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Sasà Bentivegna, Partigiano

Sasà Bentivegna, Partigiano

(3 Aprile 2012) Enzo Apicella
E' morto ieri a Roma Rosario Bentivegna, che nel 1944 prese parte all’azione di via Rasella contro il Battaglione delle SS Bozen.

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LEGGE ELETTORALE, SVOLTA AUTORITARIA , SUDDIVISIONE FEUDALE DEL POTERE, DECOLLO DI ROSS@

(12 Marzo 2014)

dal blog: http://sinistrainparlamento.blogspot.it

Tre punti che si tengono assieme, come forse in apparenza non parrebbe: il progetto di legge elettorale in approvazione scaturisce l’effetto di una drastica limitazione della democrazia, al limite della vera e propria “svolta autoritaria” imperniata su di una sorta di ritorno alla suddivisione feudale del potere di stampo medievale, provoca uno slittamento a destra dell’intero quadro politico offrendo, però, paradossalmente ma non troppo l’opportunità per il decollo di una forza politica collocata chiaramente sul versante anticapitalistico d’opposizione e d’alternativa, quale potenzialmente potrebbe essere Ross@ che così potrebbe far decollare concretamente il suo progetto rimasto da qualche mese sostanzialmente in stand-by.
Questa (plausibile) ipotesi di percorso politico non si muove, in ogni caso, semplicemente per volontà degli attori in gioco e della loro autonomia posta propria sul terreno dell’agire politico ma, beninteso, nel quadro delle grandi contraddizioni sociali acuite, nel corso di questi anni, dall’esercizio della gestione capitalistica della crisi a tutti i livelli, interni e internazionali, e dalla strutturalità delle condizioni materiali di grave difficoltà in cui versa il nostro Paese sul piano dell’economia, della disgregazione sociale, del divario Nord – Sud, dell’incredibilità dell’intero ceto politico, della questione morale, della crescita smisurata delle diseguaglianze, dello sfarinamento del territorio, dell’inesistenza della possibilità di vita per interi settori della società: soltanto per elencare alcuni punti tra i tanti che si dovrebbero toccare.
Tutto questo per ricordare come la breve analisi che seguirà nel corso di questa nota non è frutto semplicemente dell’idea di spostamento di qualche pedina a livello istituzionale, ma il frutto di considerazioni sorte sul campo proprio valutando appieno la drammaticità materiale delle contraddizioni sociali, a partire da quello dello sfruttamento capitale/lavoro che rimane centrale e che trovano enorme difficoltà di rappresentazione sia dal punto di vista dei corpi intermedi (partiti, sindacati) sia da quello dei nuovi movimenti sociali, quasi sempre sfruttati (vedi Lista Tsipras, sulla quale sarà bene ritornare) a fini speculativi di stampo meramente politicista.
Procedendo per ordine:
1) La discussione sulla legge elettorale è sicuramente apparsa occasione di scontro interno al quadro politico, in una dimensione del tutto trasversale, tra agguati e franchi tiratori. La cifra complessiva è stata però quella della “conservazione del potere”. Ne è uscito così un testo nel quale i profili d’incostituzionalità già rilevati nella sentenza n.1/2014 della Corte Costituzionale permangono tutti. Sotto quest’aspetto sarà necessario, da subito, mettere in piedi un “Movimento per la Democrazia Repubblicana” che impugni immediatamente il provvedimento nelle sedi opportune ma si faccia valere anche a livello di aggregazione e di acculturazione di massa, ponendosi subito in una dimensione unitaria fra tutti i soggetti che, a sinistra, intendono opporsi a questo stato di cose. Il discorso, però, non può essere limitato a questo punto. L’unico elemento, infatti, che nel corso delle ultime convulse giornate vissute a Montecitorio che non è mai stato posto in discussione è stato quello relativo alle soglie di sbarramento per l’accesso in parlamento. L’8% per le liste non coalizionate è il segnale preciso, sul terreno istituzionale, di una vera e propria svolta autoritaria. Gli unici soggetti tollerati diventano così quelli che accettano di restare subalterni al “pensiero unico” delle larghe intese e della democrazia limitata, all’interno della quale si pensa magari di affrontare il tema delle contraddizioni sociali in termini di piccole mance ma con un margine di risposta nel rapporto tra politica e società molto limitato all’ambito del decisionismo di stampo presidenzialista. L’8% stabilito per la soglia di sbarramento utile all’ingresso in Parlamento ha il significato preciso di emarginare dal concerto istituzionale quella parte che intendesse, in forma autonoma e anche identitaria, collocarsi (dal nostro punto di vista partendo da “sinistra”) fuori dal coro, in un concreto atteggiamento di opposizione e di alternativa. E’ questo il preciso significato che va fornito ai termini “democrazia limitata” e “svolta autoritaria”;
2) Su queste basi l’intero quadro politico subisce una torsione “a destra” (per usare l’antica toponomastica politica, pure nobilitata qualche anno fa da una delle ultime opere di Norberto Bobbio). Ne è esempio evidente la formazione della Lista Tsipras per le elezioni europee (al di là delle polemiche spicciole alimentate dalla vanità soggettiva di alcuni tra i promotori). L’orizzonte della Lista Tsipras è, sul piano dei contenuti, molto limitato e generico: lotta all’austerità e moderato antiliberismo, senza che si sia mai fatto cenno a riferimenti riguardanti storia e identità della sinistra comunista e socialista. In quest’ambito i residui archeologici di quella che fu la sinistra radicale protagonista di tutte le sconfitte, dall’Arcobaleno alla Rivoluzione Civile, hanno deciso di accomodarsi all’ombra del partito “radical-chic” rappresentato da alcuni settori di “Repubblica” e del “Fatto Quotidiano” (alcuni settori perché Repubblica ha anche i suoi problemi con il PD e il Fatto Quotidiano con il movimento 5 Stelle). Una sostanziale resa senza condizioni quella di SeL, PRC, PdCI verso il totale annullamento di una qualsiasi prospettiva politica autonoma anche portata avanti su posizioni di sinistra moderata. Una posizione che dimostra ancora una volta la totale inconsistenza politica di questi soggetti:(ben oltre il risultato elettorale e l’eventuale conseguimento del quorum;
3) Si pone a questo punto in termini più chiari che non rispetto al più recente passato il tema della soggettività d’opposizione e d’alternativa in Italia. Si staglia con nettezza, a questo punto, la questione del decollo di Ross@, formatasi ormai da circa un anno e che ha subito, nell’elaborazione del suo progetto seri colpi dall’evidenziarsi di un antico e negativo fenomeno di pan-sindacalismo, dal profilarsi di una sorta di “diminutio” nella prospettiva di autonomia della propria organizzazione da un’assurda posizione di minorità nei confronti di soggetti politici del tutto inconsistenti come il PRC, da ritardi ed esitazioni nell’assumere in pieno un’analisi del quadro politico, scegliendo invece di barcamenarsi tra movimentismo e rifiuto di aprire, per via di una diffidenza del tutto ingiustificata, una ricerca feconda sul terreno della “forma-partito”. Sgombrato il campo dall’affanno di un’impostazione di tipo elettoralistico proprio dai contenuti della legge elettorale, proprio per via delle dinamiche del quadro politico appena sopraesposte, Ross@ è rimasta comunque l’unica potenziale soggettività in grado di mettersi in cammino per un lungo itinerario di ricostruzione di una presenza di opposizione sociale, politica e anche istituzionale (magari partendo dai “rami bassi” di ciò che rimane degli Enti Locali, nei quali fra l’altro emerge un pesante livello di compromissione del PRC e accoliti nei confronti del PD). E’ prevista per il prossimo giugno un’Assemblea Congressuale Costituente: di Ross@: un appuntamento da mantenere partendo da un superamento delle ambiguità appena denunciate e per lavorare a un decollo di Ross@ in funzione della proposta di nuova soggettività dell’opposizione e dell’alternativa, dei comunisti e degli anticapitalisti italiani.
Necessario e urgente

Franco Astengo

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