">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Comunisti e organizzazione    (Visualizza la Mappa del sito )

Addio compagne

Addio compagne

(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
Il logo della campagna di tesseramento del prc 2010 è una scarpa col tacco a spillo

Tutte le vignette di Enzo Apicella

PRIMA PAGINA

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

Una prospettiva strategica di alternanza in quattro documenti su cinque

(dalla tribuna congressuale di Liberazione)

(5 Febbraio 2005)

Per i suoi contenuti il VI congresso assume connotati straordinari, poiché la prospettiva avanzata da Bertinotti (alleanza programmatica col centrosinistra e ministri in un futuro governo Prodi bis) mette in discussione la ragione sociale dell’esistenza del Prc e la stessa sopravvivenza di un’opposizione di classe in Italia.

Questa prospettiva, in definitiva, riflette, aldilà della contingenza dettata dal dibattito congressuale, impostazioni politiche e culturali che attraversano non da oggi Rifondazione comunista.

Se nel primo documento (Bertinotti) è amputato qualsiasi riferimento concreto al tema della “Rivoluzione”, enfaticamente recitato al V congresso, nel IV documento (Malabarba) si afferma che "tornare al marxismo di Marx non è possibile (...) significherebbe tornare al niente”. Per l’identità di rifondazione assumerebbe rilevanza “il pacifismo radicale, l’esistenza di una democrazia dell’uguaglianza e la laicità dallo Stato”. Quest’impostazione è parte integrante di una tendenza programmatica che, traendo elementi impressionistici dalla crisi dello stalinismo, ha ritenuto che si chiudeva il ciclo dell'ottobre e dell’attualità della dittatura del proletariato, facendo, in questi anni, del programma antiliberista, della democrazia partecipativa, la mistica di un nuovo marxismo e del movimento no global l’agente della ricomposizione di una nuova rifondazione e di un "nuovo" movimento operaio.

Una liquidazione del marxismo (che ricordiamo non è un’ideologia scolastica ma un metodo dialettico e una proposta programmatica), parimenti operata dal II documento (Grassi) che malgrado reclami la necessità di valorizzare “il patrimonio di idee degli ultimi centocinquant’anni” e della “battaglia per la costruzione del socialismo”, riduce l’analisi di Marx ed Engels ad una “forza di mutamento politico del sentimento d ingiustizia sociale”; Lenin ad un’analista del “colonialismo e dell’imperialismo”, e il pensiero di Gramsci alla “complessità dei contesti sociali”.

La posizione oggi apparentemente critica del gruppo dirigente della mozione Essere Comunisti, lungi dal mostrare un contenuto contingente, è viceversa tutta interna alla sua tradizione togliattiana, con tutto quello che ha significato quest’eredità sulle impostazioni politiche: dalla prospettiva internazionale, articolata in termini campisti, là dove i rapporti interstatuali sostituiscono nei fatti la centralità della lotta di classe; a quella politico-programmatica sulla questione del governo, che esplicitamente in linea con il recupero della "via italiana al socialismo", della via graduale, accetta e promuove le alleanze con la cosiddetta borghesia democratica o progressista.

Un filo comune che intreccia anche l’apparente ortodossia teorica espressa dal V documento (Falcemartello) enfaticamente riassunta nella proposta di “Rompere con Podi e preparare l’alternativa operaia”. Secondo questa mozione il Prc può divenire “forza egemonica nel movimento operaio”, realizzando un’alleanza tra il Prc e la socialdemocrazia italiana -mentre quest'ultima sarebbe espressa secondo questi compagni dai Ds di D'Alema... Una prospettiva decisiva, a detta del V documento, per “l’evoluzione della coscienza delle masse” e che esprimerebbe la migliore lezione dei "primi quattro congressi dell’Internazionale Comunista”. Peccato che Lenin (ma evidentemente per il V documento è solo un dettaglio), la pensasse diversamente, poiché riteneva che la distruzione politica delle "agenzie borghesi nel movimento operaio" fosse la precondizione della costruzione dell’egemonia comunista.

Una lezione tanto più oggi necessaria per una Rifondazione Comunista politicamente e culturalmente indipendente dalla borghesia e dai suoi agenti, che assuma la costruzione di un polo autonomo e di classe come centrale per lo sviluppo, nella coscienza delle masse popolari, dell’alternativa di potere e della rivoluzione socialista.

Ruggero Mantovani

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «VI° Congresso PRC»

Ultime notizie dell'autore «Associazione marxista rivoluzionaria PROGETTO COMUNISTA - sinistra del PRC»

7563