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Padova: Piazzale Azzurri d'Italia. L'ansia da metrocubo.

L'Urbanistica attuale a Padova ignora il presente e il futuro e preserva i vizi del passato

(4 Febbraio 2005)

L'avvio di questa tornata di amministrazione comunale è all'insegna dell'episodicità più spinta e del dissidio esplicito tra scelte edificatorie e strategie di ecologia urbana. L'ultimo episodio é quello di Piazza Azzurri d'Italia e del cosiddetto rilancio del progetto 'Gregotti' dove si propone un verticalismo senza qualità inseguendo l'ansia da metro cubo.

Ci siamo dichiarati contrari alla variante Mariani (che concettualmente e operativamente non si discosta dalla variante Riccoboni) perché va a spalmare edificazione nei "cunei verdi" che sono sopravvissuti a fatica tra una radiale e l'altra e non ha un disegno per la città nuova; questo in una città che non ha un parco urbano e che poteva averlo con il Basso Isonzo e con la preservazione del giardino Morandi assieme dell'area ad ovest della ferrovia che transita ai margini dell'Arcella verso Camposampiero.

Assieme ai cunei verdi l'ecologia urbana difende però anche la qualità insediativa e le architetture per le persone. La città di Padova nel novecento ha prodotto una serie di periferie che sono state lasciate abbandonate ad un'espansione a macchia d'olio senza perseguire una visione urbanistica dell'insediamento. L'Arcella è uno degli esempi più vistosi di questo processo.

Ogni quartiere, cioè ogni cittadina di secondo livello di 30-50000 residenti (ma con presenze ben più alte per attività raggiunte anche da city users e operatori e addetti dell'area metropolitana), deve avere la sua pericentralità, ossia il suo centro. La verticalizzazione, collegata ad una stazione del metrotram, consente di dare qualità a luoghi di eccellenza e di identità alle periferie, ma questo comporta il passaggio netto tra edilizia e architettura.

Se tutti gli abitanti hanno il giusto diritto ad una vita vivibile e sana che richiede anche la salvaguardia dei cunei verdi, è anche giusto che i piccoli proprietari siano compensati con quote di proprietà acquisite nelle nuove architetture delle pericentralità, come può essere nel caso del Piazzale Azzurri d'Italia all'Arcella- S.Carlo. E' importante che il modello "Arcella" abbia un buon esito, perché può aprire la strada ad almeno altre pericentralità, una per ogni quartiere.

La garanzia è che non si ragioni solo in metri cubi, ma si miri ad un alto episodio di architettura di livello collegato ad un piano urbanistico che ragioni e governi la riqualificazione dell'intera Arcella, perché l'Arcella abbia il suo centro, la sua piazza, il suo luogo altamente simbolico, il luogo di connessione ad una mobilità innovativa, l'avvio di un nodo di radiali interrotte per mettere in moto il processo metropolitano della riorganizzazione policentrica e il risanamento atmosferico con metodi di interruzione del traffico improprio e non della mobilità celere e non inquinante.

Le verticalizzazioni calibrate e architettonicamente qualificate possono inoltre dare avvio a cambiamenti delle zone degradate e a bassa qualità urbana che sono assai presenti nelle periferie.

Le nuove edificazioni vanno pensate costantemente in termini di accessibilità al mezzo pubblico innovativo per far sì che un numero sempre più alto di persone si sposti non ricorrendo all'auto privata o ricorrendovi solo per tragitti necessitati da trasporti e urgenze specifici e non strutturali, come sono invece il pendolarismo da lavoro e studio, l'accesso ai principali servizi, l'arrivo ai luoghi ricreativi e culturali, l'approccio alle reti commerciali, ecc. L'edificazione sui cunei verdi non è sbagliata solo per evidenti opportunità ecologiche, ma lo è anche perché si collocherebbero fuori dalle reti dei mezzi pubblici e dalle stazioni di accesso, costringendo gli abitanti all'uso del mezzo privato.
La città del XXI secolo è mobile, non automobile.

Sono questi alcuni motivi per dare un sì di orientamento ad una scelta per l'Arcella e dei decisi no ad un'urbanistica non pensata per una Padova moderna e per una abitabilità evoluta, una non-urbanistica che sembra seguire i tortuosi percorsi dei comitati d'affari. O anche più banalmente un tirar su metri cubi, senza aver chiaro cos'è Abitanza e Paeasaggio Urbano contemporaneo. Padova, città del medio Veneto, deve porsi l'obiettivo di diventare un modello di insediamento urbano contemporaneo.

Gabriele Righetto, Centro di Ecologia Umana - Università di Padova, responsabile politiche urbanistiche di Legambiente

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