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Sul rapimento di Giuliana Sgrena

(5 Febbraio 2005)

Giuliana Sgrena non è una giornalista d'assalto, non vuole "scoop", lavora in profondità e racconta la quotidianità degli orrori delle guerre e delle violenze, ma anche la speranza e le azioni di tante donne e uomini che ogni giorno resistono e continuano a lavorare, ad andare a scuola.

Va in luoghi difficili, ma non è mai stata "irresponsabile". Il suo non è solo racconto quotidiano, è analisi, denuncia, è fare la giornalista credendo che la verità, con le sue sfaccettature, sia indispensabile. Con i suoi articoli e i suoi libri, con la sua vita, dona a tutte e tutti noi strumenti per uscire dalla dicotomia degli assi del bene e del male, per affermare il diritto di cittadinanza nel mondo con giustizia e pace.

Di certo non appartiene alla categoria dei giornalisti o giornaliste conformisti o "embedded". Essere giornalista del Manifesto implica sacrifici, una dedizione e una visione del mondo dalla parte degli oppressi, dei discriminati.

Giuliana è minuta, non alza la voce, determinata. Veniamo tutte e due dalle montagne della Val d' Ossola. I nostri due padri partigiani nelle brigate Garibaldi. Abbiamo lasciato le montagne della Val d'Ossola per attraversare i confini.

In tanti luoghi, dall' Algeria, alla Palestina, all'Iraq, all'Afghanistan, ci siamo sostenute a vicenda.
Ci lega una solidarietà profonda.

Ogni cosa per liberarla, chiunque siano i rapitori.

Giuliana tornerà da noi e con la sua voce piana, e con ironia ci racconterà che le è successo qualcosa di "buffo", ma sono sicura che ci porterà nuovi strumenti per capire cosa avviene in Iraq.

Nel frattempo noi continueremo a sostenere tutti quegli iracheni che vogliono vivere liberi e con dignità, liberi dall'occupazione militare, liberi dalle bombe, siano esse della resistenza o dei terroristi.

Roma, 4 febbraio 2004

Luisa Morgantini
Parlamentare Europea
Donne in Nero
Associazione per la pace Roma

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