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MILITANZA, APPARTENENZA, “AGIRE POLITICO”

(24 Aprile 2014)

Una possibilità umana che non potrà essere realizzata se non attraverso un soggetto politico, un partito al quale affidare il compito della sintesi e della direzione politica, verso il quale sentire “appartenenza” e all’interno del quale esercitare “militanza”.

Lo spunto per questo intervento è stato fornito da un articolo di Andrea Bagni comparso sul Manifesto del 23 Aprile sotto il titolo “Chiedono cos’è “Tsipras: un potente antidepressivo”. Un titolo che è tutto un programma per un articolo dal quale estrapoliamo un passaggio sulla base del quale si cercherà, poi, di sviluppare un minimo di analisi riguardante i temi della militanza, dell’appartenenza e del cosiddetto “agire politico”.
Questo il passaggio in questione: “ Penso che dal 26 Maggio, se l’esperienza dell’antidepressivo greco va anche solo benino, si dovrebbe ripartire da qui: dagli spazi di un’altra politicità. Se ci si metterà a contare quanti sono passati di SeL o del PRC o d’altro è finita di nuovo. Ci saranno eletti, sezioni o comitati, non locande per viaggiatori, accampamenti leggeri. Luoghi politici dell’anima. Dalla crisi istituzionale, che esprime la sua antropologia politico – commerciale, non ci si salva solo sul terreno politico – istituzionale. Secondo me (Andrea Bagni n.d.r) si può contare su un’altra antropologia, sebbene quasi sempre fuori scena. Ma si deve salire di un grado, oppure scendere. Comunque occupare una dimensione meta-politica, sub-democratica. Fatta di relazioni orizzontali, ricerca comune, riconoscimento di sé e insieme invenzione di sé e del mondo. Come nei giochi dei bambini e delle bambine. Ne facciamo che ero, per noi adulti faticosissimo”.
In realtà SeL e PRC si sono messi al gancio per farsi trainare dalla Lista Tsipras per meri fini elettoralistici, senza alcuna idea di espressione di nuova soggettività su qualsivoglia terreno, meno che mai su quello della “meta-politica” indicato da Bagni: ma questo è un dato marginale.
Lo scenario descritto nell’articolo appare essere quello maggiormente contrario e lontano dall’esigenza pressante di costruzione di un nuovo soggetto comunista e anticapitalista in Italia, da portare avanti in presenza e sulla base delle vere contraddizioni agenti nella società.
La politica non può essere agita passando attraverso “locande per viaggiatori, accampamenti leggeri”: la politica deve essere agita attraverso due concetti fondamentali, quello dell’appartenenza e quello della militanza, costruendo diversi livelli di partecipazione, iniziativa, capacità di collegamento sia sul piano culturale, sia su quello della direzione politica.
La ricostruzione di una soggettività comunista non può che passare, necessariamente, dal recupero dei concetti di appartenenza e di militanza attraverso i quali porsi davvero il tema dell’innovazione dell’identità.
L’insorgenza di una nuova qualità delle contraddizioni sociali e la forte carica ideologica presente, ormai dagli anni’80 del XX secolo nei processi di modernizzazione capitalistica ha acuito fenomeni d’integralismo e di fondamentalismo (dalla ripresa di Von Hayek, alla “fine della storia” di Fukuyama, ai “neo-cons” basati sulle teorie di Huntington: destra pura, tanto per capirci)
Si sono posti così, in una qualità diversa rispetto al passato, i grandi temi del rapporto tra la politica e la morale, tra l’individuale e il collettivo.
Si tratta, allora, di saper cogliere i bisogni reali, rifiutandone le diverse espressioni ideologizzanti e reclamando, invece, soluzioni sempre più avanzate, sempre più provviste di sintesi politica.
Occorre riprendere alcune questioni di fondo: l’estrema articolazione esistente nella composizione di classe e il ruolo determinante della sovrastruttura.
Da un’analisi di questo tipo e di questo livello si potrà trarre allora l’indicazione di fondo riguardante la necessità di formare, attraverso un articolato lavoro di lotta sociale e politica, un nuovo blocco storico anticapitalista.
Bisogna ricostruire una soggettività collettiva tale da rappresentare uno strumento di elaborazione per una verità continuamente autocriticantesi, senza confinarla però, come aveva fatto Luckàs in un’epoca ipotetica ma ponendola quale prefigurazione di una nuova società, all’interno della quale si affermino progressivamente “in nuce” la positività e l’universalità delle istanze sociali.
Per afferrare le contraddizioni concrete che “questa” modernità capitalistica sta portando nell’agire sociale, anzi proprio perché queste contraddizioni risultino operanti nella società in forma permanente producendo tensioni reali, è necessario la presenza attiva, nella realtà, di un punto di vista alternativo: di una possibilità umana contro il meccanismo imperante.

Una possibilità umana che non potrà essere realizzata se non attraverso un soggetto politico, un partito al quale affidare il compito della sintesi e della direzione politica, verso il quale sentire “appartenenza” e all’interno del quale esercitare “militanza”.

Franco Astengo

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