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CONTRO IL PIANO DEL CAPITALE,
PER L'ALTERNATIVA DI CLASSE

(22 Marzo 2014)

Editoriale del numero 15 di "Alternativa di Classe"

contropianocapitale

La borghesia italiana cerca di raggiungere l'unità d'intenti attraverso una serie di mediazioni e mira a cambiare radicalmente gli assetti del Paese, mentre il proletariato è oggettivamente frammentato e soggettivamente incapace di dare risposte adeguate.
C'è la crisi; “...l'emergenzialità del momento - dice Renzi - ci impone di essere veloci, di dare risposte concrete...”. Superare le divisioni classiste, agire tutti insieme per il "bene del Paese". In linea con tutti i Governi degli ultimi anni, nemici dei lavoratori. Governi che hanno imposto politiche lacrime e sangue, fatte di tagli continui alla sanità ed all'istruzione, di privatizzazioni e dismissioni del patrimonio pubblico.
Il nuovo piano per il lavoro di Renzi, presentato con il nome "Jobs act", che dovrebbe eliminare il precariato, prevede che le aziende non paghino i contributi nei primi tre anni, che sarebbero a carico dello Stato. I neo assunti verrebbero esclusi dall'applicazione dell'articolo 18 per i primi tre anni, durante i quali i padroni possono tranquillamente licenziarli, senza il rischio di ricorsi legali. Renzi usa formule nuove per vecchie politiche a favore dei padroni e contro i lavoratori.
Si tratta anche di capire gli orientamenti e le tendenze del capitale a livello internazionale. Nel rapporto "Rischi globali 2014" i tecnocrati delle borghesie europee scoprono che la distanza tra ricchi e poveri, la polarizzazione di classe a livello mondiale, costituisce la principale causa di instabilità sociale. Si colloca al terzo posto, in questa classifica dei maggiori rischi per il mondo, l'eccessiva disoccupazione giovanile, effetto della crisi economica. Nel rapporto si parla anche di alcune situazioni specifiche di emergenza sociale e di tensioni già esplose come in Portogallo, in Spagna o in Grecia.
Il Governo Letta ci raccontava di una economia italiana stabilizzata e prevedeva addirittura per il 2014 una crescita dell'1% del PIL. Cambiano i Governi, ma la musica dei padroni è sempre la stessa. Riforme istituzionali, competitività, e problema del costo del lavoro. I burocrati europei, partners della nostra borghesia, sostengono che l'Italia ha accusato una erosione delle sue quote di mercato negli ultimi dieci anni e che c'è la necessità che aumenti la competitività, sia in termini di costi del lavoro, che di mercato dei prodotti.
LA CRESCITA DI CUI TANTO PARLANO I PADRONI E' LA CRESCITA DEI LORO PROFITTI, che passa necessariamente per lo sfruttamento del proletariato. Altro che superamento della contraddizione capitale – lavoro! Si pone la domanda: in che modo e perché il lavoro di fronte al capitale si presenta come lavoro produttivo? La risposta di Marx pone subito un'altra domanda: che cosa è il lavoro produttivo per il capitale? Il lavoro produttivo, in quanto lavoro che produce plusvalore, è sempre, rispetto al capitale, lavoro della singola forza – lavoro, dell'operaio isolato, quali che siano le combinazioni sociali in cui i lavoratori entrano nel processo produttivo. Il lavoro produttivo dell'operaio rappresenta, di fronte al capitale, soltanto il lavoro dell'operaio isolato.
I capitalisti sanno bene che la generalizzazione reale della condizione operaia può riproporre l'apparenza di una sua formale estinzione. E' su questa base che lo specifico potere dei lavoratori viene immediatamente assorbito nel concetto generico di sovranità popolare: la mediazione politica serve qui a far funzionare pacificamente il contenuto esplosivo della forza produttiva operaia dentro le forme belle del moderno rapporto di produzione capitalistico. Quando il proletariato rifiuterà politicamente di farsi popolo, si aprirà la via più diretta per un vero processo rivoluzionario.
Marx dice che bisogna fare massima attenzione al processo di livellamento del saggio generale del profitto a causa della concorrenza. Accanto alla mobilità del capitale interviene una mobilità della forza - lavoro. Secondo il piano del capitale, la forza - lavoro deve essere gettata il più rapidamente possibile da una sfera di produzione in un'altra, da una località produttiva in un'altra. Non c'è sviluppo capitalistico senza un alto grado di mobilità sociale della forza - lavoro. Il ché richiede che i lavoratori siano sottomessi al modo di produzione capitalistico. Ma noi sappiamo che, dentro il modo di produzione capitalistico, i lavoratori sono certo sempre sfruttati, ma non sono mai sottomessi. Per la stessa via per la quale avanza lo sfruttamento capitalistico, può avanzare l'insubordinazione dei lavoratori. Cogliendo volta per volta i modi specifici con cui si pongono insieme i due processi.
Nella società borghese non ci sono diritti fuori del capitale. La lotta sindacale non può da sola uscire fuori dal sistema. Un sindacato, senza l' organizzazione politica di classe, non potrà mai essere autonomo dal piano del capitale, non riuscirà ad altro che alla perfetta forma di integrazione dei lavoratori dentro il capitalismo. Si tratta di partire dalle contraddizioni oggettive del sistema per recuperare il vero discorso di classe, che è un discorso politico, di organizzazione politica e di potere politico. Alla programmazione che il capitale fa del suo sviluppo, deve e può rispondere una vera pianificazione proletaria del processo rivoluzionario. Strategia contro strategia: la tattica dobbiamo lasciarla ai burocrati.

Alternativa di Classe

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