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(17 Giugno 2012) Enzo Apicella

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ELEZIONI EUROPEE: LA NOSTRA LINEA DI CONDOTTA

(20 Aprile 2014)

Da "Alternativa di Classe" n. 16

L'economia capitalistica mostra un deciso affanno, tanto che il capitalismo americano rimprovera il capitalismo tedesco di “esportare troppo”. Per tutto il corso della crisi finanziaria dell'eurozona, la Germania ha mantenuto un ampio avanzo: nel 2012 superiore anche a quello della Cina. Il tasso striminzito di crescita della domanda interna tedesca e la dipendenza dall'export hanno ostacolato il riequilibrio, in un momento in cui altri Paesi europei hanno subito una forte pressione a tagliare la domanda interna ed a comprimere le importazioni, per promuovere il riequilibrio. L'accusa mossa alla Germania dal capitalismo USA è quella di aver compensato l'austerità interna con le esportazioni. La risposta tedesca è stata: "noi facciamo i nostri affari"! Nella logica di qualunque capitale nazionale impegnato in una competizione sul mercato internazionale.
La Russia si è ripresa i suoi soldi depositati in banche americane, ed anche la Germania rivendica le sue tonnellate di oro depositate presso le sedi della Federal Reserve; non ottenendo per ora neanche un grammo dagli STATI UNITI, decide di utilizzare anche lo yuan cinese, oltre a dollaro ed euro, per gli scambi internazionali. Intanto raddoppia il numero di tedeschi costretti ad andare a mangiare alle mense dei poveri. Questo avviene in Germania, che svetta tra i Paesi che meglio hanno resistito ai colpi della crisi e che in Europa appoggia regole in materia di politiche economiche, che impongono cure di austerity agli Stati più indebitati.
Per quanto riguarda il nostro Paese, stanno venendo meno i pilastri del vecchio corporativismo italiano, che si basava su illegalità ed evasione fiscale, e che permetteva ai padroni di recuperare sui profitti. Obiettivo delle classi borghesi è quello di spalmare la condizione precaria su tutta la forza lavoro, indipendentemente dall'età, dare la possibilità ai "migliori" di emergere e tagliare le gambe ai "tutelati". Così si creerebbero blocchi sociali meno omogenei, meno pericolosi. Per i capitalisti c'è la necessità di disattivare una bomba sociale, quella giovanile, che è oggettivamente innescata e di rompere materialmente la solidarietà di classe. Mettere, grazie al risentimento, i lavoratori gli uni contro gli altri.
Se questo è lo scenario, come ci si pone di fronte ora alle prossime Elezioni per il Parlamento europeo? Il problema non è, certamente, quello di creare una "nuova tendenza si sinistra" nell'EUROPA del Sud. A questo progetto politico lavora, invece, un riformismo di "sinistra", la “Lista Tsipras”, sostenuta dal PRC e da SEL, che, diversamente dal Movimento Cinque Stelle (M5S), forza organicamente e programmaticamente borghese, si mimetizza con frasi "anticapitaliste". Una lista imbottita di illusioni pacifiste e di ambiguità di classe, che ricorda tanto la squallida operazione “Rivoluzione civile” di Ingroia.
La Lista Tsipras è nata sotto l'originaria paternità politica dei cosiddetti professori garanti: Barbara Spinelli, Andrea Camilleri e Paolo Flores d'Arcais, e di imprenditori antimafia come Valeria Grasso, palermitana, in buoni rapporti con i fascisti di Fratelli d'Italia. PRC e SEL successivamente hanno preso il controllo politico della Lista, mentre i dirigenti del PdCI davano la loro disponibilità. Personalismi, scambi di accuse, alcuni garanti si dimettono, ed il PdCI rimane fuori... Il PdCI sostiene che la sua esclusione dalla Lista Tsipras deriva dalle sue posizioni molto diverse e poco compatibili con quelle di SEL e PRC in tema di politica internazionale: sulla crisi ucraina indica nel colpo di stato una convergenza di interessi imperialisti USA-UE contro la Russia, ed accusa PRC e SEL di “neutralismo”. E' significativo che, con grande sofferenza, la Segreteria nazionale del PdCI ha constatato che non ci sono le condizioni per presentare una Lista"marcatamente di sinistra". I dirigenti del PdCI, rispetto alle Elezioni europee ed alla Lista Tsipras, hanno un atteggiamento che ricorda la favola della volpe e dell'uva.
"L'ALTRA EUROPA", lo slogan della Lista Tsipras, è anche, altrettanto significativamente, lo slogan del PD. La lista Tsipras ritiene lo strapotere della finanza ed il paradigma neo liberista come i maggiori responsabili dell'arretramento della democrazia e dei diritti dei lavoratori, dei danni all'ambiente, come della minaccia alla pace. Si propone di unire tutte le forze socialiste, "comuniste", ecologiste, femministe, pacifiste, legate da una "comune visione anticapitalista", ed infatti raccoglie anche il “sostegno critico” di Ross@, aggregazione italiana ad essa simile per molti versi, di cui alcune componenti danno indicazioni di voto per singoli candidati. Ma la Lista Tsipras resta, in definitiva, un fronte interclassista, in cui, in pratica, si dileguano le contraddizioni sociali.
Noi lavoriamo per ricostruire l'autonomia di classe, contro ogni compromesso con le classi borghesi. Non condividiamo neppure la posizione dei compagni del PCL, che vedono nella partecipazione elettorale il punto più alto della loro attività, alla quale consacrare il meglio delle loro energie. Vedono nel Parlamentarismo "rivoluzionario" addirittura il mezzo per organizzare il partito proletario, che dovrebbe lottare per costruire le Repubbliche dei lavoratori e gli “Stati uniti d'Europa”.
Noi consideriamo il Parlamento italiano ed il Parlamento europeo strumenti della menzogna e dell'inganno del proletariato. Il perno dell'azione comunista non può essere l'attività elettorale.
Noi rilanciamo l'internazionalismo proletario ed i principi del comunismo. Purtroppo, in questi anni difficili, i principi del comunismo sono stati posti nel dimenticatoio. Il movimento operaio è infettato dal democratismo e dal legalismo borghese. La lotta quotidiana di difesa delle condizioni di esistenza dei lavoratori contro gli effetti dello sfruttamento capitalistico è ostacolata dal desiderio di concertazione.
E' necessaria la rottura con i metodi e i modi paralizzanti della democrazia parlamentare borghese in Italia e in Europa. L'esigenza di questa rottura è inseparabile dalla denuncia di ogni pace sociale e di ogni collaborazione di classe. Non partecipiamo alla carnevalata elettorale che serve soltanto a neutralizzare le lotte dei proletari. Né con il riformismo della Lista Tsipras, né con le posizioni elettoraliste dei compagni del PCL, noi stiamo dalla parte del proletariato rivoluzionario in Europa ed ovunque nel mondo!

Alternativa di Classe

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