidati autoproposti attraverso il web).
Insomma una “strozzatura del grillismo” che i “movimenti” (quali?) possono sopportare perché si trovano in una fase di “stanca”.
Più avanti scorrendo l’articolo Marco Bascetta affronta il tema del soggetto politico, che rappresenta – alla fine – il dilemma vero che aleggia attorno alla lista Tsipras: nuovo Arcobaleno o “motorino d’avviamento” del nuovo soggetto della sinistra italiana dopo la lunga sequela di fallimenti che ne hanno contraddistinta l’esistenza negli ultimi dieci anni?
Bascetta è categorico: bisogna impedire che la sinistra si rifondi, nel nostro Paese, come “sinistra italiana”: il quadro non può che essere quello della dimensione europea perché non è possibile pensare a una ricostruzione “sociale” e democratica dell’Europa come frutto di una sommatoria dell’azione e dei successi delle singole sinistre nazionali.
In questo quadro risultano del tutto trascurati , a nostro avviso, due elementi fondamentali : il primo riguarda l’assoluta necessità che un nuovo soggetto politico della sinistra d’alternativa (sulla cui necessità non ci sono dubbi) si fondi – prima di tutto – sulla materialità delle contraddizioni in atto e sulla base di quelle contraddizioni elabori il suo progetto al di fuori da riferimenti vaghi, sostanzialmente astratti; il secondo riguarda l’esigenza di porsi a diretto contatto e confronto con la realtà specifica delle condizioni di agibilità democratica che, nel “caso italiano” (“caso” inteso, ovviamente, in negativo) stanno svoltando seccamente verso una dimensione autoritaria.
Si segnala, invece nella risposta di Bascetta, una dimensione europea come “campo d’azione” del tutto indefinita, al centro di un processo di globalizzazione e internazionalizzazione che, come stiamo osservando in questi giorni, appare ormai superato da un impetuoso “ritorno all’indietro” sul terreno – addirittura – della geopolitica ottocentesca e dei richiami westfaliani.
Così come proprio la gestione capitalistica della fase ha mostrato per intero il perseguimento dell’obiettivo di ristabilire, per intero, antichi rapporti di forza posti proprio nei campi dello sfruttamento, del ritorno al servaggio, della negazione dei diritti sociali.
Su di un punto Bascetta ha sicuramente ragione: il progetto di una nuova soggettività della sinistra italiana non potrà essere frutto di ricomposizione dei suoi mediocri frammenti sparsi combinati con le eccellenze della mitica “società civile” (proprio ciò che sta avvenendo, è bene sottolinearlo, con la costruzione della lista italiana pro-Tsipras, non a caso definita “l’altra Europa” senza specificazioni, in maniera del tutto indeterminata rispetto alle coordinate ideologiche, politiche, di riferimento sociale. “Altro e basta: un po’ poco, forse?).
Non si tratta infatti di promuovere una “ricomposizione” ma una “nuova” soggettività affatto diversa da quelle sconfitte e triturate nel passato.
E’ il caso di discutere seriamente di un progetto in questo senso e queste note hanno lo scopo, soltanto, di far riprendere di nuovo una discussione in questo senso anche prendendo atto dell’ambiguità di tentativi che pure si stanno operando.
L’idea internazionalista e del conflitto di classe non possono essere, però, proiettate in una dimensione posta oltre la realtà dello scontro sociale che è ancora, prima di tutto, quello della dimensione dello “Stato – Nazione” .
Cercare di collocarsi oltre, in un orizzonte europeo non definito (tenuto conto che l’Europa è questa, dal punto di vista politico: un’Europa da rompere) significa non intendere la materialità dello scontro in atto oppure più semplicemente (non nascondiamo la malizia) cercare di non dare fastidio al PD.

Franco Astengo

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