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Raffaele De Grada 1916 2010

Raffaele De Grada 1916 2010

(4 Ottobre 2010) Enzo Apicella
E' morto all’età di 94 anni Raffaele De Grada, comandante partigiano, medaglia d’oro della Resistenza, critico d'arte.

Tutte le vignette di Enzo Apicella

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No alla concertazione sindacale e politica

(dalla tribuna congressuale di Liberazione)

(5 Febbraio 2005)

La mozione n.3 si rivolge, coerentemente con il suo intero impianto, ai compagni e alle compagne che militano nei sindacati indicando loro che “la proposta del polo autonomo di classe anticapitalistico, opportunamente articolata sul piano sindacale, deve divenire il terreno d’unificazione dell’azione dei militanti del Prc, ovunque collocati sindacalmente”. Diventa, infatti, sempre più improcrastinabile un coordinamento dei comunisti impegnati nel sindacalismo di classe per contrastare le burocrazie sindacali concertative e arrivare a una vertenza che unisca in una lotta ad oltranza l’insieme del mondo del lavoro, superando l’attuale frammentazione di scioperi simbolici e inconcludenti.

Quest’indicazione è coerente con l’analisi e l'asse generale che la mozione esprime sul piano politico, là dove rilancia la necessità di un polo autonomo di classe per scacciare Berlusconi ma anche per sconfiggere ogni illusione rappresentata da un futuro governo di centrosinistra che si candida a rappresentare gli interessi del grande capitale con l'intenzione di rendere il Prc complice di una politica che sarà inevitabilmente contro gli interessi dei lavoratori.

Incuriosisce molto, invece, l’analisi esercitata sul piano sindacale dai compagni delle altre mozioni. I compagni dell’area dell’Ernesto, a questo proposito rappresentano un esempio clamoroso. Nella loro mozione(tesi n. 12) si parla dei “danni prodotti dalla concertazione”, si critica la “subalternità del sindacato, sancita dagli accordi di luglio 93”, si parla di “restituire al sindacato il ruolo di soggetto autonomo della negoziazione”. E si prosegue rilevando il bisogno per le masse lavoratrici di “protagonismo e autonomia”, mettendo in guardia contro le “tentazioni concertative” e affermando testualmente che “la politica della concertazione non solo ha dimostrato che non è in grado di difendere i lavoratori, ma presuppone un sindacato che è il contrario di quello per cui noi lavoriamo e cioè un sindacato che si basi sul conflitto, autonomo dai governi…”

E’ un’analisi condivisibile: la concertazione è un male, ma è un male tanto sul piano sindacale quanto su quello politico. Nella coscienza dei militanti comunisti “il rapporto dei sindacati rispetto al partito dovrebbe essere quello della parte rispetto al tutto” e “partito e sindacato sono effettivamente una cosa sola, rappresentano la lotta socialista per l’emancipazione, in forma diversa” (Rosa Luxemburg). E’ paradossale, quindi, che si denunci la mancanza dell’autonomia sindacale dalla concertazione e al contempo si lavori per la partecipazione a giunte e governi di centrosinistra che rappresentano gli interessi del padronato contro la classe lavoratrice. O che si attacchi a parole la concertazione sindacale e nel frattempo si ammetta la “concertazione politica” in cambio di qualche assessore o qualche ministro. La passata esperienza d’appoggio al governo Prodi e l’attuale esperienza nelle varie giunte di centrosinistra dovrebbe aver fornito prove inconfutabili che i famosi “paletti” sono la bella favola per fare digerire un’altra volta uno scandaloso appoggio ai nemici dell’articolo 18 (Rutelli, Prodi, D’Alema) e alla abdicazione dalla costruzione di un partito realmente autonomo e alternativo, di classe.

Così pure, per me che faccio attività nel sindacalismo di base, resta un mistero come alcuni compagni impegnati nel sindacalismo di classe riescano a criticare sul piano sindacale la concertazione e le politiche uliviste del lavoro, e poi -con una capriola- sostengano nel partito la mozione di maggioranza o quelle "critiche" che propongono un ingresso diretto (o un sostegno esterno) a un nuovo governo Prodi-Treu che già annuncia quotidianamente di voler appunto rilanciare le politiche di "flessibilità" e sfruttamento selvaggio dei lavoratori contro cui ci battiamo quotidianamente nei posti di lavoro.

Patrizia Cammarata
(Rdb Cub, componente Rsu Comune di Vicenza)

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