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(20 Agosto 2010) Enzo Apicella
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(Iraq occupato)

Elezioni in Iraq: la gatta frettolosa fa i figli ciechi

(5 Febbraio 2005)

Viviamo in un mondo alla rovescia, dove la menzogna viene spacciata per verita’, mentre affermare il vero, quando non e’ reato e’ certamente un tabu’. Prima hanno tentato di darci a bere che la guerra genocida all’Iraq era scatenata perche’ Saddam avrebbe posseduto “armi di distruzione di massa”. Incapaci di provarlo nonostante avessero messo l’Iraq sotto sopra, gli angloamericani si sono inventati una seconda cazzata: i legami tra Saddam e Osama Bin Laden. Nemmeno quest’accusa gli aggressori sono stati in grado di dimostrare. Alla fine, mentre il sangue scorreva a fiumi, hanno infiocchettato l’alibi: donare agli iracheni, manu militari, l’agognata democrazia. Sappiamo che e’ uno schifo, ma la verita’ sta nella canna del fucile, che quando spara da la linea agli addomesticati mezzi di comunicazione e ai pagliacci-corrispondenti dall’Iraq, che ubbidiscono a Bush come i giornalisti tedeschi a Goebbels.

Da mesi si sta coventrizzando l’opinione pubblica modiale, con un bombardamento a tappeto tedente a presentare le elezioni del 30 gennaio come una specie di Giudizio universale (contro il quale si sarebbe schierata solo la confraternita di al-Zarkawi —che secondo Lor signori sarebbe composta da gruppi sparuti di fanatici che pero’ riuscirebbero a compiere il miracolo portare un centinaio di attacchi quotidiani e a tenere in scacco gli occupanti in una superfiche vasta il doppio della Val Padana (!?).

Ma mentre si evocava il Giudizio universale si prefabbricava ovviamante anche il risultato —si sa che gli americani sono perfezionisti, che non lasciano nulla al caso.

A seggi appena chiusi l’imperatore, anticipando lo stesso Allawi, ha strombazzato la propria vittoria sparando il dato: “ha votato il 72% degli aventi diritto”. Guarda caso questa era la cifra pronosticata dallo stesso Bush qualche giorno avanti. Ovviamente tutti i media, anzitutto quelli italiani, si sono affrettati ad omaggiare l’imperatore, confermando la sua versione ed esultando per la prova di “maturita’ del popolo iracheno, che ha preso in mano il suo futuro”.

Invece non esistono prove che abbia votato il 72%.

Nel nostro piccolo anche noi abbiamo i nostri corrispondenti di guerra. Non senza difficolta’ abbiamo infatti raggiunto alcuni amici iracheni. Uno abita a Baghdad est, nella popolosa zona di Khalufa Street. Ci ha detto che solo quattro gatti, parenti stretti di funzionari collaborazionisti, sono andati al seggio di quartiere, e che quindi la stragrande maggioranza (non solo i sunniti) ha disertato le urne. Un altro fratello, residente nella centralissima zona cristiana di Mosul (al Mawsil), ha affermato che al massimo ha votato non piu’ del 10-15% dei residenti in zona, in grande prevalenza di famiglie benestanti che si stanno arrichendo coi traffici con gli occupanti. Ancora piu’ significativo quanto detto dal nostro contatto di al Kut, nevralgica citta’ della provincia centromeridionale di Wasit (a maggioranza sciita). Nel tentativo di portare al voto gli abitanti delle zone piu’ povere sono stati offerti 50 dollari a testa (promessi dai notabili locali vicini ad Allawi e ad al Hakim). Comunque, al massimo, avrebbe “votato” il 30-40% delle persone.

Certo sono solo stime, ma esse non valgono meno delle cifre fornite dagli occupanti, che sono letteralmente inventate, non si basano su alcun dato attendibile, in quanto i seggi non sono informatizzati, ne esiste quindi la possibilita’ che l’Ufficio elettorale centrale (in mano agli americani e in piena zona verde) abbia potuto fornire in tempo reale i dati sull’affluenza. E nemmeno gli zelanti giornalisti occidentali sono riusciti a portare prove tangibili del contrario. Questi pagliacci, rigorosamente scortati da mercenari (abilmente mai inquadrati dalle telecamere), sono usciti dai loro hotel-rifugi per andare a riprendere il grande evento. E cosa hanno mostrato? Solo le immagini di quattro seggi della zona verde o a ridosso di essa, esattamente i seggi dal 6001 al 6005, e nonostante i loro sforzi abbiamo visto solo sparuti gruppi di cittadini dal volto emaciato, certamente chiamati a raccolta su comando: venghino! venghino signori! ci sono le TV di Sua Maesta’!

Ma noi contestiamo che gli iracheni abbiano votato liberamente.

Come si puo’ farlo con lo stato d’emergenza e la legge marziale? Come si puo’ farlo sotto la deterrenza armata delle truppe occupanti e dei loro lacche’? Come si puo’ votare liberamente quando si vive nelle zone controllate dal governo Allawi e il non votare sarebbe stata una condanna alla fame se non alla morte? Come si puo’ votare liberamente quando il non farlo comporta essere considerati amici dei terroristi? E come si possono considerare regolari delle elezioni in cui gli elettori non conoscono i candidati ma solo i loro numeri di riconoscimento? Di che democrazia parlano le facce da culo dei pennivendoli italiani quando ogni movimento politico che contesti l’occupazione e’ illegale? Quando distribuire un volantino antiamericano costa andare in galera o sparire sequestrati dagli squadroni della morte di Negroponte? Come si puo’ parlare di elezioni regolari quando non esiste un registro nazionale degli aventi diritto al voto (essi sono stati calcolati, pensate un po’, sulle liste di coloro che ai tempi di Saddam, usufruivano dei buoni alimentari a causa dell’embargo)? Quando non è stato possibile nemmeno stabilire quanti dei settemila seggi dichiarati hanno in effetti aperto i battenti? Quando gli osservatori internazionali sono in gran parte stipendiati dalla fondazione di Soros e quelli facenti capo all’ONU sono al massimo una trentina?

La riposta l’ha data l’esimio Presidente della Camera, disonorevole Casini, il quale ha bellamente affermato che ... “in queste condizioni non e’ il caso di stare a sottilizzare sulla correttezza formale di questo storico evento elettorale”.

A questi servi e al loro imperatore ricordiamo che la gatta frettolosa fa i figli ciechi: il tempo delle smentite alle loro panzane verra’ presto, cosi come dovranno rimangiarsi la loro insopportabile ostentata tracotanza. Queste facce di bronzo che hanno attaccato l’Iraq mettendosi sotto i piedi la loro stessa legalita’ internazionale, che hanno umiliato e massacrato il popolo iracheno, che hanno raso al suolo Falluja; questi criminali di guerra capiscono solo il linguaggio delle armi. Avranno dal popolo iracheno, a tempo debito, una risposta adeguata. Hanno appiccato l’incendio e ora si illudono di averlo spento con la loro farsa elettorale. Si sbagliano di grosso.

Certo non sottovalutiamo le conseguenze di queste elezioni. La Resistenza certo non le ha vinte, poiché non e’ riuscita ad impedirle dappertutto. Come in Palestina basta poco per far saltare l’inciucio tra sionisti e collaborazionisti, in Iraq non sara’ diverso. Finita la messa in scena la parola ripassa alla lotta e la Resistenza, che non ha fino ad oggi subito alcun colpo serio (continua anzi a portarli al nemico) sapra’ riflettere sui suoi errori e ricalibrare la sua iniziativa, che deve puntare si a destabilizzare il regime di occupazione, ma puntare decisamente a portare dalla sua parte il grosso della popolazione di fede sciita, che non tardera’ a presentare il conto agli imperialisti liberandosi anzitutto, come gia’ fece ai temi dell’occupazione coloniale inglese, dal proprio fatalistico quietismo. La partita decisiva, in Iraq, deve ancora cominciare.

Notiziario del Campo Antimperialista .... 31 GENNAIO 2005
http://www.antiimperialista.org

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