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(14 Novembre 2010) Enzo Apicella

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    Ci salverà la lista Tsipras?

    (10 Marzo 2014)

    salvtsipras

    Sono state presentate le candidature della lista "L'altra Europa-con Tsipras". A differenza della disastrosa avventura della lista Ingroia, questa volta il percorso avviato e gestito dai cosiddetti sei garanti ha portato a casa il risultato, impedendo a partiti preoccupati soprattutto, se non esclusivamente, dalle proprie esigenze di sopravvivenza di distruggerne il percorso. E così varie anime tra loro concorrenziali della sinistra si trovano giocoforza a fare insieme una campagna elettorale, che dai primi passi avviati nelle varie città ci pare più quella di un'alleanza subita che non di una lista unitaria.

    Il tasso di democrazia e partecipazione nella formazione delle liste e il percorso più in generale ci sembra però lontano da ciò che servirebbe. Appare chiaro che questa lista non sarà uno stimolo per una qualsiasi forma di ricomposizione politica o sociale della sinistra radicale di questo paese. E il giorno dopo le elezioni, qualunque sia il risultato, ognuno si ricollocherà dove meglio crede nel panorama istituzionale europeo. D'altra parte la tanto vituperata, in passato, personalizzazione della politica si è ormai consolidata anche alle latitudini di una certa sinistra, prima con la lista Ingroia oggi con la lista Tsipras. Il messaggio è chiaro: solo un leader ci può salvare.

    Ma qual è il segno politico prevalente di questa lista? Ci pare evidente una particolare forza della "sinistra di Repubblica", con Barbara Spinelli capolista in tre collegi e Curzio Maltese in un altro. Presenza non certo di "servizio", che rende chiaro il progetto della lista: dare un segnale "a sinistra" del Pd per parlare a chi in quel partito non si rassegna al dominio di Renzi e pensa sia ancora possibile l'ipotesi di un nuovo centrosinistra. Del resto le parole di Barbara Spinelli alla presentazione della lista sono state chiare: "Noi puntiamo a strappare i socialisti dall'abbraccio con i popolari, più forti saremo noi meno forti saranno le larghe intese". E ancora: "Non abbiamo nessuna vocazione minoritaria, puntiamo ad alleanze non solo con i socialisti o con i verdi ma anche con i liberali di Verhostad". Insomma, sembra un film già visto, quello della subalternità al Pd che ha portato in questi anni alla scomparsa della sinistra radicale, profilo che non a caso ben si sposa con quello di Sel che già dichiara che non farà parte del Gue (il gruppo delle sinistre al Parlamento europeo, a cui fa riferimento la stessa Syriza) e che vorrà essere "un ponte tra Tsipras e Schultz".

    In un articolo di risposta alle critiche di Carlo Formenti, Guido Viale rivendicava il percorso dal basso e la partecipazione dei movimenti alla formazione delle liste. Ma non ci sembra che le cose stiano come racconta Viale, e questo è un limite per noi dirimente. Questa lista non è espressione di una dinamica dei movimenti, e le varie candidature non hanno corrisposto a nessun processo di mobilitazione e scelta dal basso – anche se in alcuni casi si tratta di donne o uomini realmente impegnati in vertenze locali significative. Oggi, con la crisi verticale delle sinistre organizzate e l'esaurirsi di tutte le strutture del vecchio movimento operaio, serve al contrario qualcosa di una qualità del tutto diversa per pensare ad un’esperienza duratura e in grado di ricostruire uno spazio di idee e azioni di trasformazione sociale che duri oltre una finestra elettorale. Anche perché dopo le Europee il “papa straniero” rappresentato dall’esperienza greca di Syriza non potrà continuare a fare ombra sui disastri della sinistra italiana.
    Più stimolante ci sembra la proposta spagnola di "Podemos", che vive proprio sul protagonismo e la costruzione di comitati locali, con spazi e tempi adeguati di partecipazione dal basso che produce una dinamica non di "sostegno a" quanto di "costruzione di". Ovviamente usufruendo di una dinamica di movimento dello Stato spagnolo che negli ultimi anni è stata molto più ricca di quella del nostro paese.
    La lista italiana però ci pare abbia scelto ancora una volta un percorso dall'alto verso il basso. E se avrà un approccio semplicemente “emendativo” delle politiche liberiste dei socialisti europei favorirà il Movimento 5 stelle che continuerà a essere percepito come l'unica alternativa elettorale possibile.

    Per quanto ci riguarda, non parteciperemo a questa campagna elettorale, e praticheremo i contenuti per un’altra Europa sul piano dei movimenti, pronti, se ce ne sarà l’occasione su alcuni temi specifici, ad interloquire positivamente con chi si colloca sullo stesso terreno.
    Siamo nella fase di ricostruzione non solo della sinistra anticapitalista ma delle sue stesse premesse, dei movimenti e delle idee che ne fondino forza e durata. Non sarà un percorso fondato su una logica semplicemente elettoralista a garantire una simile ricostruzione ma l'esplosione di movimenti di massa e l'irruzione di una nuova generazione politica.
    Per questo continueremo nei prossimi mesi a impegnarci sul terreno della pratica sociale e della riflessione teorica, partecipando durante il periodo più intenso di campagna elettorale alle giornate di mobilitazione europea di maggio lanciate dai movimenti di Blockupy Frankfurt, per rilanciare i contenuti di un’altra Europa, contro il ricatto del debito e dell’austerity, per un reddito sociale europeo, contro la precarietà e le privatizzazioni, per un’altra concezione della politica e della democrazia. E parteciperemo alla costruzione della MayDay milanese dentro un percorso di mobilitazione e iniziative che tiene insieme rifiuto dell'austerità e contestazione della logica delle grandi opere e quindi di messa in discussione dell'operazione Expo 2015.

    Communia Network

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